Brucia una moschea in Cisgiordania, sospetti sui coloni


   Sale la tensione in Cisgiordania dopo l'incendio doloso di una moschea nel villaggio di el-Meghayer (Ramallah).
Un episodio – subito condannato dai dirigenti di Israele e dell'Anp – che, secondo il parere convergente di investigatori delle due parti, potrebbe essere stato compiuto da coloni ultras.Si tratta della terza profanazione di una moschea in Cisgiordania negli ultimi tre anni. Nei casi precedenti lo Shin Bet (servizio segreto israeliano) aveva concentrato i propri sospetti su elementi della destra eversiva ebraica in Cisgiordania. Ci sono poi stati alcuni arresti: ma i responsabili degli attacchi non sono mai stati identificati.Ad el-Maghayer l'allarme è scattato all'alba quando i primi fedeli hanno scoperto che l'edificio era in parte carbonizzato, dopo che sconosciuti avevano versato sul pavimento materiale infiammabile ed avevano lanciato in un locale un pneumatico di automobile ardente.Sulle pareti era scritto, in ebraico: 'Tag Mehir', ossia 'Il prezzo da pagare'. Si tratta di uno slogan coniato da coloni-ultras in base ad una prassi elaborata per dissuadere l'esercito israeliano dal compiere operazioni nei loro confronti: qualora ciò comunque avvenga, questi coloni attaccano obiettivi palestinesi, impegnando così le forze armate su nuovi frontiFonti palestinesi rilevano che all'alba di ieri l'esercito israeliano ha sgomberato con la forza un avamposto illegale ebraico (Aley Ayn) eretto – a loro dire – su terre del villaggio cisgiordano. Dunque la moschea potrebbe essere stata scelta dagli ultras come 'Tag Mehir', ossia come ritorsione, per lo sgombero di Aley Ayn.

Mentre il presidente dell'Anp Abu Mazen (Mahmud Abbas) ha già ordinato lavori di restauro, le condanne giungono numerose. Fra i primi ad esprimere oltraggio è stato il premier israeliano Benyamin Netanyahu secondo cui l'incendio ''è un gesto criminale, concepito al fine di provocare''.
Israele agirà con determinazione, ha aggiunto, ''contro quanti disconoscono la libertà di culto altrui''. Energiche parole di condanna sono giunte anche dal ministro della difesa Ehud Barak e dal leader del movimento dei coloni Dany Dayan per il quale l'attacco alla moschea ''è degno di Sodoma'', ossia oltremodo perverso.
Da parte sua il Mufti di Gerusalemme, sceicco Muhammed Hussein, ha avvertito che questo episodio non è affatto isolato ''ma rientra invece in una politica sistematica volta ad inasprire il conflitto, e che mostra spregio verso i valori umani e religiosi altrui''.
Commento: naturalmente quest'atto verrà condannato, presumo, dall'ambasciatore quando verrà inagurata la Kermesse israeliana a Piazza Duomo

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