La Comunità ebraica in Cina e la Sinagoga di Shanghai

  1   Cina: boom della comunità ebraica in Cina   Sintesi personale
Da quando la Cina si è aperta al mercato occidentale da tutto il mondo sono giunti ebrei per partecipare alla rapida trasformazione economica di questo paese . Decenni fa si stabilirono in questo Stato pochi ebrei comunisti , ora un numero sempre crescente di laici ed ebrei ortodossi,circa 2000, abitano a Pechino con le loro famiglie.e pregano nella sinagoga di Freundlich' Sono molto attenti a rispettare la legge in quanto non vogliono allarmare il Governo che non vede di buon occhio né il proselitismo religioso, né il diffondersi di una spiritualità occidentale,Secondo Xu Xin, docente universitario e fondatore del Centro di Studi ebraici. ""Tutti vogliono arricchirsi in Cina e la gente pensa che gli ebrei conoscano i segreti del successo. " Quest'accettazione è frutto di un lungo lavoro, i primi a giungere a Pechino ,nel 1970, furono ebrei liberali dal Nord America "Quando sono arrivato qui non c'era niente,. racconta Roberta Lipson, fondatore della congregazione Kehillat di Pechino, collegata con il movimento di riforma.In seguito giunsero ebrei provenienti dall'Europa e dall'l'Unione Sovietica, Nel 1992, Cina e Israele stabilirono relazioni diplomatiche,garantendo una maggiore libertà di azione e di organizzazione : nel 1997 è stata istituita una scuola, Ahavat Yitzchak, frequentata da 40 bambini..nel l 2002 la moglie di Freundlich ha istituito la Ganeinu shool Internazional che educa oggi 50 bambini, fino a 12 anni,nel 2007 è stato aperto il primo ristorante kosher""Ci concentriamo su ciò che ci unisce, non ciò che ci divide, sono uno strumento di Dio, non un suo poliziotto. "Il ristorante, Dini's, sarà aperta 24 ore al giorno, durante le Olimpiadi ,per fornire cibo kosher agli atleti nel villaggio olimpico e spuntini agli spettatori  . Articolo community   Amid Beijing's boom, a Jewish community blooms

2  Una banca dati ,finanziata dal governo cinese e israeliano, documenterà, a Shanghai l,a storia delle migliaia di profughi che trovarono un sicuro rifugio in Cina tra il 1930 e il 1940 .Finora nella lista, visibile nel museo vicino alla sinagoga Ohel Moshe, compaiono i nomi di 600 dei 30mila ebrei che sfuggirono alll'Olocausto A Shanghai viveva una consolidata comunità ebraica e ,conseguentemente divenne una naturale destinazione per molti di coloro che fuggivano dalle persecuzioni europeei  Articolo    Allegato 





4   Per la prima volta dalla seconda guerra mondiale, gli ebrei celebrano nozze nella sinagoga di Shanghai
Dopo 60 anni si celebra un matrimonio ebraico nella sinagoga di Shanghai  L'ebraismo non è una delle   cinque religioni  riconosciute   dalla  Cina per il numero ristretto dei nativi ebrei. La sinagoga di Ohel Rachel  fu edificata   nel 1920 da una precedente comunità ebraica di origine irachena e indiana   Ora  viene utilizzata come auditorium ed è stata  considerata uno dei 100 siti più minacciati  al mondo dal  World Monuments Fund, nel 2002 e nel 2004. Articolo
5     Mondo Cinese - Gli immigrati da wenzhou: gli ebrei cinesi
6     la teoria del complotto asiatico
7  Shanghai, rabbino capo di Israele chiede il ritorno della sinagoga alla comunità   Il rabbino Shlomo Amar ha ringraziato il governo per l'ospitalità fornita agli ebrei che fuggivano dalle persecuzioni nazista ma ha "espresso la speranza" che le autorità permettano il ritorno della sinagoga alla comunità ebraica.– Shlomo Amar, uno dei due rabbini capo di Israele, ha visitato ieri l'ex sinagoga di Shanghai, ha ringraziato la Cina per l'ospitalità fornita agli ebrei durante la Seconda Guerra mondiale ed ha espresso la speranza che l'edificio possa ritornare alla sua funzione principale, la preghiera.
La sinagoga Ohel Rachel, completata nel 1920, può ospitare fino a 700 fedeli: nei primi anni '30, Shanghai ospitava circa mille ebrei sefarditi ed oltre 5 mila ashkenaziti ed a questi si sono aggiunti circa 30mila esuli fuggiti dalle deportazioni del periodo nazista.
Dopo il 1949, l'Ufficio cittadino per l'educazione ha espropriato la sinagoga e l'ha trasformata in un centro congressi e, durante la Rivoluzione Culturale, il suo uso era divenuto industriale. Finito il periodo delle purghe maoiste, è stata ristrutturata e destinata ad ospitare un museo a testimonianza della presenza ebraica durante la guerra. Al momento essa è chiusa al pubblico, ma la comunità può visitarla durante i giorni di festa.
Il rabbino Amar, accompagnato da 12 altri rabbini dell'Asia orientale, si è fermato davanti al luogo di culto. "Una sinagoga – ha detto – è un importante luogo di preghiera. Nello specifico, questa simboleggia la presenza degli ebrei a Shanghai. Noi ringraziamo il governo cinese e la nazione intera per l'ospitalità che ha dato alla nostra comunità in fuga e vogliamo ricordare che Pechino ha permesso di aprire qui scuole rabbiniche, da cui dei saggi sono poi partiti per Israele".
"Speriamo però – ha concluso – che le autorità permettano presto il ritorno della sinagoga alla comunità ebraica, un simbolo di armonia per tutti noi". Cina Shanghai, rabbino capo di Israele chiede il ritorno della ...
8   Nella Sion di Stalin colonizzata dai cinese     Siamo nell’Estremo Oriente russo, a 180 chilometri da Khabarovsk, sette ore e mezzo di aereo da Mosca. La Regione autonoma ebraica, che copre 36 mila kmq lungo il fiume Amur, che fa da confine con la Cina, festeggerà quest’autunno i suoi 75 anni di vita. Ma di ebrei, tra i 190 mila abitanti, ce ne sono pochini, secondo il censimento appena l’1,22%. «Nessuno sa quanti siamo – sorride Valerij Gurievich, vicecapo del governo locale, la più alta autorità tra gli ebrei della regione -. Dopo la caduta dell’Urss sono partiti in 13 mila, mentre ne erano censiti soltanto 9 mila». continua qui

 

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