SAMIR KHALIL, ATTENDIAMO I FRUTTI DELLA PRIMAVERA ARABA (INTERVISTA) da Misna

  “La primavera c’è stata ed è stato un bene. Ma adesso bisogna guardare all’estate, o meglio all’autunno e vedere che frutti porteranno: è questa la sfida che i movimenti democratici, in Egitto e in Tunisia, si trovano ad affrontare nel mondo arabo”: ne è convinto padre Samir Khalil Samir, gesuita egiziano e uno dei maggiori esperti di Islam a livello mondiale, che alla MISNA traccia un’analisi sul futuro delle rivolte arabe.“La sollevazione delle piazze, dal Cairo a Tunisi, è stata la conseguenza di un malcontento diffuso sentito soprattutto dalle giovani generazioni. Ragazzi cresciuti senza prospettive, e che chiedevano a sistemi corrotti e stantii un cambiamento: è questa la parola che ha avuto, da sola, il potere di mandare in frantumi anni di malgoverno e soprusi” afferma il gesuita, per cui quella a cui abbiamo assistito in questi paesi è stata una “vera e propria primavera di ideali” a cui adesso occorrerà far seguito con progetti concreti.In particolare, osserva ancora il religioso, “i calendari elettorali definiti dai vertici al potere della transizione nei due paesi non consentiranno ai movimenti di piazza di organizzarsi in partiti politici, col rischio più che concreto di far vincere il voto ad organizzazioni che non sono rappresentative di quelle aspirazioni comuni che hanno portato i cittadini a scendere per le strade”.Il riferimento, nel caso dell’Egitto, “non è solo ai Fratelli Musulmani, che pure sono il movimento più organizzato del paese, quanto ai salafiti, una forza minoritaria ma che dalla caduta del vecchio regime ha tratto nuova linfa per tornare alla ribalta” aggiunge Samir.Una piega diversa e drammatica, a giudicare dagli avvenimenti di cronaca delle ultime ore ha preso la rivolta contro il presidente-padrone dello Yemen, Ali Abdullah Saleh, “disposto, pur di restare al potere, a trascinare il paese nel baratro” osserva il gesuita, per cui “nonostante le similitudini, non bisogna cadere nella tentazione di uniformare tutte le complesse sfaccettature in cui la rivolta è stata declinata nelle varie realtà locali”.Emblematico “ma per nulla rappresentativo di tutta la regione” è il caso della Siria: “uno tra i pochi paesi più laici della zona, in cui la convivenza tra cristiani e musulmani è un modello che non ha paragoni e che ci ricorda che solo dal sostegno reciproco tra queste due comunità può sorgere una nuova alba per tutto il Medio Oriente”.SAMIR KHALIL, ATTENDIAMO I FRUTTI DELLA PRIMAVERA ARABA (Intervista)
   

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