Ami Kaufman : Israele la protesta della tenda e il capitalismo stupido

J14: Non c’è bisogno di menzionare l’occupazione – è il capitalismo, stupido : titolo originario

Ultimamente ci sono state sollecitazioni alla sinistra, e anche qui su +972, perché il movimento #J14 parli dell’elefante nella tenda: l’occupazione. 
Queste richieste rivelano non solo un equivoco della società israeliana, ma mostrano anche quello che io credo sia un malinteso su che cosa è veramente #J14. 
Permettetemi di iniziare da quest’ultimo punto. In che cosa consiste J14? Bene, lo slogan che caratterizza questo movimento è “il popolo domanda giustizia sociale.” Lo slogan serve pure come innesco per gli appelli che provengono da sinistra: “Bene, come si può parlare di giustizia sociale, quando non c’è giustizia per ciò che riguarda i palestinesi.” 

Purtroppo è possibile. 
1. Giustizia sociale? Non esattamente. 
Anche se i manifestanti chiedono “giustizia sociale”, quello che stanno realmente chiedendo è “più soldi!” – per quanto penoso possa sembrare. Ciò che si grida veramente ad alta voce è: “Hey! Che ne dite di darne un po’ meno al capitalismo e un po’ di più al socialismo!” Non scordiamoci di quello che queste manifestazioni hanno dato l’avvio: Daphne Leef non poteva permettersi di pagare l’affitto e lo impostò su una pagina di Facebook. Non c’è nulla di più economico. 
Questa rivoluzione è tutta una questione di soldi. Certo, ci sono anche elementi di “giustizia” (migliore istruzione per tutti, servizi sanitari per tutti, migliore tassazione, la fine del processo di privatizzazione dilagante e altro ancora) – ma il motore di questo movimento è la percezione della gente che il sistema li stia fregando. Dà troppo ai ricchi, e poco a loro. Sono quello che Guy Rolnik su Haaretz chiama “i disconnessi”: 

“Li abbiamo chiamati disconnessi in quanto non hanno avuto mai una qualche possibilità di collegarsi ai nodi del potere e al centro del discorso. La protesta delle tende è la prima volta che molti dei disconnessi hanno aperto gli occhi, si sono uniti e hanno deciso di parlare. Improvvisamente si sono resi conto che la loro vita – il loro futuro economico e sociale – è stato oscurato dalla cortina fumogena della sicurezza e dalla disputa tra destra e sinistra, tra religiosi e laici. Si sono resi conto che la storia della “nazione-avviamento” dell’elevata tecnologia che produce mobilità sociale e crescita è importante – ma utile solo a un piccolo gruppo.”Non potrei essere più orgoglioso nel dire che gli israeliani sono in prima linea in una delle più importanti battaglie che si combatte in tutto il mondo. E’ la battaglia di quei disconnessi contro il “capitalismo divenuto selvaggio”. Cerchiamo di essere chiari – l’occupazione è un crimine, ma il “capitalismo divenuto selvaggio”, diretto da Wall Street, da mostruose imprese multinazionali super potenti e dai paesi occidentali è un crimine altrettanto grande in quanto ha causato la morte e la povertà estrema in così tante nazioni e continenti, da minimizzare le morti e le distruzioni provocate dal conflitto israelo/palestinese. 
Mostrami un altro paese che ha fatto scendere per strada il 5% della sua popolazione per questa battaglia. Avanti, fammi vedere. 
Gli israeliani stanno combattendo un dittatore non meno spietato, non meno scaltro di Hosni Mubarak, di Bashar al-Assad e di Muammar Gheddafi. Il dittatore che combattono è il sistema silenzioso di un capitalismo senza scrupoli, un sistema che è tutti i numeri e le figure e le attività tossiche che sono in bilico da qualche parte in una sfera irraggiungibile proprio sopra le loro teste. Non lo capiscono perché è troppo complicato. Solo pochi eletti ne sono in grado. Non si può. Siamo disconnessi. 
2. A Bruxelles 
Ma noi siamo non solo i “disconnessi”, come ci chiama Rolnik. Siamo pure gli “indignados” di Spagna che, mentre noi parliamo, sono in marcia verso Bruxelles. Siamo anche i greci che si rivoltano contro i guasti del loro governo. Siamo anche i “teppisti” di Londra – sì, c’è una ragione per cui sono là fuori (non sto giustificando i disordini, ma arriva a leggere un poco dentro). Sono stati disconnessi da decenni. E siamo gli americani, il cui disgusto nei confronti di Wall Street ha mandato Barak Obama alla Casa Bianca, e siamo gli strabilianti americani che un anno e mezzo fa finalmente hanno portato le loro parti posteriori a Madison, nel Wisconsin e si sono impossessati della loro capitale. 
Questa cosa è globale e si sta diffondendo. 
Questa cosa riguarda il denaro, la distribuzione della ricchezza, il “capitalismo divenuto selvaggio”. 
E’ il capitalismo che tutti abbiamo cominciato a capire alla fine dopo il crollo del 2008. E’ la “consapevolezza finanziaria” che il mondo sta sviluppando, e che sta crescendo molto, molto velocemente in Israele. Israele era uso avere un quotidiano finanziario, il Globe, e ora con il Market e il Calcalist, sono tre. Per non parlare degli innumerevoli spettacoli di economia e di consumo in prima serata alla televisione. Gli israeliani oggi vedono con molta più facilità dove se ne va tutta questa ricchezza. Guardiamo il cielo per vedere tale “ricaduta economica” – ma le gocce di pioggia sembrano stare lassù tra le nuvole. 
Come ha detto ieri al Wall Strret Journal il noto economista professor Nouriel Rubini, noto anche come “Dr. Doom”, vi è una linea che collega il tutto:“Stiamo assistendo a dimostrazioni di massa in economie sviluppate, come nel caso di Israele, dove un aumento dei prezzi delle case e l’inflazione hanno causato il malcontento nella classe media. Lo stesso sta accadendo in Gran Bretagna. Le persone che sono povere e disperate, siano esse in Gran Bretagna o in Egitto, tendono a prendere parte agli scontri”. 
3. Rimproverarmi? Per che cosa?!
 Eppure ci sono coloro che hanno il coraggio di rimproverarci perché vogliamo un pezzo della torta. A quelle persone, che hanno dei problemi con alcuni dei manifestanti che continuano a bere nei bar e mangiare sushi, che ci castigano perché vogliamo egoisticamente migliorare le nostre condizioni materiali, dico: Per favore, non essere così paternalistico. Che cosa vi aspettavate esattamente, dopo averci lavato il cervello per decenni con commedie, soap opera, programmi di cucina, pubblicità, dopo che ci avete insegnato che se avessimo lavorato abbastanza sodo un giorno saremmo diventati ricchi e saremmo andati a vivere in periferia, in un McMansion? Che non si voglia mangiare sushi? Che non si dovrebbe desiderare un McMansion? Aspettate, dovremmo diventare degli hippy con i capelli molto lunghi ora? Ci state proprio prendendo in giro? Mostrarci le caramelle e poi buttarle via? 
Non mi vergogno a dirlo: voglio più soldi! Voglio più soldi, accidenti! La Tshuvas Issac ne ha a sufficienza, la Rupert Murdoch ne ha abbastanza e così tutti gli altri! Voglio più soldi! Non voglio essere ricco sfondato, voglio solo dire “sì” a mio figlio quando mi chiede se può prendere lezioni di pianoforte! Voglio dire al dentista “OK, mettile l’apparecchio”. Perché dovrei anche pensarci su due volte, per gridarlo ad alta voce? 
Questo non è solo per i soldi – si tratta di capire finalmente che siamo stati presi in giro. Che pure rende a proposito di dignità. La dignità di tutti noi, che siamo stati ingannati per troppo tempo. 4. Non per amore di Mordechai 
Così, ora che abbiamo risolto il primo equivoco, andiamo al cuore di questa sfuriata – l’equivoco della società israeliana, e perché il problema dell’occupazione non deve essere affrontato dal J14. 
Non fraintendetemi – l’occupazione potrebbe terminare come effetto di questa rivoluzione, ma in quanto sottoprodotto. Inshallah! Potrebbe effettivamente finire perché gli israeliani diranno “ di più all’educazione, meno alle colonie, di più alla sanità, meno agli haredim.” Ma questo non potrebbe verificarsi perché si preoccupano dei palestinesi. O dei loro diritti. O della loro giustizia. In un certo qual senso, l’occupazione potrebbe terminare, come si dice in Israele “ non per amore di Mordechai, ma per odio di Haman”. Essendo Haman il “Capitalismo divenuto selvaggio”. 
Onestamente, apri gli occhi. Non finirà perché improvvisamente gli israeliani avranno a cuore i diritti dei palestinesi e riterranno che dovremmo parlarne su Boulevard Rothschild! Ha! Non farmi ridere. Come se agli israeliani non ne dovesse interessare di meno dei palestinesi di quanto avvenuto negli ultimi 45 anni di occupazione. Pensate davvero che agli israeliani, solo perché vanno cantando “giustizia sociale”, improvvisamente ne possa fregare qualcosa? “Ingenuo” è un eufemismo. 
5. J14 come specchio della società israeliana 
Le possibilità che gli israeliani comincino a non infischiarsene dei palestinesi diminuisce man mano che le settimane passano. Dato che queste proteste diventano più diffuse, in quanto vi partecipa una parte sempre maggiore della società israeliana, vengono a essere sempre più uno specchio di ciò che è oggi la società – quella società che ha scelto Benjamin Netanyahu come primo ministro, che è contenta dell’ala più a destra, razzista nella storia della Knesset israeliana. Perciò, quali sono, veramente, le probabilità che l’occupazione si trasformi in un tema alle tende di Afula, Bet Shemesh, Kiryat Shmona e Netanya? Zilch, amici miei. Zero.Si deve capire – non c’è un elefante nella stanza. In realtà, l’elefante c’è, ma è invisibile, attraverso la barriera, attraverso la Linea Verde. Agli israeliani piace così. Non è che le persone abbiano paura di sussurrare la parola “occupazione”. Sono pienamente consapevoli della sua esistenza e sono d’accordo con lui. ( In realtà, l’elefante che si trova nella stanza è probabilmente Karl Marx, a proposito del quale molta gente ha paura di dover ammettere che aveva ragione su molte cose. Ma non l’hai sentito dire da me….) 
La settimana scorsa, lo psicologo della politica Daniel Bar ha riferito ad Haaretz, l’occupazione fa arrabbiare gli israeliani: 
“Per anni, la sicurezza e il conflitto israelo-palestinese hanno relegato il disagio economico e sociale ad un posto secondario. Anche se c’è una connessione molto stretta tra queste due questioni, non si ravvisa nella mente della maggior parte della società ebraica. Non solo la gente non sente alcuna discrepanza al riguardo, ma è addirittura arrabbiata quando le difficoltà personali risultano collegate ai temi della pace e della sicurezza”. 
Quindi, per semplificare il modo in cui funziona un cervello israeliano: J14 = economia, occupazione = sicurezza. Per gli israeliani, la differenza non potrebbe essere maggiore. Si tratta di mele e arance. Non mescolare le due cose. Non si può. E perché dovrebbero? Sarebbe come chiedere ai manifestanti contro la sentenza Roe v. Wade sulla Collina del Campidoglio di affrontare il tema delle guerre in Iraq e in Afghanistan. 
Anche gli arabi che intervenivano alle varie manifestazioni, da quello che ho sentito (forse ne ho persi alcuni), non hanno affrontato direttamente l’occupazione – o addirittura non ne hanno pronunciato la parola. Piuttosto hanno evidenziato come loro stessi sono vittime del capitalismo che per loro è ancor più duro a causa delle politiche israeliane di come viene distribuita la ricchezza. Ma, di nuovo, l’attenzione è sul denaro, su come il sistema freghi tutti – allo stesso modo. 
6. Dannato se lo fai, dannato se non lo fai 
Ho timore di queste proteste, che affrontano quella che ai miei occhi è la battaglia più importante che viene combattuta in tutto il mondo. Certo, va bene criticare questa rivoluzione. Ma datele un’opportunità, per l’amor di Cristo. L’accollarsi un demone enorme come il “Capitalismo divenuto selvaggio” comporterà più di un paio di settimane. Perché è che continuo a provare quel sentimento, che un sacco di gente non potrà mai dare agli israeliani quel credito che dovrebbe ricevere laddove se lo fossero meritato? Si tratta di prendere come estremi “dannato se lo fai, dannato se non lo fai”.Oltre alla lotta mondiale, gli israeliani – ebrei e arabi insieme – ora sono nel mezzo di una delle battaglie più difficili che siano mai state combattute qui, in Israele: quella di premere perché tali difficoltà economiche e sociali siano messe al primo posto nel discorso politico israeliano. Mettere la sicurezza al secondo posto. Non vedo l’ora di arrivare a quei giorni in cui Israele risulterà un paese “normale” in cui destra e sinistra sono divisi su questioni socio-economiche e non per ridicole affermazioni relative a chi possiede un centimetro di terra. Non vedo l’ora che giungano quei giorni in cui la gente si preoccupa più dei soldi che dei luoghi sacri. 
Mi dispiace, perciò, se non stiamo parlando di occupazione. L’occupazione è un crimine orribile; esso sta trasformando Israele in uno stato di apartheid. 
Ed è un peccato che la maggior parte degli israeliani non stia combattendo, in una volta, entrambe le battaglie. E’ una vergogna che la maggior parte di noi ne abbia scelto una sola. 
Ma ho fiducia che quella scelta ora dagli israeliani alla fine potrebbe anche determinare la vittoria della “battaglia non fatta”, e soffocare l’occupazione dei suoi fondi. 
E sono, soprattutto molto orgoglioso del fatto che noi israeliani abbiamo avuto il coraggio di sollevarci e prendere parte a una delle più grandi battaglie a giro. 
(tradotto da mariano mingarelli)

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