Scontri a Qalandiya tra soldati e palestinesi per il giorno di "Knocking on Jerusalem"

Nell’ultimo venerdì di Ramadan, scontri tra palestinesi e soldati al checkpoint di Qalandiya. Decine di residenti in Cisgiordania sono stati fermati dall’esercito israeliano mentre tentavano di entrare a Gerusalemme per la preghiera, per celebrare il Jerusalem Day con la manifestazione nonviolenta "Knocking on Jerusalem doors".

Un gruppo di giovani palestinesi ha lanciato pietre contro le decine di soldati presenti, che hanno risposto con i gas lacrimogeni e le bombe sonore. Un portavoce militare ha detto che “circa 200 facinorosi hanno lanciato pietre contro le forze di sicurezza, che hanno reagito con i mezzi necessari a disperderli”.

I manifestanti si erano riuniti al checkpoint per “la rivoluzione delle olive”, giorno di celebrazione del cosiddetto “Jerusalem Day”. L’obiettivo della manifestazione, a cui hanno preso parte anche attivisti internazionali e israeliani, era quello di marciare verso Gerusalemme da Nord, Sud, Ovest e Est, come ha spiegato il Popular Struggle Coordination Committee, organizzatore della giornata.

Dietro lo slogan “Knocking on Jerusalem doors”, i dimostranti hanno sventolato bandiere palestinesi e cartelli contro l’occupazione israeliana di Gerusalemme. L’attivista israeliano Jonathan Pollak, intervistato dall’agenzia tedesca DPA, ha spiegato che l’obiettivo della protesta era quello di “sfidare la politica israeliana che nega il diritto dei palestinesi a entrare nella città santa”.

Le manifestazioni si sono tenute alle “quattro porte” per la città: “Gerusalemme rimarrà il gioiello dei popoli arabi e la capitale della nostra futura nazione – aveva spiegato ieri il gruppo Olive Revolution, tra gli organizzatori della protesta – Gerusalemme è il simbolo del nostro orgoglio e della nostra dignità nazionale ed è per questo che busseremo alle sue porte con manifestazioni popolari e attività nonviolente”.

Così invece di prendere parte alle tradizionali manifestazioni del venerdì nei villaggi della Cisgiordania, oggi i comitati popolari di resistenza hanno unito le loro forze e hanno organizzato marce al checkpoint di Qalandiya, a Biddu, a Shuafat e al checkpoint 300 di Betlemme.Già la scorsa notte, le autorità israeliane erano entrate in azione per fermare la manifestazione, innalzando barricate intorno al checkpoint di Qalandiya. Soltanto i palestinesi in possesso del permesso di ingresso a Gerusalemme per pregare nella Moschea di Al-Aqsa sarebbero stati autorizzati ad attraversare il Muro di Separazione. Ma decine di palestinesi si sono presentati al checkpoint nell’intenzione di attraversarlo, “per enfatizzare il fatto che ai palestinesi è sistematicamente impedito di entrare nella città, nonostante sia parte dei Territori Occupati dal 1967”, ha spiegato il Popular CommitteeSecondo un portavoce dell’esercito, sarebbero stati 37mila i palestinesi residenti in Cisgiordania che oggi hanno passato il confine per pregare a Gerusalemme, uomini sopra i 50 anni e donne sopra i 45. In totale sono stati circa 250mila i palestinesi che hanno pregato oggi alla Moschea Al-Aqsa, la stragrande maggioranza residenti in Israele. Nessun momento di tensione, nonostante le autorità israeliane avessero dispiegato forze di sicurezza in tutta la città: da ieri Gerusalemme è stata blindata dalla polizia israeliana, in massimo stato di allerta dopo gli attacchi di giovedì scorso ad Eilat. “Poliziotti e guardie di frontiera sono state dispiegate a Gerusalemme – ha detto un portavoce della polizia – e lo stato di allerta è mantenuto in tutto il Paese”

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2FOTOSTORIA: BUSSANDO ALLE PORTE DI GERUSALEMME  Nel quarto venerdì di Ramadan, le tradizionali manifestazioni di protesta nei villaggi palestinesi si sono spostate alle "porte" di Gerusalemme. Quattro luoghi simbolici da cui marciare verso la città sempre più vittima della colonizzazione israeliana. Foto e video.

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