Akiva Eldar : colpa della politica la crisi immobiliare israeliana. La protesta dei giovani israeliani

   sintesi personale   

1 Le persone giovani che  manifestano  contro il  costo proibitivo degli affitti  dovrebbero chiedere ai loro genitori dove erano, mentre i politici stavano portando Israele  a questo punto . Non siamo scesi in  piazza quando Golda Meir ha voltato  le spalle  ad Anwar Sadat e al re Hussein. Siamo stati a casa quando Yitzhak Shamir respingeva l'accordo di Londra con i giordani e i palestinesi. Non abbiamo protetto Yitzhak Rabin o gli accordi di Oslo. Siamo rimasti a guardare mentre Netanyahu cavalcava le onde scure del terrorismo , abbiamo creduto alla menzogna di Ehud Barak "non c'è partner" , abbiamo accettato  volentieri il ritiro di Ariel Sharon dalla striscia di Gaza, senza un accordo con i palestinesi, siamo rimasti passivi  dinanzi all'iniziativa di pace  araba di dieci anni fa. Negli ultimi 44 anni abbiamo inviato i nostri figli, e presto i nostri nipoti, a  proteggere un pezzo di terra che non è nostra. Nel 1970 abbiamo osservato con indifferenza  la foto del ministro della difesa Shimon Peres mentre piantava il primo albero di Ofra. Abbiamo ascoltato con apatia  la  decisione di considerare  l'insediamento di Ariel, come un osso nella gola dei palestinesi '.

  Per la sicurezza di Yitzhar e Kiryat Arba, nel cuore dei territori occupati, spendiamo più denaro che  per l'edilizia popolare, per l' istruzione e per la sanità : circa  NIS 2,5 miliardi all'anno.come ha riportato il rapporto di Haaretz del 2003. . Se  si vuole estendere la costruzione del Muro, sempre a causa degli insediamenti, l'investimento è  di NIS 3 miliardi. Il mantenimento dell'IDF nei territori occupati è di circa   2,5 miliardi di euro l'anno. Le  entrate  fiscali  invece  di abbassare le  carissime tasse immobiliari sono finalizzate allo sviluppo degli insediamenti.Blame politics for the Israeli housing crisis 

Israel's government is a grave threat to democracy
2  Ogni dubbio sull' importanza  della protesta, iniziata  più di una settimana fa a Tel Aviv, è sparito quando Benjamin Netanyahu e la sua cerchia hanno definito i manifestanti : "estremisti di sinistra" e "stranieri-radicali".  Le reazioni dei politici di tutti i partiti  che si sono affrettati a formulare progetti di legge e regolamenti per la riforma degli alloggi, evidenziano  come  la protesta non sia  il capriccio di ragazzini viziati che non  vogliono  vivere al di fuori dell'area di Tel Aviv, come il ministro ha affermato.  E' la classe media , sempre più frustrata, che esprime il suo disagio, mentre i successi finanziari, vantati dal Ministro, sono concentrati in settori  ristretti della società  e  influenzati sempre più dalla politica. I manifestanti chiedono , giustamente, una distribuzione più equa delle risorse e il ripristino dello stato sociale. Un  risveglio quindi benvenuto Israel's housing protests are a welcome awakening



3  INDIGNATI ISRAELE: BASTA FONDI AI COLONI


[Image]MARIO CORRENTI1 Gerusalemme, 29 luglio 2011, Nena News – «Non riesco a capire perché tanti soldi pubblici debbano andare a coloni e agli insediamenti (nei Territori palestinesi occupati, ndr) mentre i nostri ragazzi in Israele non hanno lavoro e risorse per costruirsi un avvenire». A pronunciare stamani queste parole non è stato un israeliano di sinistra o un attivista e dei diritti dei palestinesi ma T.T. (ha chiesto l’anonimato), una tour operator di Gerusalemme Ovest. «I coloni hanno tutto o quasi gratis – ha aggiunto T.T. – come l’istruzione per i loro figli e i trasporti, pagano meno tasse e godono di tanti privilegi. E a pagare per loro siamo noi che versiamo le tasse allo Stato». Parole che non sono frutto di un rifiuto ideologico della colonizzazione e degli abusi che subiscono i palestinesi sotto occupazione. Ma sono ugualmente pericolose per il governo di Benyamin Netanyahu che dell’intransigenza, della colonizzazione ebraica nei Territori occupati, della discriminazione verso i cittadini palestinesi di Israele e dell’attacco con leggi liberticide alla società civile democratica, ha fatto il suo programma sino ad oggi. Le considerazione fatte da T.T. sono la spia dell’attenzione crescente che gli israeliani della classe media mostrano verso l’enorme flusso di capitali pubblici che il governo dirotta verso le colonie e danno degli interessi del resto della popolazione. Condannata dalle risoluzioni internazionali e combattuta dai palestinesi, la colonizzazione cominciata ad incontrare opposizione, per ragioni economiche più che per quelle politiche, anche in quella parte di israeliani che raramente si pongono interrogativi sulla condizione di chi vive sotto occupazione militare e non simpatizzano per i palestinesiIl carovita e la protesta degli indignati di Tel Aviv e di altre città, si stanno rivelando il tallone di Achille di Netanyahu che per oltre due anni ha badato ben poco alla situazione interna del suo paese per concentrarsi sui modi e le strade per impedire la realizzazione dei diritti legittimi dei palestinesi. Il primo ministro pensava di potersi garantire un nuovo mandato puntando sull’abituale «pericolo esterno» e non ha visto che la classe media israeliana – il serbatoio di voti che lo aveva portato alla vittoria elettorale nel 2009 – è stata travolta dall’aumento del costo della vita, dai salari bassi e dal lavoro sempre più precario. Un errore che potrebbe rivelarsi fatale se il sindacato, mettendo da parte la sua inspiegabile cautela, deciderà di cavalcare la protesta popolare contro la politica economica del governo.  Ci sono anche i medici assieme agli «indignati». L’Associazione dei medici di Israele, dopo aver guidato una marcia di protesta fino a Gerusalemme, ha eretto una tenda davanti all’ufficio del premier per chiedere che venga impedita la fine del sistema pubblico di assistenza sanitaria e che la salute dei cittadini non venga affidata soltanto ai privati (con costi altissimi). Il presidente dell’associazione, Leonid Eidelman, intende consegnare a Netanyahu (che è ministro della salute ad interim) una petizione a sostegno della sanità pubblica firmata da decine di migliaia di persone. Molti medici, incluso Eidelman, fanno lo sciopero della fame da alcuni giorni. Almeno mille giovani medici hanno preparato lettere di dimissioni se le richieste presentate al governo non verranno accolte.  All’ondata di proteste si associano ogni giorno nuovi gruppi. Decine di psicologi e psichiatri, per le stesse ragioni, si sono uniti agli indignati di Tel Aviv in Viale Rothschild. Anche le madri sono scese in strada con i passeggini per protestare contro l’alto costo dei nidi di infanzia e manifestanti ieri sono saliti ssul tetto della Borsa di Tel Aviv, per contestare la concentrazione della ricchezza, il potere dei monopoli, la sperequazione nei redditi e a favore del rilancio dello stato socialeIntanto la protesta per il caro-alloggi ha raggiunto anche la popolazione palestinese di Israele già gravemente discriminata, specie nel mondo del lavoro. A Baqa Al-Gharbiya vicina alle linee con la Cisgiordania, gli abitanti hanno eretto un accampamento sotto la direzione del Comitato Pubblico cittadino e dei movimenti giovanili. I palestinesi di Baqa denunciano la demolizione di case arabe e l’alto costo dei terreni e accusano Netanyahu di guardare solo ai bisogni della maggioranza ebraica. Nena Continua

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TEL AVIV: AGGREDITI FILO-PALESTINESI IN ACCAMPAMENTO “INDIGNATI”

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