Robert Fisk :il risveglio delle nazioni arabe è iniziato in Libano nel 2005

Per prima cosa parliamo dei racconti che arrivano dalle prime linee della rivoluzione in Siria, nel medesimo inglese imperfetto, ma coraggioso nel quale sono stati scritti 24 ore fa.
 “Ieri mattina sono andato in piazza a dimostrare, mi sono messo d’accordo con dei tizi tramite Facebook, non li conosco, ma condividiamo la stessa ambizione per la libertà, quella notte sono stato sveglio fino alle 6 per guardare i notiziari, è orribile quello che sta accadendo in Siria, le forze di sicurezza massacrano la gente come se fossero animali!!!
 “Mi sono vestito e sono andato in piazza, c’erano circa 150 poliziotti in borghese in strada che invocavano la vita di Assad (cioè,che lodavano Assad) e l’autista di un taxi tamponava le altre macchine per impedire che circolassero,non sono sicuro se era un’azione rivoluzionaria o se stava cercando soltanto di svuotare le strade per conto del servizio di sicurezza! era una follia, ero arrabbiato che facessero le lodi di Assad e che vogliano che continui a governare la Siria nello stesso modo.
“Guardavano tutti quelli che erano in strada, e se non lodavano Assad lo picchiavano e lo arrestavano, io non l’ho lodato, naturalmente, ho preso il mio telefonino e ho cominciato a girare un video per mostrare al mondo chi loda il dittatore e la sua gang! 2 tizi correvano in testa al corteo dei dimostranti, erano rivoluzionari, ma hanno dovuto correre con questa gang finché i pacifisti sono arrivati dalla moschea ommayade (Moschea Umayyad, la più grande e famosa moschea di Damasco, n.d.t.) questi 2 mi hanno detto di non fare il video e di nascondere il telefonino.  “L’ho nascosto in tasca ma all’improvviso circa 40 uomini della sicurezza mi sono venuti incontro, e hanno cominciato a strillare: “stai facendo un video!! 5 tizi mi tenevano fermo (come quando si arresta qualcuno) e hanno cominciato a picchiarmi….altri 7 mi hanno aggredito, mi hanno preso il telefonino, la mia carta d’identità e i miei soldi e altri 7 mi hanno aggredito, mi hanno detto, fai un video, bastardo?
“Ti uccideremo, come tutti i nemici di Assad, la Siria appartiene ad Assad, non a voi bastardi!! Immediatamente ho detto:” Sono con voi, ragazzi!! Tutti noi seguiamo il presidente Assad, anche se dovessimo morire! “ hanno detto, allora, perché stai facendo un video?”
 “Ho detto, perché sono felice che c’è una dimostrazione che loda il più grande dittatore, Assad….”“C’era un uomo, (sembrava un funzionario), mi ha afferrato e mi ha preso a schiaffi ed era l’ultimo in questa finta dimostrazione che lodava Assad….”
 Seconda cronaca:
 “Assad mente, ve lo assicuro! Ci sono più di 6000 prigionieri politici in Siria, che significa quindi liberarne 260?!! Hanno detto che avrebbero abolito la legge di emergenza MA creeranno una nuova legge contro il terrorismo, che sarà peggiore della legge di emergenza ne siamo sicuri!
 “Hanno detto che combatteranno la corruzione, pensate che Assad arresterà suo cugino Rami Maklouf, suo fratello Maher Assad, suo zio Zo al Himma Shaleesh, Assad arresterà tutta la sua famiglia, prenderà i loro soldi e ce li restituirà? La gang a Lattakia sono una gang Alawiyeen, appartengono alla famiglia di Assad, li conosciamo tutti in Siria, si chiamano shapeeha, la gente di Lattakia ha dimostrato contro il governo e dopo i servizi segreti, la polizia e l’esercito hanno portato questi shapeeha per spaventare la gente e per ucciderla.
 “In Siria non dimostriamo per il cibo o per i soldi, vogliamo cambiare tutto il sistema e impiccare tutta la famiglia Assad…”
Questo è materiale vero, la voce della furia popolare e dei giovani che non sarà spenta dalle camere di tortura e dai manganelli. I due giovani sono entrambi scampati all’arresto – anche se uno ora ha dovuto fuggire dal suo paese – ma i loro racconti ci parlano di una familiare storia di oppressioni comune alla Tunisia, Egitto, allo Yemen, alla Libia…fatta di false dimostrazioni a favore del governo, di uso promiscuo della violenza della polizia segreta,della conoscenza popolare della corruzione e la produzione di teppisti del regime in borghese che si chiamano “baltagi” al Cairo dove Mubarak li ha usati (la parola in senso letterale significa teppisti) e della settarizzazione della soppressione (gli “Alawiyeen” di Lattakia sono gruppi di Alawi (Sciiti) della setta alla quale appartiene la famiglia di AssadE adesso il regime di Damasco rivendica che il Libano è una delle potenze esterne che sta stillando discordia nell’ “UM al-Arabia Wahida” cioè, la madre della nazione araba, più precisamente l’Alleanza Libanese del 14 marzo del primo ministro dimissionario Saad Hariri, i cui oppositori principali sono il partito Libanese musulmano sciita Hezbollah e i suoi alleati.
 Vedete come è facile creare una guerra “settaria” in Siria e poi infettare il vicino con il virus?
 Queste non sono parole inutili. Le rivoluzioni non iniziano con episodi drammatici, per esempio l’autoimmolazione del disoccupato in Tunisia, la distruzione di una chiesa copta (al Cairo, n.d.t.), per quanto drammatiche possano essere queste tragedie.
 In realtà, il “risveglio arabo” non è iniziato quest’anno in Tunisia, ma in Libano nel 2005, quando, sconvolti dall’assassinio dell’ex-primo ministro Rafiq Hariri (il padre di Saad), centinaia di migliaia di Libanesi di tutte le confessioni si radunarono nel centro di Beirut per chiedere il ritiro di 20.000 soldati siriani di stanza nel paese.
 A Damasco Bachar ha fatto un discorso pietoso, insultando i dimostranti, suggerendo che le telecamere per le riprese dal vivo usavano degli zoom per aumentare l’entità della folla.
 Ma l’ONU ha approvato una risoluzione – una no-soldier zone (zona interdetta ai soldati) invece che un no-fly zone, suppongo, che ha costretto i militari siriani ad andarsene.
 Questa è stata la prima espulsione di un dittatore, anche se di un’altra nazione, fatta da “masse” arabe che finora era stata un’ istituzione nelle mani dei dittatori.
 E mi ricordo, tuttavia, che in quell’epoca nessuno di noi, me compreso, che avevo vissuto per decenni in Libano, si era reso conto della profondità che avevano raggiunto gli artigli siriani nel suolo rosso del Libano nei 29 anni precedenti. I lacchè libanesi della Siria restarono ai loro posti. La loro polizia segreta “mukhabarat” (per le informazioni generali, n.d.t.) ritornò trasformata magicamente.Gli omicidi politici continuarono con la velocità di un turbine. Ho passato giorni e giorni andando dal luogo dove era esplosa un’ autobomba o era riuscita un’ altra violenta a un altro. Questo è ciò che terrorizza i dimostranti di tutte le nazioni che lottano per sbarazzarsi dei loro capi brutali e spesso appoggiati dagli Americani. Il Feldmaresciallo Tantawi, il capo dell’esercito egiziano, per esempio, adesso governa l’Egitto. E tuttavia non è soltanto un amico intimo dell’America ma un amico di infanzia e di una vita di Mubarak, al quale è stato permesso di esprimere lamentosamente le scuse auto-elogiative dell’ex-dittatore sulla televisione Al-Arabia (“la mia reputazione, la mia integrità e il mio passato militare e politico”) prima del suo interrogatorio e dell’inevitabile ricovero d’urgenza in ospedale. Quando le ultime folle di Tahrir Square hanno chiesto anche le dimissioni di Tantawi, la maschera del Feldmaresciallo è scivolata via. Ha mandato le sue truppe a “pulire” la piazza.Quando gli Iraniani, a milioni, hanno dimostrato contro i risultati sospetti dell’elezione presidenziale di di Mahmoud Ahmedinejad del Giugno 2009, a Tehran molti membri del movimento “verde” mi hanno fatto domande sulla rivoluzione libanese del 2005 contro la Siria, soprannominata la Rivoluzione del Cedro” dal dipartimento di stato americano, un cliché che di fatto non si è mai diffuso tra i stessi Libanesi, e mentre non c’era nessuna connessione politica tra i due eventi, c’era indubbiamente un collegamento che le ispirava; erano due coppie di rotaie dello stesso spessore che rinforzavano l’idea che i giovani di Tehran e di Beirut appartenevano allo stesso sistema di trasporto di umanità e libertà.
Naturalmente c’erano molte persone nel mondo musulmano che speravano che si potessero convincere le forze di sicurezza a passare dalla loro parte. Al Cairo, singoli soldati si sono uniti alla rivoluzione – in Yemen è avvenuto su larga scala – ma i lupi non si trasformano in micini. E, malgrado un ovvio esempio storico nell’area medio orientale, non è realistico aspettarsi che qualcuno salvi il mondo marciando verso la sua crocifissione. I capi della polizia, anche se personalmente devoti, faranno quello che verrà loro detto, perfino quando gli ordini includono gli omicidi di massa.Prendete, per esempio, i Sauditi. Il quotidiano The Indipendent è in possesso di un ordine straordinario e atroce dato dal principe Nayef Biu Abdul al-Saud, ministro degli interni saudita, emesso l’11 marzo e precedente alla “Hunayn Revolution” organizzata dagli intellettuali sciiti e sunniti il mese scorso.Hunayn era il nome di battaglia col quale il profeta Maometto ottenne la vittoria grazie a un vero miracolo, contro degli eserciti molto più potenti.
A tutti gli onorevoli capi della polizia delle aree di Ryadh, Mecca e Medina, al-Bahr Passim, le frontiere orientali, Tabouq, Sharqiya, Qaseer, Najwan, Jezaan e al capo delle Forze speciali di emergenza”, comincia Nayef, notate come la responsabilità è accuratamente “spalmata” su tutta la rete dei “mukhabarat”(polizia per le informazioni generali) “Prima delle nostre colloqui riguardo alla “Hunayn Revolution” – ammesso che esista: ha il solo scopo di minacciare la nostra sicurezza nazionale:;questo gruppo di individui randagi diffonde il male in tutto il paese. Non mostrate nessuna pietà. Colpiteli con pugno di ferro. E’ permesso a tutti gli ufficiali e al personale di usare munizioni cariche. Questa è la vostra terra e questa è la vostra religione. Se vogliono cambiarla o sostituirla, voi dovete reagire. Vi ringraziamo, buona fortuna!”Questo ordine atroce cui, per misericordia, non si dovette ubbidire, era ben noto agli Americani che hanno condannato con così tanta amarezza, la brutalità del regime di Assad, ma che, in questo caso, naturalmente, non hanno emesso neanche un piagnucolio.
Pare che gli Sciiti possano essere presi di mira in queste rivoluzioni, di qualsiasi varietà siano: Sauditi, del Bahraiti, Siriani, o proprio Libanesi.
Le istruzioni del Principe Nayef sono degne di essere esaminate dalla Corte Penale Internazionale de L’Aja; Nayef ordina ai suoi capi della polizia di sparare a dimostranti disarmati e anche se i suoi uomini avessero eseguito il loro cruento compito ( e,in passato lo hanno fatto), lui è salvo. L’Arabia Saudita è un regno dove noi occidentali non tollereremo i “risvegli” arabi più di quanto lo faranno gli autocrati locali. Non c’è da meravigliarsi che ogni saudita abbia con sé una carda d’identità dove non è definito cittadino, ma “al-tabieya” che significa “servo”.Quello che c’è di strano in tutte queste rivoluzioni è, naturalmente, il fatto che i dittatori –i Ben Ali, i Mubarak, i Saleh, gli Assad, perfino gli al-Saud, passino più tempo spiando gli stranieri e accumulando documentazioni sulle trasgressioni compiute dai loro cittadini che nel cercare di capire che cosa realmente vogliono le loro popolazioni. Eric Rouleau, un corrispondente di Le Monde in Iran, e che poi è diventato ambasciatore francese in Tunisia, raccontato come il “Generale” Ben Ali, ministro degli interni tunisino tra il 1985 e il 1986, desiderasse acquisire da Parigi il francese i più recenti impianti per le comunicazioni. Lo “spietato superflic” (super poliziotto,n.d.t.), come lo chiamava crudelmente Rouleau, addestrato dall’intelligence negli Stati Uniti, aveva fascicoli su “tutti”.A un incontro con Rouleau, Ben Ali ha aveva delineato le minacce più grandi al regime tunisino: le “agitazioni” sociali, le tensioni con un certo Colonnello Gheddafi della Libia (qui si deve ammettere una certa solidarietà verso Ben Ali) e, la più grave di tutte, “la minaccia islamica”, qualunque essa possa essere. Rouleau ricordava come “con un gesto teatrale, egli (Ben Ali) spingesse il bottone di una macchina che in un istante aveva srotolato una lista infinita di nomi che dicveva fossero sotto sorveglianza permanente. Ingegnere informatico, ossessionato dalla tecnologia, Ben Ali non ha smesso di usare questa tecnica di raccolta di informazioni. Rouleau, che stava mandando a Parigi resoconti tutt’altro che lusinghieri sul regime e sul suo ministro degli interni, era perplesso che i suoi rapporti con Ben Ali peggiorassero costantemente fino al giorno in cui terminò la sua missione. “ll giorno della mia partenza definitiva dalla Tunisia, quando andai da lui per la mia visita di cortesia” ricorda Rouleau, “Ben Ali mi chiese, in uno stato di rabbia incandescente, perché lo considerassi un agente della CIA, posseduto da ambizione inarrestabile. E ha cominciato a citare, quasi parola per parola, dai suoi schedari, tutti miei telegrammi confidenziali al Quay d’Orsay” (nome del ministero degli Esteri francese, n.d.t.)…L’ambasciatore non era scampato ai complicati meccanismi del centro di spionaggio di Ben Ali.Ben Ali era in grado di penetrare nell’Ambasciata francese, ma come presidente semplicemente non è riuscito ad acquisire conoscenze sul suo popolo. C’è una fotografia indimenticabile del presidente che sarebbe stato presto deposto, quando abbastanza tardivamente, visitò Mohamed Bouazizi, il giovane che aveva tentato di bruciarsi vivo, mentre giaceva morente nel suo letto di ospedale.Bel Ali fa del suo meglio per apparire preoccupato. Il ragazzo non è chiaramente in grado di comunicare. I dottori e i paramedici, però, osservano il presidente invece che il loro paziente e lo fanno con un’impazienza stanca che ovviamente il presidente non capisce. Grossi fuochi nascono accendendo piccoli legnetti.Consideriamo la prima insurrezione contro Bashar al-Assad nella città di Deraa .- sede della vecchia stazione dei treni a vapore, dove si pensava che T.E Lawrence fosse stato assalito da un ufficiale ottomano durante la Prima Guerra Mondiale, dove neppure molto mezzi sofisticati di intelligence avrebbero potuto preavvertire il regime di quanto sarebbe accaduto. E’ stato un luogo di ribellioni storiche dove dei giovani avevano dipinto dei graffiti contro Assad su un muro. La polizia segreta siriana seguiva la sua normale pratica di trascinare i giovani alla stazione di polizia di picchiarli e di torturarli. Ma poi arrivavano le madri per invocare il loro rilascio e venivano insultate dalla polizia.
Poi, fatto molto più grave, un gruppo di anziani di una tribù è andato a un incontro con il governatore per chiedere una spiegazione per il comportamento della polizia.Ognuno ha messo il proprio turbante sulla scrivania del governatore, che è un gesto tradizionale di negoziazione; si sarebbero rimessi il turbante quando la questione fosse stata risolta. Il governatore, però, un vecchio Baatista (persona appartenente al Partito Socialista Arabo Ba’ath, n.d..t.) e persona leale al regime, ha preso il turbante dello sceicco che aveva maggior prestigio, l’ha buttato sul pavimento del suo ufficio e lo ha calpestato.Gli abitanti di di Deraa sono usciti per strada a migliaia per protestare; sono cominciati gli spari; Bashar ha destituito precipitosamente il governatore e lo ha sostituito. Troppo tardi. Il fuoco era stato acceso: in Tunisia da un giovane che si era dato fuoco, in Siria da un turbante.Questi episodi, non sono privi, naturalmente di un fondamento storico. Proprio come il distretto di Hauran, dove si trova Deraa è stata sempre un luogo di ribellioni, l’Egitto è stata sempre la terra di Gamel Abdul Nasser.E stranamente, sebbene Nasser fosse l’iniziatore delle dittature militari che dovevano paralizzare l’Egitto, il suo nome veniva pronunciato con rispetto da migliaia di dimostranti a Tahrir Square che hanno invocato con successo la caduta di Mubarak.Questo non è accaduto perché avevano dimenticato la sua eredità ma perché, dopo decenni di monarchia e di dominio coloniale inglese, consideravano Nasser come il primo leader che aveva restituito all’ Egitto il rispettoso di se stesso.
 A febbraio Hoda, la figlia di Nasser, ha avuto indubbiamente ragione, quando ha detto che “il parallelo con il potere del popolo, l’insurrezione spontanea che aveva portato mio padre al potere è quello che soprattutto mi rincuora….La gente ha pensato che i giovani di oggi fossero apolitici, ma essi hanno dimostrato che i loro detrattori avevano torto.
 Mio padre sarebbe estasiato. Sarebbe stato orgoglioso della gente che dimostrava a Tahrir Square, intonando slogan che sollecitavano riforme politiche radicali e un cambiamento sociale. Nasser rimane al centro della mitologia rivoluzionaria in Egitto e nel mondo arabo in generale. Ecco perché avete visto i ritratti di Nasser sollevati in alto a Tahrir Square.” Malgrado tutto ciò, la “rivoluzione” libica sta cominciando a esaurirsi; il sangue che ha prodotto si sta coagulando insieme alle parole una volta usate per descriverla.Le tribù che una volta riconoscevamo come opposizione democratica, cioè i Senussi della vecchia famiglia Idriss – ora sono definiti “ribelli”dalla nostra stampa e dai colleghi della televisione, l’insurrezione è ora una “guerra civile”, un modo sgradevole di ricordare a noi stessi perché non dobbiamo metter “gli stivali sul terreno” (fare combattimenti usando truppe di terra, n.d.t.)
I nostri padroni Tory - specialmente il nostro odioso ministro della difesa di quell’epoca, si inventarono la “guerra civile” in Bosnia per ritardare il nostro intervento durante la pulizia etnica nei Balcani.
 La maggior parte delle nazioni arabe sarebbero felici di vedere la fine di Gheddafi, ma egli sta seduto a disagio nel pantheon della “rivoluzione”. Non si supponeva che fosse il primo rivoluzionario contro la corruzione di Re Idriss e in seguito il castigo dell’Occidente e del sionismo?
 Stranamente ci sono dei paralleli da fare con la Siria che a noi e ad Assad forse non piacciono. Infatti è stato il rifiuto della Siria a piegarsi al “processo di pace” degli Stati Uniti, il suo appoggio risoluto alla “resistenza” del partito Hezbollah in libano che ha superato l’esercito di Israele nel 2006, che permette alla famiglia Assad, califfi per definizione, suppongo, di rivendicare che la loro indipendenza e il loro rifiuto di prostrarsi alle richieste di Stati Uniti e Israele, costituiscono una rivoluzione che durerà nel tempo in Siria e che è infinitamente più importante dei combattimenti di gruppi nelle strade di Deraa, Lattakia, Banias e Douma.
Hamas mantiene la sua sede politica principale a Damasco. La Siria resta il polmone per mezzo del quale l’Iran può respirare in Medio Oriente e per mezzo del quale il presidente iraniano può entrare in Libano e proclamare – con l’orrore dei Libanesi che ora Bachar Assad rimprovera per la violenza che c’è nel suo stesso paese – che il Libano meridionale è ora la prima linea dell’Iran contro IsraeleE ora andiamo un po’ oltre. Il 31 marzo gli Israeliani che si sono opposti costantemente alla deposizione dei dittatori del Medio Oriente, hanno pubblicato una serie di immagini di foto-ricognizioni del Libano meridionale, che presumibilmente indicavano l’esatta posizione di 550 bunker di Hezbollah, 300 “siti di monitoraggio” e 100 strutture da usare come depositi di armi gestiti dagli alleati della milizia libanese sciita della Siria nel paese. Erano stati costruiti, sostenevano gli israeliani, vicino a ospedali, scuole e ad aziende di pubblico servizio. La documentazione era falsa. Visite fatte ai luoghi segnati sulla mappa non hanno rivelato nessun bunker. In effetti, i veri bunker di Hezbollah, noti ai Libanesi, non compaiono sulla carta. Hezbollah ha capito rapidamente il motivo.“Ci stanno preparando per la prossima guerra”, mi ha detto un mascalzone veterano di Hezbollah del villaggio di Jibchit. Se Israele avesse davvero scoperto le nostre posizioni, l’ultima cosa che avrebbero fatto sarebbe stata di informarci che conoscevano le nostre posizioni, perché le avremmo immediatamente spostate!”
 La settimana scorsa, però, le forze aeree turche hanno costretto all’atterraggio un velivolo da trasporto iraniano che presumibilmente volava su Diyarbakir diretto verso Aleppo, la città siriana situata nel nord del paese e che trasportava “pezzi di ricambio di automobili”. A bordo dell’Ilyushin -76, i Turchi hanno trovato 60 fucili d’assalto Kalashnikov AK-47, 14 mitragliatrici BKC, 8000 pallottole, 560 bombe da mortaio di 60 mm e 1288 bombe da mortaio di 120 mm.
 Non date retta a Facebook. Non facevano parte di nessun “risveglio” o “insurrezione”, ma questi carichi di armi erano ulteriori rifornimenti per Hezbollah da usare nel loro prossimo conflitto con Israele. E tutto ciò solleva una domanda: C’è un modo migliore per allontanare la mente del vostro popolo dalla guerra che una nuova guerra contro un nemico che si è opposto fermamente alla democratizzazione del mondo arabo?Traduzione di Maria Chiara StaraceIl risveglio delle nazioni arabe è cominciato in Libano nel 2005

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