Gaza: tregua solo a parole.



di  Emma Mancini     Un cessate il fuoco piuttosto traballante quello stabilito da Israele e Hamas. Nonostante l’accordo stretto ieri tra l’esercito israeliano e i gruppi militanti di Gaza, le bombe continuano a piovere sulla Striscia e i razzi oltre il confine Sud con Israele. Dopo una notte relativamente tranquilla, questa mattina l’aviazione ha bombardato il Nord di Gaza, provocando alcuni feriti, mentre all’alba razzi dodici Qassam hanno colpito il Sud di Israele, nessun ferito. Hamas ieri sera aveva accettato la mediazione egiziana per una tregua  che desse respiro alla popolazione sotto assedio di Gaza. Un assedio che dura da giovedì e durante il quale hanno perso la vita 15 palestinesi, oltre 50 i feriti, per la metà donne e bambini. 

Dalle 21 di ieri sera, nessuna fazione ha rivendicato il lancio di missili. Un leader della Jihad Islamica ha raccontato all’agenzia di stampa AFP che alcuni ufficiali egiziani avrebbero contattato via telefono le diverse fazioni militari gazane perché garantissero il cessate il fuoco. Ma Abu Mujahed, portavoce del Popular Resistance Committees, gruppo costituitosi durante la Seconda Intifada e per lo più formato da dissidenti di Fatah, aveva fatto sapere che il gruppo non avrebbe preso parte alla tregua: “Israele deve prendersi le responsabilità delle proprie azioni”. Ma questa mattina ha annunciato nel sito internet l'adesione al cessate il fuoco: "Smetteremo per il momento di lanciare missili per salvaguardare la popolazione di Gaza". 
Un’azione che sta martirizzando Gaza. Negli ospedali le scorte di medicinali sono finite e il Ministero della Salute ha chiesto all’Autorità Palestinese di trasferirne il più possibile dalla Cisgiordania. I cittadini di Gaza donano il sangue da giorni per rifornire le scorte degli ospedali, sempre più affollati. Il portavoce dei servizi sanitari d’emergenza, Adham Abu Salmiya, ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire in aiuto della popolazione palestinese, spiegando le difficoltà nel prestare le necessarie cure ai feriti. Abu Salmiya ha raccontato che molti medici hanno riscontrato nelle vittime ferite inusuali, che sollevano questioni sul tipo di armi che Israele sta utilizzando in questi giorni a Gaza. 
A subire il suo personale assedio, anche la Cisgiordania. L’esercito è stato dispiegato in tutto il territorio. Ad Hebron ieri i soldati israeliani hanno invaso la città alla caccia di militanti di Hamas. Dopo aver arrestato 120 appartenenti al movimento islamista e averli condotti in località segrete, sono scoppiati disordini tra militari e residenti. L’esercito ha sparato proiettili di gomma e gas lacrimogeni e i soldati hanno picchiato e aggredito molti palestinesi: bilancio di 55 feriti.

L’esercito ha invaso l’abitazione di Mahmoud Al Qawasmi, membro di Hamas detenuto in una prigione israeliana da sette anni, mentre per le strade venivano arrestate dozzine di palestinesi. I residenti di Hebron hanno risposto lanciando bottiglie e pietre contro i soldati. 
Mentre l’esercito organizzava checkpoint volanti in tutta la Cisgiordania (a Ramallah, a Est di Betlemme, a Gerusalemme Est), all’alba di ieri l’esercito israeliano ha invaso anche il campo profughi di Deisha, a Betlemme. Arrestati un giornalista 26enne della televisione Al-Aqsa, affiliata ad Hamas, e il figlio di un religioso della zona, Sheikh Abdul-Majid Ata Amarna: secondo alcuni testimoni, i soldati lo avrebbero fermato poco prima della preghiera del mattina, lo avrebbe colpito ad una gamba e condotto con loro. Nel frattempo, i soldati sono saliti nei tetti delle case per controllare l’intera area. 
Sotto controllo anche Gerusalemme. Massimo livello di allerta, dopo che la polizia avrebbe ricevuto informazioni riguardanti un possibile attacco in città. Intensificati i controlli sui residenti palestinesi, raid e arresti nel quartiere di Ras Al-Amud, a Gerusalemme Est, e chiusura della Moschea di Al-Aqsa alla preghiera dei fedeli musulmani.

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