Capodanno ebraico: Cisgiordania chiusa, Gerusalemme blindata

 Anno nuovo, vita vecchia. Israele è in massimo stato d’allerta per i festeggiamenti del Nuovo Anno Ebraico, cominciati ieri sera e in programma fino alla mezzanotte di sabato. La conseguenza? La Cisgiordania è stata chiusa, Gerusalemme è blindata.L’esercito israeliano ha dichiarato ieri la Cisgiordania area chiusa, annunciando uno stato di emergenza di quattro giorni, dalla sera di ieri alla mezzanotte di sabato, per garantire la sicurezza delle celebrazioni del Nuovo Anno Ebraico. In breve, i checkpoint da e per Israele sono chiusi a tutti i palestinesi, con e senza permesso. Ingresso riservato solo a internazionali e membri di organizzazioni non governative.

Aumentato anche il numero di soldati presso i checkpoint di tutta la Cisgiordania e della Striscia di Gaza e quelli di stanza nelle strade principali dei Territori Occupati e al confine con l’Egitto, considerato ancora dopo l’attacco di Eilat zona calda. Gerusalemme è una città semi blindata: polizia di frontiera ed esercito stanno pattugliando la città e controllando siti considerati sensibili come le sinagoghe. Forte presenza militare soprattutto a Gerusalemme Est e nella Città Vecchia.

Israele, insomma, si dice pronto ad eventuali attacchi volti ad insanguinare i festeggiamenti: massimo stato d’allerta per tutte le forze di sicurezza dello Stato, nel timore che gruppi armati possano attaccare durante il lungo weekend di celebrazioni. Uno stato d’allerta poco giustificabile, visto la calma che si respira negli ultimi mesi nei Territori Occupati. Una calma non scalfita neppure dagli scontri di venerdì tra gruppi di palestinesi ed esercito e dai raid dei militari nei campi profughi della Cisgiordania, prima del discorso del presidente dell’AP Abu Mazen alle Nazioni Unite.


Ma la paura è la miglior alleata israeliana e allora le autorità di Tel Aviv hanno deciso di ritirare fuori da cilindro, in occasione del nuovo anno, l’Operazione Summer Seeds, lanciata alla fine di agosto in vista di eventuali disordini legati proprio alla richiesta dell’Autorità Palestinese di adesione alle Nazioni Unite. Per questo, martedì il ministro della Difesa Barak ha ordinato la chiusura della Cisgiordania fino alla mezzanotte di sabato, lasciandola aperta solo a cittadini stranieri e a casi umanitari o di emergenza.

Nel frattempo, è stata rafforzata la presenza militare al confine con l’Egitto, dove all’IDF si sono aggiunti i riservisti, nell’attesa di un possibile attacco. Fonti dell’intelligence militare parlerebbero di un gruppo di una decina di persone pronto ad entrare in territorio israeliano per commettere un attacco simile a quello di metà agosto a Eilat.

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