Strage di Bologna :inchiesta Mitrokhin, lodo Moro, Cossiga, pista palestinese,

 1  L’intervista a Valter Bielli, ex Commissione Mitrokhin
Per la prima volta parla l’onorevole Valter Bielli, capogruppo dei Ds proprio nella Mitrokhin, che su queste tesi (e molto altro) ha lavorato a lungo presentando, al termine delle sessioni del gruppo presieduto da Paolo Guzzanti, la relazione del centrosinistra sulle 261 schede redatte dall’ex archivista del Kgb che vennero consegnate ai servizi italiani e che costituirono il corpo centrale dell’opera della Commissione.
Valter Bielli: come nasce il presunto coinvolgimento del tedesco Kram nella strage di Bologna?Venne sollevato dall’onorevole Raisi (parlamentare del Pdl, ndr), a seguito di una ricerca di alcuni consulenti, in particolare Pellizzaro, che su questo aveva scritto molto su una rivista di centrodestra. Mi preme sottolineare però che è una vicenda che al momento dell’inchiesta giudiziaria fu seguita e non portò a nulla. Non è nata adesso, era già stata monitorata. Non che non fosse nota: diciamo che ora viene ripresentata, enfatizzata.
Adesso però anche il giudice Rosario Priore apre spiragli, quasi a dire: la verità processuale sulla colpevolezza di Fioravanti, Mambro e Ciavardini non è tutto.Mah… Il giudice parla di stragi dalla “matrice incerta”, includendo anche Bologna.
Fa una riflessione sul contesto internazionale. La cosa che mi sorprende è che sembra che Priore non conosca gli atti processuali di quel periodo. Come se non avesse avuto la possibilità di leggere quello che era stato riscontrato. Eppure di tutto ciò in Commissione Mitrokhin abbiamo parlato. Abbiamo approfondito e dato delle risposte.
Quali?Primo: Kram non risulta agli atti - e nei documenti che noi abbiamo acquisito - fosse per certo all’interno dell’organizzazione diretta dal terrorista Carlos, per ordine del quale - secondo qualcuno - avrebbe avuto una parte nella strage.
Kram era un’altra cosa: faceva parte delle Cellule rivoluzionarie. Una formazione criminale che in Germania non faceva certo dello stragismo la sua ragion d’essere. Al contrario: puntavano su operazioni mirate per non inimicarsi l’opinione pubblica.
Poi la cellula di cui faceva parte il tedesco, presente a Bologna il giorno della strage di Bologna, si divide e una parte sola va con Carlos. Viene documentato un unico incontro a Budapest fra i due, ma è un summit molto aleatorio.
Eppure lo ha detto anche lei: Kram il 2 agosto 1980 era a Bologna.Ma è proprio questo che non torna. Nel 1980 non risultava fra i terroristi, ma era già persona attenzionata dalle forze dell’ordine.
Erano state fatte indagini su Kram, al punto tale che venne controllato alla frontiera e venne riconosciuto.Ci sono pezze d’appoggio a testimoniarlo. Il tedesco presentò regolare patente, e con essa soggiornò a Bologna. Qualcuno ha un minimo di cognizione di chi fosse all’epoca Kram?
Era un falsificatore provetto, in particolare di passaporti. Era talmente bravo a fare questo lavoro che non solo procurava documenti alle Cellule rivoluzionarie, ma addirittura era riuscito a finanziarle con una gigantesca truffa, l’operazione “libretti postali” condotta in Germania.
Ricapitolando: un uomo che può viaggiare il mondo senza essere riconosciuto, che costituisce uno dei canali di approvvigionamento economico della sua organizzazione, viene a compiere una strage - non si sa con quali competenze di esplosivo - decidendo di usare la sua patente, facendosi riconoscere più volte.
A livello logico zoppica un po’ come ricostruzione, non trova?
In molti ribattono: Fioravanti, Mambro e Ciavardini erano ragazzi. Non erano in grado di portare a termine una simile mattanza.Sono stati cinque gradi di giudizio, durati 15 anni, a stabilire chi furono i responsabili: Valerio Fioravanti e Francesca Mambro.
E anche dal processo a Luigi Ciavardini, si attesta tutto questo. Inoltre, per chi lo dimenticasse, ci sono state condanne anche per quella parte dei servizi segreti deviati legati alla P2. Insomma, c’era un contesto politico più grande.
Il 2 agosto possono avere operato entità che avevano interesse a far sì che ci realizzasse una situazione di quel tipo.
Quale interesse?A Bologna registriamo gli attentati a treni, gli episodi degli anni ‘70, non dimentichiamo mai l’omicidio di Marco BiagiColpire il capoluogo emiliano ha un grande effetto nell’opinione pubblica. Bologna è un simbolo per la sinistra. La bomba crea le condizioni perché si chieda più ordine, più sicurezza. Chi vuole conservare lo status quo può utilizzare anche lo stragismo.
Altra pista alternativa della quale si discute molto è quella palestinese. Ne ha parlato il Presidente Emerito della Repubblica Francesco Cossiga. L’idea che la detonazione sia dovuta a un carico di esplosivo che le organizzazioni palestinesi stavano trasportando e che scoppiò nel capoluogo emiliano.Sì, e penso se ne discuterà ancora a lungo, nei prossimi mesi.
Anche su questo, così come su Kram, va fatta una precisazione: i magistrati approfondirono lo spunto già all’epoca, non si tratta di una novità.E non si approdò a nulla.
Qual è il punto vero: dal ’73 al giugno dell’81 in Italia si è verificato un accordo voluto da Aldo Moro teso a permettere ai palestinesi il transito delle armi, e qualche copertura rispetto alle loro organizzazioni più democratiche, in ragione del fatto che nel nostro paese non ci fossero attentati.
Questo sta scritto nella relazione di cui sono primo firmatario, alla Commissione Mitrokhin. E’ un fatto provato e c’è di mezzo il colonnello Giovannone (ex ufficiale del Sismi, responsabile dei servizi segreti italiani in Libano, ndr).
Sto parlando di atti parlamentari con regolare documentazione a supporto, è chiaro? E nessuno li ha mai contestati.
Dunque ciò che ipotizza Cossiga è possibile?Come detto le investigazioni ci sono state e non hanno portato risultati. Non solo: un’esplosione del genere avrebbe causato un danno enorme ai palestinesi, avrebbe reso di fatto impossibile il lavoro del nostro governo a favore della loro causa.
In conclusione: che bilancio trae della Commissione Mitrokhin, e perché alcune piste che sviluppò ritornano, ciclicamente, a distanza di anni?Fu una Commissione nata con uno scopo più politico che di documentazione storica.
Il fatto che il Presidente Guzzanti abbia voluto al suo fianco come consulente questo Mario Scaramella, che ha intrattenuto rapporti con uomini dei servizi esteri, è un fatto sul quale non s’è riflettuto a fondo.Io penso che si dovrebbe, eccome. Soprattutto perché poi Guzzanti scrive un libro: “Il mio agente Sasha”. Vi sembra così normale questo linguaggio per il Presidente di una Commissione del Parlamento italiano? Il mio agente Sasha? Con riferimento a Litvinenko (ex esponente dell’intelligence russa, poi dissidente, morto a Londra nel 2006 per intossicazione da polonio)? C’è stata, come minimo, più di una forzatura”.
Tutti da buttare, allora, i risultati partoriti da quel gruppo di approfondimento sulle schede dell’ex archivista del Kgb?No, al contrario, ci fu molto lavoro utile.
L’elemento col quale abbiamo fatto i conti nella Mitrokhin è che le vicende nazionali devono essere sempre inquadrate in un contesto internazionale. Est e ovest, in verità, su quel periodo italiano hanno agito per obiettivi comuni, rispetto al fatto che il mondo di Yalta andava bene ad entrambi.
E, aggiungo, ne abbiamo dedotto che i servizi segreti dell’Est e dell’Ovest - con responsabilità diverse - hanno sempre avuto cognizione di quello che stava accadendo nel nostro paese e che in molti casi hanno, se non favorito, lasciato fare. 


2   Strage di Bologna: la montatura della pista palestinese    Abu Saleh e i lanciamissili di Ortona

3   MERCOLEDÌ 20 AGOSTO 2008     Lodo Moro, Cossiga e altre "rivelazioni" 
Commento
1 a proposito del lodo Moro e dell'intervista di Cossiga   forse è il caso di precisare :
A ) che solitamente dichiarazioni così gravi dovrebbero essere pronunciate dinanzi a un magistrato onde aprire una nuova inchiesta, in caso contrario costituiscono un gossip inutile e pericoloso
B) che in quegli anni ,se ai palestinesi fu permessa libertà di movimento (non certo di attentati), altrettanta fu data ai servizi segreti israeliani per "saldare i conti" con i palestinesi , a patto che non creassero "problemi"imbarazzanti
C) che la fine di Moro ha sempre destato molte perplessita
IN  sintesi sono troppi gli intrecci perchè qualcuno, compresi gli israeliani e gli americani, abbiano intenzione di sviscerare la verità.. L'unica  soluzione sarebbe togliere il segreto di Stato sulle stragi: ma dubito che questa sia la volontà politica del governo di oggi, non differente in questo da quello di ieri





Cossiga gravissime dichiarazioni «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».«Nel senso che le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano».«Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».Continua qui




3  IL CADAVERE DI WAIL ZWAITER GLI 007 D'ISRAELE IN AZIONE NELLA «BASE ITALIA»

4 Strage di Bologna: la “pista palestinese” un atto dovuto. E presenta molti punti oscuri Sulla pista palestinese – quella tornata d’attualità in questi giorni dopo l’iscrizione nel registrato degli indagati per la strage del 2 agosto 1980 di due terroristi vicini a Carlos, Thomas Kram e Margot Frohlich – intanto si può fare un’affermazione: l’atto firmato dal sostituto bolognese Enrico Cieri è dovuto perché dei due si parla anche nei documenti acquisiti dalla commissione Mitrokhin. Ma la posizione di entrambi è nota da decenni alle forze dell’ordine, che già indagarono su di loro e non trovarono alcun elemento per procedere. Lo stesso si può poi affermare quando si parla dello scoppio alla stazione di Bologna come “ritorsione” dei palestinesi contro la violazione di accordi non formali tra Italia e palestinesi.Per il Sismi il lodo Moro fu valido fino al giugno 1981. Il lodo Moro, l’accordo di cui sopra stipulato dal governo italiano tramite il Sid (nome dei servizi segreti militari prima della riforma del 1977 che li trasformò il Sismi), sarebbe valso fino all’anno successivo alla strage alla stazione di Bologna, avvenuta il 2 agosto 1980. A fare questa affermazione fu chi di palestinesi se ne intendeva. Era il colonnello Stefano Giovannone, capocentro del Sismi a Beirut e profondo conoscitore anche di trattative per la liberazione degli ostaggi, se si dà retta a quanto scrisse Aldo Moro nel corso dei 55 giorni che trascorse ostaggio delle Brigate Rosse fino al 9 maggio 1978, giorno del suo assassinio.n merito alla solidità del lodo che prendeva il nome dello statista democristiano per cui lo Stato italiano non volle trattare, disse Giovannone ad alcuni giornalisti inglesi: “Non vi sono state azioni palestinesi in Italia dal ’73 al’81”. E ancora il 15 giugno 1981 un’informativa del Sismi confermava che “solo a partire dal giugno del ’81 su quel patto si rischia di non poter fare più affidamento”. La strage del 1980, dunque, proprio per una parte dei servizi militari (da sempre divisi sulle posizioni filopalestinesi incarnate prima da Vito Miceli e poi da Giuseppe Santovito e sulle contrapposte filoisraeliane rappresentate, tra gli altri, da Gianandelio Maletti, latitante da tre decenni in Sudafrica dopo una condanna legata alla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969), non poteva rientrare all’interno di un’azione di vendetta per l’arresto di Abu Anzeh Saleh, avvenuto il 14 novembre 1979Qualche giorno prima, il 7 novembre, era accaduto che nel corso di un controllo a Ortona, provincia di Chieti, tre esponenti dell’autonomia romana Daniele Pifano, Giorgio Baumgartner e Giuseppe Nieri vennero sorpresi dai carabinieri mentre trasportavano dei missili la cui proprietà venne rivendicata dal Fronte popolare di liberazione palestinese (Fplp), che già in passato aveva movimentato armi corte e lunghe sul territorio italiano senza provocare alcun incidente a danno di cittadini del Belpaese.Ma chi è Saleh? Entrato in Italia alla fine del 1972 per studiare, ci resta poco meno di un anno e mezzo, quando se ne deve andare perché espulso per oltraggio. Sta di fatto che il suo successivo rientro avviene con il beneplacito del ministero degli Interni e nel 1976 viene segnalato da Giovannone come potenziale gola profonda da mettere a libro paga del Sid. Nel frattempo i palestinesi – proprio in forza dell’accordo concluso con il governo italiano (e che il presidente emerito Francesco Cossiga prima attribuisce direttamente a Moro per poi rivendicarne quanto meno la firma di fronte al rappresentante italiano dell’Olp) – avevano continuato ad agire nella penisola prendendo di mira obiettivi israeliani ed erano stati più volte liberati nel caso di arresti (è rimasto per esempio il dubbio che il disastro di Argo16, aereo del Sid precipitato a Marghera il 23 novembre 1973, fosse una “ritorsione” israeliana proprio al rientro di uno di questi viaggi). Le veline di Santovito, Musumeci e Pazienza. Torniamo però alla strage alla stazione di Bologna. Il Fplp avrebbe iniziato a innervosirsi dieci mesi dopo il 2 agosto 1980. Però c’era chi, all’interno dell’intelligence italiana, aveva già iniziato a indirizzare le verso l’estero. Il depistaggio, perché di questo si tratta, più clamoroso è quello del 13 gennaio 1981. C’è un treno partito da Taranto che deve arrivare a Milano, ma la sua corsa si arresta all’altezza di Bologna perché una velina del Sismi dice che sul convoglio viaggiano due terroristi – uno tedesco e uno francese – che portano con sé un arsenale.Di fatto vengono trovati giornali, documenti d’identità e di viaggio riconducibili ai due presunti terroristi, oltre a esplosivo compatibile con quello utilizzato a Bologna e un Mab, un mitra che si scoprirà in seguito provenire dalla “santa barbara” della banda della Magliana. Quattro giorni prima del ritrovamento c’è un’altra informativa dell’intelligence militare, intitolata “Terrore sui treni”, frutto di un incontro tra il generale Giuseppe Santovito, capo del Sismi, il suo consulente Francesco Pazienza e un uomo della Cia vicino a Francesco Cossiga, Michael Ledeen.

L’informativa, consegnata a Pietro Musumeci, ai tempi numero 2 dei servizi militari, viene divulgata all’interno del servizio, ma nel 1984 un maresciallo dei carabinieri di Vieste, Francesco Sanapo, confesserà al magistrato Domenico Sica cosa si celava dietro: una montatura a cui lo avrebbe indotto il colonnello Giuseppe Belmonte, che lavorava a stretto contatto con Musumeci. Intanto Licio Gelli, maestro venerabile della loggia Propaganda 2, aveva incontrato un altro uomo del Sismi, Elio Cioppa, già in forza alla questura di Roma, per dirgli che “la pista era internazionale”, a proposito della bomba di Bologna. Anche Cioppa, come quasi tutti gli altri, era iscritto alla P2, come si scoprirà il 17 marzo 1981. E l’ombra del venerabile torna anche nel depistaggio di Elio Ciolini, fiorentino d’origine e con un passato in chiaroscuro tra servizi di vari Paese e criminalità. Il quale, in sostanza, dal carcere ginevrino di Champ Dollon, accreditava di nuovo la pista internazionale, diceva che lo scoppio del 2 agosto 1980 era avvenuto per distrarre da altre vicende (tra cui cessioni di grosse quote di società italiane, come la Montedison) e sosteneva che i mandanti andavano ricercati all’interno di una superloggia di Montecarlo. Per farlo parlare, a Ciolini vennero mandati dall’Italia uomini del Sismi e denaro con il risultato di veder smentire in sede d’indagine tutto quando aveva affermato.
Un atto dovuto dopo gli atti acquisiti dalla commissione Mitrokhin. L’incriminazione di Thomas Kram e Margot Frohlich, nell’ambito dell’inchiesta mai chiusa sulla strage, deve essere calata in questo contesto. Un contesto arricchito, a quanto si è potuto apprendere fino a oggi, da documenti acquisiti dalla commissione Mitrokhin e che sono stati definiti come “fondamentali”. Di questo materiale, tuttavia, Valter Bielli, membro della commissione in quota Ds, parla da lungo tempo dicendo che si tratta di traduzioni di traduzioni (dall’ungherese al tedesco all’italiano, solo per citare alcune lingue), non suffragate dalla versione originale e su cui sarebbero state appuntate percentuali di incomprensibilità del testo, non sciolte nemmeno da chi ha curato il passaggio da un idioma a un altro.
E la posizione di entrambi i due ex terroristi tedeschi è già stata vagliata in passato non arrivando ad alcuna incriminazione. A raccontare gli spostamenti di Kram, entrato in Italia il 1 agosto 1980 e che pernottò quella notte a Bologna, è stato Gianni De Gennaro, il futuro capo della polizia e direttore del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) ai tempi all’Interpol. E altrettanto “mappato” lo era stato dai servizi segreti. Tutti dunque sapevano dove si trovava il tedesco, anche perché usò il suo nome e documenti regolari che attestavano la sua reale identità al momento della registrazione presso l’hotel Centrale di Bologna.Se invece a Bologna ci sia davvero stata anche Margot Frohlich non si sa con sicurezza. A riconoscerla ci fu una dipendente dell’albergo Jolly dicendo che una foto dell’ex terrorista le ricordava le fattezze di un’ospite dell’hotel che parlava italiano con accento teutonico e che si preoccupò di accertarsi dove fossero i figli, appena dopo lo scoppio della bomba. Se Frohlich ha sostenuto di aver imparato l’italiano dopo (e magari su questo punto potrebbe mentire), di certo c’è che di figli non ne aveva ai tempi
In ultimo va ribadito che l’iscrizione è un atto dovuto alla luce dei documenti della Mitrokhin (proprio quelli che Vietti definisce incomprensibili) e che, prima di giungere a un qualsiasi provvedimento successivo (all’interno del quale ci potrebbe essere anche l’archiviazione del fascicolo), occorre sentirli assistiti da un avvocato difensore (già lo furono come testimoni). Dunque, oltre che dovuta, l’iscrizione effettuata della procura di Bologna è anche a tutela degli stessi tedeschi.Un atto, infine, di cui il procuratore capo, Roberto Alfonso, avrebbe voluto parlare lontano dall’anniversario della strage proprio per non dare troppo fiato alle polemiche che ogni anno si scatenano in tema. E che quest’anno, oltre a quelle per la seconda assenza consecutiva del governo, avevano compreso anche la richiesta del Pdl di schierare l’esercito in piazza perché si lamentavano presunti pericoli per l’ordine pubblico. Su di essi, però, il ministro della difesa Ignazio La Russa aveva glissato. “Bastano carabinieri e polizia”.

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