Comunicato di JCall sul riconoscimento della Palestina come Stato membro dell’ONU


13 settembre 2011

Il 20 settembre prossimo, i palestinesi chiederanno alle Nazioni Unite che la Palestina venga riconosciuta come stato membro.
Con l’avvicinarsi di questa scadenza, JCall - che fa appello a un negoziato di pace tra israeliani e palestinesi secondo il principio di “Due Popoli, due Stati” - sottolinea i seguenti punti:
È proprio il diritto inalienabile dei popoli ad autodeterminarsi che ha permesso al popolo ebraico di accedere all’emancipazione attraverso il suo movimento di liberazione nazionale – il sionismo - e di approdare così alla creazione dello Stato d’Israele, riconosciuto dalla comunità internazionale.
Oggi, quel diritto è ugualmente alla base del passo intrapreso dai palestinesi presso le Nazioni Unite.
Jcall constata con rammarico che errori e debolezze dei dirigenti dei due campi, cicli di violenza e terrorismo, la continua espansione degli insediamenti in Cisgiordania hanno portato al fallimento dei negoziati da venti anni a questa parte. Lo status quo che ne è risultato non è più sostenibile poiché esso comporta rischi, soprattutto con l’irrompere della Primavera Araba.
Jcall comprende che le frustrazioni nate dall’assenza di prospettive spingano oggi i palestinesi a rivolgersi alle Nazioni Unite.
Tuttavia, JCall è consapevole che questo passo può avere esiti negativi o positivi.

Un esito negativo sarebbe lo scatenarsi di un nuovo ciclo di violenza che allontani per lungo tempo la soluzione del conflitto; il recente attacco all’Ambasciata di Israele al Cairo è in questo senso un segnale preoccupante. Questo è il timore di numerosi israeliani e amici di Israele nel mondo e noi condividiamo queste preoccupazioni.
L’esito positivo sarebbe invece che l’iniziativa palestinese diventi una tappa verso la ripresa rapida di trattative serie fra le due parti ai fini della creazione di uno Stato palestinese sulla base dei confini del 1967, con scambi concordati di territori, e di una soluzione negoziata del problema dei profughi.
In questo contesto, un’azione “unilaterale” e di portata simbolica potrebbe preludere a prospettive positive:
  1. l’ammissione di uno Stato palestinese alle Nazioni Unite modificherebbe profondamente i termini del conflitto israelo-palestinese mettendo di fronte per la prima volta due stati sovrani;
  2. il riconoscimento di uno Stato palestinese darebbe attuazione alla risoluzione 181 dell’Assemblea generale dell’ONU del 29 novembre 1947 che prevedeva la creazione di uno stato ebraico e di uno stato arabo entro i confini della Palestina mandataria. Per Israele, ciò equivarrebbe al riconoscimento delle frontiere scaturite dalla guerra del 1948 e vanificherebbe i timori di una “delegittimazione” da parte della comunità internazionale.

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