Moni Ovadia:l ’orologio della violenza nello scacchiere israelo-palestinese,


L’orologio della violenza, nello scacchiere israelo-palestinese, si mette a funzionare ogni volta che lo status quo viene messo in discussione da iniziative anomale o eccentriche rispetto alla micidiale routine, di immobile ingiustizia, di frustrante inutilità delle iniziative del «quartetto» del nulla, della vuota retorica della Lega Araba e dei patetici impegni mancati dell’inquilino della Casa Bianca che non è riuscito a fermare neppure la costruzione di un cesso in quella rapina a danno dei Palestinesi che Bibi Netanyahu e la sua banda bassotti chiamano «espansione naturale». 
Questa volta è stato il mite Abu Mazen a gettare il sasso nello stagno dell'infame status quo con l’iniziativa di chiedere all’Onu il riconoscimento della dignità giuridica di Stato, a quella istituzione che con intento castrante è stata confinata alla condizione innaturale di «Autorità».
Con l’avvicinarsi della discussione alle Nazioni Unite sulla richiesta palestinese, che obbligherà l’intera comunità internazionale a rimettersi in gioco - in particolare la pavida Unione europea e l’azzoppato Barack Obama - ecco riproporsi con monotona puntualità la logica della violenza: l’ottusamente crudele esecuzione di civili israeliani (da parte di Hamas?) alla quale segue e seguirà l’altrettanto crudele ottusa reazione del rambo Ehud Barak che nel cervello al posto dei neuroni ha proiettili. 
Per dare speranza al futuro è necessario che l’Europa e gli Stati Uniti sostengano con ogni mezzo diplomatico e politico la richiesta palestinese, come con spirito di lungimiranza ha chiesto l’ex presidente della Commissione europea, il nostro Romano Prodi.

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