E l’orchestra israeliana suona Wagner. Per la prima volta


      Il tabù finisce martedì 26 luglio. Dopo settant’anni di divieti e di polemiche. L’Orchestra da camera israeliana suonerà le musiche di Wagner, il compositore tedesco antisemita esaltato da Adolf Hitler e boicottato dallo Stato ebraico. Lo farà per la prima volta in Germania, a Bayreuth, nella nuova edizione del “Wagner Festival”, a pochi passi da dove riposano i resti dell’uomo la cui musica veniva trasmessa in tutti i lager mentre migliaia di uomini venivano annientati perché ebrei.
Non è stato facile arrivare a questa decisione. Le polemiche – scoppiate già a ottobre scorso – non sono mancate. E nemmeno le dichiarazioni di «disgusto» da parte dei sopravvissuti ai campi di concentramento. Molti di loro l’hanno addirittura considerata una pugnalata. «Ma è venuto il tempo di separare il pensiero di Wagner dalla sua musica», ha detto Roberto Paternostro, 54 anni, il direttore dell’orchestra, italo-austriaco di passaporto ed ebreo di religione. Paternostro sa cos’è stata Shoah: sua madre e altri parenti sono scampati ai lager nazisti. «L’ideologia antisemita wagneriana è chiaramente una cosa orribile – ha tenuto a precisare –, ma non possiamo negare che è stato un grande compositore: bisogna dividere l’uomo dalla sua arte». Ecco allora la presenza a Bayreuth. L’Orchestra da camera israeliana aprirà con il wagneriano «Idillio di Sigfrido», per passare poi a compositori ebrei: Zvi Avni, Felix Mendelsshon eGustav MahlerIl divieto di suonare Wagner in Israele dura dal 1948, anno della creazione dello Stato ebraico. Anche se dieci anni prima, già la «Palestine Orchestra» (madre della Filarmonica israeliana di Tel Aviv) mise da parte gli spartiti wagneriani dopo la “Notte dei cristalli” in Germania. Da allora in Israele tv e radio di Stato non hanno mai trasmesso nulla del musicista. Del resto quest’ultimo non aveva mai nascosto l’odio verso gli ebrei. Secondo lui avevano «corrotto l’animo tedesco, la sua musica» ed erano nemici «di tutto ciò che c’è di nobile nell’animo umano». Quanto basta per un divieto in Israele. Un divieto non ufficiale, ma seguito con scrupolo da tutti. Fino a oggi.

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