Israele: Demolizioni nella valle del Giordano, 103 restano senza casa. sfruttamento economico della zona
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Gli ordini di demolizione erano stati consegnati alle famiglie di Fasayil, alcune delle quali vivevano nella zona fin dal 1990, lo scorso aprile e, a seguito della demolizione di ieri, esse sono rimaste senza riparo, con le loro fonti di sostentamento gravemente danneggiate. Negli ultimi anni Israele ha attuato nella Valle del Giordano una politica di accaparramento di terre e di espansione delle colonie illegali, ha impedito lo sviluppo dei palestinesi. "La vasta demolizione di case e la dichiarazione di zone militari chiuse, sono tutte misure precise per impedire ai palestinesi ogni libertà di movimento, e le ultime demolizioni fanno parte di una pulizia etnica in corso nella Valle del Giordano", ha aggiunto Epshtain.
Fasayil al-Wusta è sede di una comunità di beduini, molti dei quali provengono dalla zona di Betlemme. Fasayil si trova nell'Area C dei Territori Palestinesi Occupati. Dal 1967 Israele ha demolito più di 30.000 case palestinesi in Cisgiordania e Gerusalemme est. Non è prevista la loro ricollocazione, come non è mai stato dato un indennizzo alle vittime che hanno subito la demolizioni delle case.
Aggiornamento del 21 giugno Ieri, martedì 21 giugno, c’è stata una demolizione presso il villaggio di al-Khirbat Hadidiya (Valle del Giordano). Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), la demolizione ha colpito 29 strutture e oltre 30 persone provenienti da sei famiglie, compresi 11 bambini. Sono state inoltre demolite delle case nel villaggio di Khirbet Yarza, sono state colpite 13 persone. ICAHD continuerà a monitorare e a segnalare la crescente tendenza alla demolizione di case e alla pulizia etnica nella Valle del Giordano. Nel tentativo di sensibilizzare l'opinione pubblica nei confronti della situazione degli abitanti palestinesi della Valle del Giordano, ICAHD ha avviato viaggi di studio nel territorio, basati su contatti con gli attivisti locali e le comunità palestinesi.
(tradotto da barbara gagliardi) http://www.amiciziaitalo-palestinese.org/index.php?option=com_content&view=article&id=2797:103-restano-senza-casa-nella-valle-del-giordano&catid=25:dalla-palestina&Itemid=75
B’Tselem – Il Centro di Informazione Israeliano per i Diritti Umani nei Territori Occupati.
12.05.2011 http://www.btselem.org/press-release/new-report-exposes-scope-israel-s-economic-exploitation-jordan-valley Un nuovo rapporto descrive la portata dello sfruttamento economico della Valle del Giordano da parte di Israele.
•77,5 per cento della zona è chiusa ai palestinesi;
•9.400 coloni del luogo godono della distribuzione delle risorse idriche, pari a quasi 1/3 del consumo di tutta la popolazione della Cisgiordania palestinese.
Israele ha istituito un regime che sfrutta massicciamente le risorse della Valle del Giordano e della zona settentrionale del Mar Morto, molto più che altrove in Cisgiordania, dimostrando la sua intenzione: annettere, de facto, l'area allo Stato di Israele. Questi sono i risultati di “Espropriazione e sfruttamento” un rapporto pubblicato oggi (12 maggio 2011) dall'organizzazione israeliana per i diritti umani B'Tselem..
La superficie complessiva della Valle del Giordano e della zona settentrionale del Mar Morto è la più grande riserva di terre in Cisgiordania. L'area si estende su 1,6 milioni di dunam, che costituiscono il 28,8 per cento della Cisgiordania. E' la casa di 65.000 palestinesi che vivono in 29 comunità, e di altri 15.000 palestinesi che vivono in decine di piccole comunità beduine. 9.400 israeliani vivono in 37 insediamenti (compresi sette avamposti) costruiti nella zona.
La relazione passa in rassegna le varie misure che Israele ha usato per ottenere il controllo del 77,5% delle terre della zona, chiudendo fuori i palestinesi. Queste includono vaste aree di terra dichiarandole “terra di stato”, “zone di tiro militari” o “riserve naturali”. Negli ultimi due anni, l'Amministrazione Civile ha più volte demolito le strutture delle comunità beduine situate nelle zone chiuse, anche se alcune erano state costruite prima del 1967. Altre migliaia di dunam sono state prese ai profughi palestinesi. I confini comunali degli insediamenti recintano il dodici per cento della zona, tra cui tutta la riva settentrionale del Mar Morto. Secondo il rapporto, Israele ha preso la maggior parte delle fonti d'acqua della zona, destinando quasi tutta l'acqua agli insediamenti: 9.400 coloni sono destinatari di 45 milioni di metri cubi di acqua all'anno da sorgenti, dal fiume Giordano, da acque reflue trattate, e da serbatoi artificiali. Si tratta di quasi un terzo della quantità di acqua accessibile a 2,5 milioni di palestinesi che vivono in tutta la Cisgiordania. Questa generosa fornitura di acqua ha permesso lo sviluppo di insediamenti, di metodi di allevamento intensivi e la possibilità di lavorare la terra tutto l'anno, esportando la maggior parte dei prodotti. Il controllo di Israele delle sorgenti d'acqua della zona ha ridotto la quantità di acqua disponibile per i palestinesi. Nel 2008, nella zona i palestinesi hanno pompato 31 milioni di metri cubi d'acqua, il 44 per cento in meno rispetto alla quantità pompata prima dell'accordo israelo-palestinese del 1995. A causa della carenza di acqua, i palestinesi sono stati costretti a trascurare i terreni agricoli e a passare a colture meno redditizie. Il controllo israeliano della maggior parte della terra impedisce anche l'equa distribuzione di acqua tra le comunità palestinesi della zona, e priva di acqua le comunità palestinesi al di fuori dell'area. Le comunità beduine della zona hanno così poca acqua che il loro consumo corrisponde allo standard delle Nazioni Unite della quantità minima necessaria per sopravvivere in zone di disastro umanitario. Israele ha preso la maggior parte dei siti turistici importanti della zona - la sponda settentrionale del Mar Morto, il Wadi Qelt, le grotte di Qumran, le sorgenti della riserva 'Ein Fashkha, e il sito di Qasr Alyahud. Inoltre, lo stato consente alle imprese private israeliane di trarre profitto dall'estrazione di minerali e dal turismo lungo le rive del Mar Morto. Israele ha anche costruito nella Valle del Giordano impianti per il trattamento delle acque reflue e per seppellire i rifiuti di Israele e degli insediamenti. Alla luce dell'illegalità degli insediamenti, e dato atto del grave danno che gli insediamenti nella valle del Giordano e la zona nord del Mar Morto hanno causato ai palestinesi che vi abitano, B'Tselem richiede a Israele di evacuare gli insediamenti in un modo ordinato, rispettando i diritti dei coloni, compreso il pagamento di un indennizzo. Inoltre, in conformità con i divieti del diritto internazionale contro lo sfruttamento delle risorse naturali dei territori occupati, Israele deve permettere ai palestinesi di accedere a tutte le aree attualmente chiuse, permettere ai palestinesi di usare le fonti d'acqua, annullare le restrizioni al movimento palestinese nell'area, e permettere alle comunità palestinesi di costruire e di svilupparsi.
B'Tselem ha fornito una copia del rapporto al ministero della Giustizia per una risposta. Secondo un accordo con il Moj, esso coordina le risposte delle autorità competenti ai rapporti B'Tselem. Nonostante questo accordo, il Ministero ha fatto sapere che, "poiché il rapporto si occupa soprattutto di questioni politiche, e non di questioni puramente legali", non ritiene corretto rispondere.
(tradotto da barbara gagliardi)http://www.amiciziaitalo-palestinese.org/index.php?option=com_content&view=article&id=2796:dossier-portata-dello-sfruttamento-israeliano-della-valle-del-giordano&catid=22:dossier&Itemid=42
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