Hassan Nasrallah e la posizione di Hezbollah sulla crisi siriana


       Il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah occupa una posizione speciale nel cuore di molti arabi e musulmani per il modo saggio in cui ha guidato la resistenza libanese, per i grandi e nobili successi che sono stati il risultato di più di un mese di fermezza nei confronti dell’aggressione israeliana contro il Libano nell’estate del 2006, e prima ancora per la liberazione del sud del paese dall’occupazione israeliana dopo che quest’ultima aveva inflitto grandi perdite materiali ed umane ai libanesi.Nasrallah ha parlato mercoledì a un grande raduno del partito nella valle della Beqaa, in occasione dell’11° anniversario della festa della resistenza e della liberazione (che ricorda il ritiro israeliano dal Libano nel 2000 (N.d.T.) ), ed ha ribadito i principi della resistenza, affermando alla folla oceanica che ascoltava le sue parole da uno schermo gigante, che “questa festa non appartiene a un singolo gruppo, a una singola setta o a una particolare categoria, ma è la festa di tutto il popolo libanese”. Egli ha detto queste cose a ragione, anche se potremmo aggiungere che essa è anche la festa e l’orgoglio della nazione araba e islamica, perché questa liberazione avvenne attraverso enormi sacrifici, e non attraverso trattative umilianti e degradanti. Se il popolo libanese avesse deciso di seguire la strada dei vani negoziati non avrebbe ottenuto questa grande vittoria, e le forze israeliane sarebbero rimaste nel sud del Libano fino ad oggi, disseminandolo di insediamenti come avviene attualmente nei territori occupati della Cisgiordania e delle alture del Golan.Dissentono da Nasrallah – e dai grandi successi del suo partito fondati sul sacrificio – solo alcuni, che partono da punti di vista non oggettivi e fondati su una visione settaria, all’ombra della mobilitazione e polarizzazione settaria che la regione araba sta vivendo attualmente, sul cui fuoco soffiano forze coloniali che non vogliono la stabilità e il progresso per la nostra regione.
Ma ciò su cui molti possono essere in disaccordo con Hezbollah è il suo modo selettivo di rapportarsi alle sollevazioni ed alle rivolte popolari arabe che chiedono democrazia, giustizia e riforme politiche. Infatti, mentre Hezbollah si è schierato con coraggio al fianco delle rivoluzioni arabe in Egitto, Tunisia e Bahrein, il partito non ha fatto lo stesso di fronte alla rivolta siriana, e ciò lo ha esposto a molte critiche e anche ad attacchi non oggettivi da parte di coloro che odiano Hezbollah e mettono in dubbio le sue vittorie senza precedenti contro le aggressioni israeliane.E’ vero che Nasrallah nel suo discorso di mercoledì ha riconosciuto che le autorità siriane hanno commesso errori in Libano, ed ha chiesto perciò ai suoi connazionali libanesi di non interferire in quanto sta avvenendo in Siria. Egli però non ha rivolto alcun consiglio – senza voler parlare di critiche – ai suoi amici ed alleati a Damasco per porre fine allo spargimento di sangue nel paese, o per manifestare un po’ di simpatia nei confronti dei martiri che sono caduti sotto il fuoco delle forze di sicurezza chiedendo le riforme, la fine della corruzione, e la democrazia.Pensavamo, e continuiamo a pensare, che Nasrallah avrebbe potuto approfittare del proprio stretto rapporto con le autorità siriane, e con il presidente Bashar al-Assad in particolare, per chiedere loro di porre fine ai massacri che vengono commessi ogni venerdì, e di impegnarsi in un vero dialogo nazionale che possa dare immediato avvio a riforme serie – riforme della cui necessità, secondo quanto ha affermato Nasrallah nel suo discorso, il presidente e la leadership della Siria sarebbero pienamente convinti.Ci rendiamo perfettamente conto che Nasrallah vuole preservare la sicurezza e la stabilità della Siria, e che tiene in grande stima il ruolo siriano nel conflitto contro i complotti israeliani. Non abbiamo alcuna divergenza con lui a questo proposito. Ma è necessario che egli comprenda appieno le rivendicazioni del popolo siriano, e simpatizzi con esso allorché si rivolta contro le ingiustizie che subisce per mano di servizi di sicurezza repressivi i quali adoperano nei suoi confronti il pugno di ferro, molto più di quanto non sia avvenuto in Egitto, in Tunisia, e perfino in Bahrein.Ci auguriamo che Nasrallah auspichi per i siriani esattamente ciò di cui godono i libanesi, ovvero elezioni libere, rappresentanza parlamentare, la possibilità di contribuire alle decisioni che riguardano il loro destino e le loro generazioni future, all’ombra di un vero regime democratico – quel regime che ha permesso e permette a Hezbollah di essere pienamente rappresentato in parlamento, di partecipare al governo con i propri ministri, e di stringere alleanze con altri blocchi parlamentari che possono far cadere o costituire governi.
In questo difficile frangente le autorità siriane hanno bisogno del consiglio dei loro amici ed alleati più che del loro sostegno incondizionato, poiché tale sostegno potrebbe spingerle a prediligere soluzioni securitarie che potrebbero aprire la strada a interventi coloniali occidentali i quali sarebbero catastrofici per la Siria e per tutti coloro che si oppongono a simili interventi e li condannano – in primo luogo Hezbollah e tutti coloro che credono alla resistenza e la considerano la via più breve per porre fine alle occupazioni israeliane ed allo stato di umiliazione che vive la nazione araba.

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