Video choc: il violento interrogatorio ad un 14enne palestinese

  Emma Mancini (Alternative Information Center)

I.T., quattordici anni, è seduto di fronte a soldati israeliani. È stanco, la testa penzola. “Tira su la testa!”, urla un militare, lo prende a schiaffi. È il contenuto di un video, visionato dal quotidiano inglese The Independent: l’interrogatorio in una caserma di un ragazzino palestinese.

Il video di sei ore mostra il ragazzo, sveglio da dodici ore, che non riesce a tenere gli occhi aperti: “Lasciatemi andare – dice ai soldati – Voglio solo dormire”. È stato arrestato alle due di notte, i soldati sono entrati nella sua casa con le pistole in mano e lo hanno strappato ai genitori. L’interrogatorio che segue è terribile: le urla dei soldati, gli schiaffi. il 14enne, esausto e spaventato, confuso, inizia ad accusare di crimini a caso gli uomini del suo villaggio, inventa storie inverosimili sperando di soddisfare i suoi aguzzini.

Un esempio di quello che accade spesso ai bambini palestinesi nelle caserme israeliane: accusati di aver lanciato sassi contro l’esercito, vengono arrestati e sottoposti a interrogatori brutali e disumani. Le autorità israeliane si difendono, dicendo che il trattamento dei minori detenuti dall’esercito è decisamente migliorato dopo la creazione di una corte militare minorile due anni fa. Ma le organizzazioni per i diritti umani non paiono dello stesso avviso: “I problemi cominciano ben prima che il bambino sia condotto di fronte alla corte – spiega Naomi Lano, attivista del No Legal Frontiers, gruppo israeliano che monitora le corti militari – Comincia con l’arresto. È durante l’interrogatorio che il destino del bambino è segnato”.

Infatti, dopo che la “confessione” strappata al bambino viene firmata, gli avvocati consigliano loro di dichiararsi colpevoli in ogni caso e arrivare ad un patteggiamento: l’obiettivo è evitare al bambino di restare in prigione fino alla fine del processo. Rarissime le assoluzioni, meglio arrivare ad un compromesso.

Sono circa 200 i bambini attualmente detenuti nelle carceri israeliane. generalmente vengono arrestati dopo manifestazioni nonviolente contro il Muro di Separazione e contro le colonie israeliane illegali, con l’accusa di aver lanciato pietre contro i soldati. Ma accade troppo spesso che l’esercito usi tale pretesto per arrestare minori palestinesi e costringere così famiglie e villaggi ad abbandonare la lotta contro l’occupazione. Una sorta di punizione collettiva e disumana contro la resistenza popolare palestinese.Secondo i dati forniti dall’associazione Defense for Children International Palestine, dal 2000 ad oggi sono stati 7mila i bambini palestinesi arrestati e detenuti nelle carceri militari israeliane. l’87% di loro ha subito violenze fisiche e psicologiche. Nel 62% dei casi, i bambini vengono arrestati tra mezzanotte e le cinque di notte. A seguire un interrogatorio lungo e stancante, troppo violento per un ragazzino sotto i 14 anni.

Esattamente quello che è accaduto a I.T., strappato dal suo letto di notte, ammanettato e bendato, privato di sonno e cibo per ore. Ed infine, costretto a firmare una deposizione in ebraico in cui confessa il crimine di cui è accusato. Il suo avvocato, la signora Lasky, ha raccontato che il video mostra chiaramente tutte le violazioni commesse dai soldati durante l’interrogatorio: nessuno dei militari presenti ha informato il ragazzo del diritto di non rispondere, né gli è stato permesso di vedere subito l’avvocato. Al contrario, i soldati hanno intimidito fisicamente e psicologicamente I.T., minacciandolo di non liberarlo fino a quando non avesse confessato. Dopo ore e ore di urla e schiaffi, il ragazzo è scoppiato in lacrime e ha accettato di rispondere, accusando alcuni degli uomini del suo villaggio di aver preso parte a proteste violente. In seguito, le persone indicate dal 14enne sono state arrestate. È questo uno dei principali obiettivi dell’esercito israeliano: costringere con la violenza i minori a incriminare parenti e amici, distruggendo così le basi della resistenza popolare palestinese.

Ad accusare le autorità di Tel Aviv di violazione dei diritti umani è l’associazione israeliana B’Tselem: “I diritti dei minori sono gravemente calpestati, la legge non sa proteggerli e quei pochi diritti garantiti non vengono rispettati”. Alcuni esempi: i minori non possono essere arrestati durante le notte e genitori e avvocati devono essere presenti durante l’interrogatorio. Inoltre, una specifica legge israeliana compie una grave discriminazione: i palestinesi sono considerati adulti a 16 anni, gli israeliani a 18

Israele si difende, ritenendo necessari tali comportamenti per fermare sul nascere la resistenza palestinese: attaccando i bambini, si spera di evitare la formazione di una nuova generazione di palestinesi coscienti e politicizzati, pronti a lottare contro l’occupazione. In alcuni casi, l’esercito riesce nell’obiettivo: dopo simili esperienze, molti minori rimangono traumatizzati e soffrono di disturbi seri: insonnia, incontinenza, perdita di concentrazione e attenzione.

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