Dal Blog : Guerre contro :Nuovi cablogrammi pubblicati da Wikileaks rivelano la mano pesante degli USA nell’aiutare Israele all’ONU.

di Colum Lynch
Foreign Policy, 18 aprile 2011


Dopo i postumi dell’intervento militare israeliano del 2008-2009 nella Striscia di Gaza, Susan E. Rice, l’ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, ha condotto una vigorosa campagna per ostacolare un indagine indipendente dell’ONU su possibili crimini di guerra, facendo intendere che la prospettiva di un azione esplorativa poteva costituire una leva per fare pressione su Israele affinchè prendesse parte al processo di pace in Medioriente sostenuto dagli Stati Uniti.[...]
I documenti forniscono un inedito quadro del modo in cui la diplomazia americana ha fatto da scudo ai militari israeliani dietro le quinte delle Nazioni Unite per evitare un indagine minuziosa sulla loro conduzione durante l’Operazione Cast Lead. Il loro rilascio rappresenta un nuovo argomento di discussione sulle prime pagine dei giornali israeliani, dopo le recenti sorprese annunciate da un editoriale di Richard Goldstone – l’emminente giudice Sud Africano che ha condotto un indagine commissionata dalle Nazioni Unite – sul Washington Post, nel quale dichiarava che il suo team ha ingiustamente accusato Israele di aver preso di mira civili palestinesi.I nuovi documenti, seppure in linea con quanto dichiarato allora pubblicamente dagli Stati Uniti circa la loro opposizione ad un inchiesta dell’ONU sulle operazioni militari israeliane, mostrano in modo particolareggiato in che modo l’America eserciti il suo potere a porte chiuse presso le Nazioni Unite. Dimostrano inoltre come a Stati Uniti e Israele sia concesso il privilegio di accesso a decisioni estremamente delicate prese all’interno di una Commissione ‘indipendente‘ di inchiesta dell’ONU, sollevando dubbi circa l’indipendenza del processo [il controllato che controlla il controllore].In un cablogramma, emerge che Susan Rice ha ripetutamente spronato il Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-moon, di eliminare una raccomandazione della commissione di inchiesta affinchè venisse condotta un analisi più approfondita sui presunti crimini di guerra commessi da soldati israeliani e militanti palestinesi.In un altro cablogramma, emerge che Susan Rice ha lanciato un velato avvertimento al Presidente del Tribunale Penale internazionale, Sang-Hyun Song, sul fatto che un indagine su presunti crimini israeliani avrebbe potuto danneggiare la posizione degli Stati Uniti in un momento in cui la nuova amministrazione americana aveva assunto posizioni più vicine al Tribunale.
Secondo quanto riportato nel cablogramma, il 3 novembre 2009 la Rice comunico al Sang-Hyn Song che: «Se la Corte Penale prenderà in mano i problemi sollevati dal Rapporto Goldstone, ciò verrà percepito da molti negli Stati Uniti come un test per la Corte Penale, in quanto si tratta di una questione molto delicata».Nel frattempo, il 21 ottobre 2009, nel corso di un incontro a Tel Aviv, la Rice aveva rassicuratoil Ministro degli Esteri israeliano Avidor Lieberman che gli Stati Uniti avrebbero fatto tutto quello che era nelle loro possibilità per «smussare gli effetti del Rapporto Goldstone», e che erano fiduciosi che si potesse creare una coalizione all’interno del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per bloccare qualsiasi sollecitazione ad un indagine più approfondita, così come riportato nel cablogramma del 27 ottobre 2009. [...]
In relazione all’Operazione Cast Lead, Ban Ki-moon aveva commissionato ad un Alto Mediatore delle Nazioni Unite, Ian Martin, il compito di istituire una Commissione indipendente d’inchiesta su nove episodi verificatesi nel corso del conflitto nei quali le Forze Israeliane di Difesa (IDF) avevano presumibilmente sparato contro personale e strutture delle Nazioni Unite. Questa indagine dell’ONU – nella quale era stato appurato che in sette episodi su nove Israele aveva agito in modo illegale – è stata la prima indagine esterna in un conflitto con il mandato di verificare dettagliatamente morti, feriti e danni causati a postazioni delle Nazioni Unite.Il Report della Commissione, composto di 184 pagine, non è mai stato reso pubblico, ma è stato pubblicato il 5 maggio 2009 un riassunto di 28 pagine le cui conclusioni erano che Israele aveva mostrato uno «spericolato disprezzo per la vita dei civili» nel corso delle operazioni, citando in particolare un episodio inquietante nel quale era stata colpita una scuola elementare dell’ONU, uccidendo tre giovani in cerca di riparo dai combattimenti. Israele denunciò le conclusioni come «tendenziose, evidentemente prevenute», affermando che un’inchiesta militare israeliana avrebbe dimostrato oltre ogni dubbio che Israele non aveva intenzione di attaccare dei civilia la parte più controversa dell’indagine è in relazione alle raccomandazioni di Martin di condurre un indagine di ampia portata sulla violazione del diritto umanitario internazionale da parte di Israele, di Hamas e degli altri gruppi militari palestinesi. Il 4 maggio 2009, prima che Martin consegnasse le conclusioni dell’inchiesta alla stampa, Rice interferì sulle raccomandazioni e telefonò a Ban Ki-moon per lamentarsi che l’indagine era andata oltre la portata del mandato che era stato assegnato.
Si legge su un cablogramma del 4 maggio 2009 «Dato che tali raccomandazioni sono andate oltre lo scopo previsto dell’inchiesta, [la Rice] ha chiesto che due di quelle raccomandazioni non venissero inserite nella relazione sintetica trasmessa a tutti i membri». Ban ki-moon inizialmente si è opposto. «Il Segretario Generale ha detto che si opponeva a ciò che gli era stato di fare perchè la commissione era indipendente; era il loro rapporto e le loro raccomandazioni, e aveva dichiarato di non poterle modificare».
Ma la Rice ha persistito, insistendo con un successivo richiamo sul fatto che Ban Ki-moon avrebbe dovuto perlomento «chiarire con una lettera di accompagnamento della sintesi rivolta al Consiglio di Sicurezza che tali raccomandazioni superavano i limiti del mandato e non erano necessari ulteriori interventi [indagini]». Ban Ki-moon dapprima non ha promesso nulla. In un secondo tempo, Susan Rice ha portato a casa un altro punto sottolineando che «l’importanza di una forte lettera di accompagnamento che sottolinei che non erano necessari ulteriori interventi sarebbe stata sufficente e avrebbe chiuso la questione».
Ban Ki-moon ha cominciato a cedere, assicurando la Rice che «il mio personale sta lavorando con un delegato israeliano sul testo della lettera di accompagnamento».
Dopo la stesura della lettera di accompagnamento, Ban Ki-moon ha ritelefonato per fare presente che riteneva che «si era giunti ad una lettera di accompagnamento soddisfacente». La Rice ha ringraziato il Segretario Generale per i suoi sforzi eccezionali su un tema così sensibileDurante la Conferenza che si è tenuta il giorno successivo, Ban Ki-moon ha respintovelocemente le raccomandazioni di Martin per un approfondimento dell’indagine. Pur sottolineando l’indipendenza della Commissione di indagine ha messso in chiaro che «non è mia intenzione decidere qualsiasi nuovo suplemento di indagine». Anche se ha ammesso pubblicamente di essersi consultato con Israele sui risultati, si è guardato bene dal dire che che Israele è stato direttamente coinvolto nella stesura della lettera di accompagnamento che stoppava ulteriori inchieste. Invece, Ban Ki-moon ha dichiarato esclusivamente che aveva chiesto agli israeliani 11 milioni di euro come compensazione per i danni causati alle strutture delle Nazioni Unite.
Quanto ho contattato per ragguagli circa il cablogramma di Turtle Bay Farhan Haq, un portavoce delle Nazioni Unite, egli si è rifiutato di fare delle considerazioni circa i contenuti del cablogramma, facendo notare che l’inchiesta iniziale era stata programmata solo per risolvere la controversia con Israele sui danni recati alle strutture e chiedere il rimborso.
Ma la questione non era per niente finita. Il Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, che gli Stati Uniti hanno a lungo criticato per la censura nei confronti di Israele, avevano già stabilito una propria commissione guidata da Goldstone. Goldstone accettò l’incarico dopo aver ridiscussso i termini di riferimento affinchè l’indagine riguardasse anche Hamas e non solo Israele. L’inchiesta di Glodstone ha avuto luogo contemporaneamente agli sforzi degli Stati Uniti per rilanciare il processo di pace . Israele, furente per questi sviluppi, aveva messo in guardia gli americani che l’inchiesta avrebbe potuto minare gli le prospettive di una pace.
Nel corso di un incontro del 16 settembre 2009 con la Rice, il Vice Ministro degli Esteri israeliano, Danny Ayalon, ha affermato che il Rapporto Goldstone, che era stato reso pubblico il giorno prima, era ‘scandaloso’ – secondo quanto riportato nel cablogramma diplomatico – aggiungendo che ciò avrebbe dato ad Hamas il via libera per contrabbandare armi a Gaza. La Rice era d’accordo, e definì il rapporto ‘viziato e distorto’. E usò questa sua uscita per cercare di convincere Israele a riprendere il processo di pace sostenuto dagli Stati Uniti. Chiese a Ayalon di «aiutarla ad aiutarli» ['Help me help you'], abbracciando il processo di pace e sottolineando che Israele è capace di gestire responsabilmente le proprie truppe in caso di cattiva condotta s
econdo quanto riportato nel cablogramma diplomatico, Susan Rice ha sottolòineato che sarebbe stato più difficile gestire il Rapporto Goldstone senza positivi progressi del processo di pace. E ha informato Israele che «sarebbe stato utile se si fosse enfatizzata l’apertura di un processo e di una indagine interna» su questa questione.La Rice ha rinforzato la sua posizione un mese più tardi in un incontro con Lieberman, ma il Ministro degli Esteri era scettico circa le prospettive di pace in Medioriente: «Israele e gli Stati Uniti hanno la responsabilità di non favorire illusioni. Una pace definitiva è impossibile», e a citato Cipro come un esempio da imitare, affermando che «non si è giunti ad una soluzione definitiva, ma si è ottenuto comunque pace, sicurezza e prosperità.»Il rilascio dei cablogrammi di Wikileaks hanno rappresentato per la Rice un attacco alla posizione che lei ha pubblicamente assunto sul Rapporto Goldstone. «Gli Stati Uniti sono stati molto, molto chiari in quel momento, e anche in seguito abbiamo sempre sostenuto che il rapporto Goldstone è stato profondamente viziato, contestandone risultati e conclusioni.», ha dichiarato la Rice nella Commissione per gli Affari Esteri la settimana scorsa «Non abbiamo visto per il momento alcuna prova che il governo israeliano abbia deliberatamente preso di mira i civili o commesso intenzionalmente dei crimini di guerra».Guerre Contro

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