Amira Hass Gli omicidi di Itamar non giustificano l’annullamento dei diritti dei palestinesi.

      Le nostre autorità preposte all’ordine pubblico non proteggono i villaggi palestinesi dai teppisti che vogliono fare “pagare il prezzo”ai palestinesi per vendicare la demolizione di una capanna di coloni non autorizzata. Come ci si può aspettare che proteggano i palestinesi da coloro che vogliono vendicare l’assassinio della famiglia Fogel? di Amira Hass 
Il progetto della colonizzazione israeliana non ha bisogno dell’omicidio di una famiglia di ebrai per espropriare le famiglie palestinesi della loro terra e mettere in pericolo il futuro di entrambi i popoli. Ma quando un siffatto delitto “cade nelle sue mani” il progetto coloniale sa come ottenere da esso il massimo, con la costruzione di nuovi quartieri e avamposti, l’addossare la colpa alla natura e alla cultura dei palestinesi, e il lasciar cadere termini biblici quali “acerrimi nemici” e “Amalek”.La storia della colonizzazione bianca nei paesi di altri popoli è colma di nauseanti omicidi compiuti da persone che appartenevano ai popoli indigeni o da schiavi africani. Questi fatti non hanno impedito l’espulsione sistematica e la quasi estinzione degli abitanti del posto. Non sono azioni omicide che hanno posto fine alla schiavitù o all’apartheid. Allo stesso tempo, non è che gli orrendi omicidi in Algeria abbiano giustificato il colonialismo francese, o qualsiasi altro colonialismo. A quel tempo, i bianchi attribuivano gli omicidi alla natura dei selvaggi, alla loro cattiveria innata e alla loro inferiorità razziale. L’imposizione del dominio e il criminale asservimento venivano considerate come una missione coraggiosa e divina come mezzi per applicare la legge e l’ordine. Ora, decenni e secoli dopo, molti riconoscono la brutalità che ha contraddistinto il progetto coloniale dei loro predecessori. E’ meglio lasciare agli indovini lo sforzo di conoscere quello che sarà tra 150 anni. A noi interessa l’oggi e il domani. E oggi dobbiamo prendere sul serio le parole dell’ex rabbino capo delle Forze di Difesa Israeliane, il brig.gen. Avichai Ronski, uno dei fondatori di Itamar. Parlando in un’intervista sul sito web di notizie Walla, ancor prima che venissero resi noti i nomi dei sospettati dell’omicidio della famiglia Fogel, Ronski ha dichiarato: “Un villaggio come questo, come Awarta, dal quale sono usciti gli assassini della famiglia Fogel e della famiglia Shebo, deve subirne gli effetti in quanto villaggio. Deve essere creata una situazione in base alla quale in questo villaggio gli abitanti impediscano a chiunque di nuocere agli ebrei. Si, è una punizione collettiva. Di notte, non deve essere permesso loro di dormire, non deve essere permesso loro di andare al lavoro, non deve essere permesso loro di guidare le proprie auto. Ci sono molti modi.”Non una sola parola sui due assassini che venivano da Itamar o sulle autorità addette all’ordine pubblico che hanno eccelso nel non essere riusciti a trovare gli assassini di altri due contadini palestinesi che erano stati colpiti a morte vicino a Itamar. Ancor prima che i sospettati venissero catturati, Awarta aveva subito una punizione collettiva da parte dei soldati. In fin dei conti, nel gergo dei giudizi di strada israeliani, un palestinese è ritenuto colpevole prima ancora di divenire un indiziato. L’ordine del silenzio stampa sulle indagini dell’assassinio non ci ha permesso di scrivere che cosa ha fatto l’esercito nel villaggio durante il mese trascorso. Ma perché per raccogliere le impronte digitali o i campioni di DNA i soldati hanno dovuto rompere lavatrici, frigoriferi, televisori e giocattoli? Perché mai sacchi di riso, di zucchero e bottiglie di olio si sono dovute svuotare sul pavimento?Ma per il nostro ex rabbino capo militare questo non è sufficiente. Lui è più esigente. Saranno i suoi ex colleghi, ancora in uniforme, quelli che non eseguiranno gli ordini? Saranno i suoi allievi spirituali quelli che non tradurranno le parole in fatti? E chi protesta potrà essere accusato di apologia di massacro di bambini. Ma anche senza l’omicidio, i villaggi palestinesi, così come le città e gli agglomerati urbani, patiscono per mano dei coloni e delle autorità israeliane. Ci sono maltrattamenti compiuti da singoli, prevaricazioni strutturali e istituzionali. Tutti esigono vendetta a carico dei palestinesi perché questa è la loro terra. I singoli si stanno appropriando degli oliveti e delle sorgenti d’acqua e cacciando le persone dalle loro case. Le autorità, facendosi forza di decreti, stanno vietando costruzioni e semine, confiscando terreni, distruggendo abitazioni e compiendo espulsioni. Delle fonti di acqua si sono appropriati molto tempo fa. E tutto è immerso in una piscina rituale di sentenze giudiziarie. Le nostre autorità preposte all’ordine pubblico non proteggono i villaggi palestinesi dai teppisti che esigono dai palestinesi “il pagamento di un prezzo” per la demolizione da parte delle autorità stesse di una capanna non autorizzata di coloni. Come possiamo aspettarci che esse proteggano i palestinesi dai vendicatori dell’omicidio della famiglia Fogel? I coloni sono stati mandati lì dallo stato. Come possiamo supporre che lo stato vieti loro di continuare a mettere in opera quello che sono stati mandati a fare? Saccheggiare, violentare e sabotare il futuro di noi tutti. Itamar: ovvero, l'annullamento dei diritti dei palestinesi(tradotto da mariano mingarelli)
   Transcript of the Itamar Investigation 

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VENERDÌ 18 MARZO 2011

AWARTA, CISGIORDANIA: IL GIORNO DOPO: 4 giorni di coprifuoco e continua la violenza dei coloni


   Ramallah, 17 Marzo 2011, Nena News  (foto ISM)- Hanno lasciato ieri mattina il villaggio palestinese di Awarta, in Cisgiordania, le truppe dell’esercito israeliano: dopo un coprifuoco durato 4 giorni e mezzo e perquisizioni casa per casa, alla ricerca – secondo quanto dichiarato dal portavoce dell’esercito – dei sospetti che potrebbero aver ucciso una famiglia di coloni (madre,padre e i loro tre figli, due bambini e un neonato di pochi mesi) dell’insediamento di Itamar (vicino Nablus).Almeno 40 palestinesi residenti di Awarta, sono stati detenuti in questi giorni. Oltre 300 interrogati, molti di loro picchiati, tanto da necessitare le cure in ospedale, nonostante sia stato molto difficile, a volte impossibile, per gli operatori sanitari avere accesso all’area. Che è stata per giorni dichiarata zona militare chiusa, minacciando di arrestare anche giornalisti e attivisti.Alcune abitazioni private sono state perquisite anche tre volte in 4 giorni: secondo quanto fatto circolare dagli attivisti internazionali presenti nel villaggio, da Lydia de Leew, una giornalista olandese che ha affiancato in questi giorni l’Unione dei Comitati di assistenza sanitaria, durante le ricerche casa-per-casa sono state esaminati e in alcuni casi requisiti, videocamere, apparecchi fotografici e telefoni cellulari; sim-card e anche denaro contante sono stati confiscati almeno in una delle famiglie. In alcuni casi le famiglie palestinesi parlano di considerevoli danni economici subiti. Cavi elettrici tagliati nelle case, e in alcuni casi olio o sabbia gettati nei contenitori per l’accumulo dell’acqua.Lunedì mattina, l’esercito ha ordinato a tutti i residenti maschi della comunità in età compresa tra i 15 e i 40 anni di recarsi nel cortile della scuola, unica occasione in 4 giorni in cui é stato consentito ai residenti di lasciare le loro case.  Durante il coprifuoco molti edifici sono stati letteralmente messi sottosopra, e il mobilio ha subito danni considerevoli; Qais Awad, membro del consiglio municipale, ha riportato atti di vandalismo nel municipio: gli archivi sono stati perquisiti e lasciati in disordine e i soldati avrebbero preso 1800 shekel da un cassetto dell’ufficio e un’altra somma dalla cassa comunale.Nonostante l’esercito abbia fisicamente lasciato ieri il villaggio, i checkpoint rimangono in vigore in tutta la zona che circonda Nablus. Non solo. Proseguono le provocazioni e le aggressioni dei coloni dell’area a danno di palestinesi, proprietà privata ed animali. I coloni dell’insediamento di Itamar hanno costruito ieri delle strutture illegali, una sorta di outpost, su terra di proprietà palestinese; sempre oggi l’agenzia Ma’an segnala che 100 alberi di olivo sono stati sradicati e 4 contenitori per l’acqua distrutti, su una collina nei pressi delle comunità di Beita e Aquraba (distretto di Nablus), a 4 chilometri da Itamar.Secondo l’agezia stampa Ynet, anche l’episodio di questa mattina farebbe parte della strategia vendicativa dei coloni, la cosiddetta “price-tag strategy”: due residenti palestinesi di Yetma (lavoratori impiegati, come molti altri, nelle colonie) sono stati assaliti da coloni di Shilo mascherati, con coltelli e spray urticanti. Nena NewsAWARTA, CISGIORDANIA: IL GIORNO DOPO
When 60 Palestinian children are arrested at night and a third of Gaza is without shoes– a rabbi summons American Jews to awake and take action
3  Saed BannouraIl villaggio di Awarta sotto blocco totale fin da sabato; attivisti scandinavi chiusi in trappola.   Negli ultimi tre giorni, forze armate israeliane hanno mantenuto il blocco del villaggio di Awarta, impedendo a tutti gli abitanti di lasciare le loro case, senza fornire alcuna indicazione sul quando il blocco verrà tolto e sarà permesso alle persone di uscire dalle proprie abitazioni. Le truppe israeliane hanno catturato tutti coloro che, qualsiasi fosse il motivo, si stavano allontanando dalle proprie case.Il blocco del villaggio ha avuto inizio subito dopo l’assassinio di una famiglia israeliana, compresi un neonato e due bambini piccoli, che è stato compiuto venerdì notte nella colonia di Itamar, sita nella West Bank settentrionale, accanto al villaggio di Awarta. Dato che Awarta è il villaggio più vicino alla colonia, le forze israeliane sono entrate nel villaggio alla ricerca dell’aggressore già nelle prime ore di sabato mattina, e sono rimaste ad Awarta fin da quel momento, perlustrando e perquisendo le case e mantenendo un blocco rigido. Tre attivisti internazionali non-violenti di International Solidarity Movement, Cinda, di 23 anni, Chad, di 25, svedesi e Cissy, di 53 anni, norvegese, non sono stati in grado di andarsene dal villaggio, e hanno riferito di diversi incidenti nei quali i soldati hanno picchiato in loro presenza gli abitanti del posto. Gli attivisti hanno riferito pure di 100 uomini che, lunedì, sono stati radunati in una scuola locale e sottoposti ad interrogatorio. L’esercito israeliano non ha rilasciato alcuna dichiarazione riguardo all’identità del responsabile dell’attacco di venerdì notte, sebbene siano stati catturati per essere interrogati circa 30 palestinesi provenienti dalle zone dei dintorni, incluso il villaggio di Awarta. http://www.imemc.org/article/60856
(tradotto da mariano mingarelli)
4  QUINTA ONDATA DI ARRESTI NEL VILLAGGIO PALESTINESE DI AWARTA  Ramallah, 11 Aprile 2011- Nena News – Le truppe dell’esercito israeliano hanno lasciato nella mattinata di lunedì Awarta, comunità a pochi km a sud di Nablus, dopo l’ennesimo coprifuoco imposto dallo scorso venerdì notte. Decine di palestinesi sono stati arrestati, oltre 20 secondo le diverse fonti delle agenzie palestinesi, tra cui tre donne.Nonostante il quotidiano israeliano Ha’aretz apra le notizie di oggi con le dichiarazioni dell’esercito israeliano secondo cui le indagini in merito all’uccisione della famiglia di coloni dell’insediamento illegale di Itamar, sarebbero ad una svolta, la realtà è che dall’11 marzo, sia le forze armate che lo Shin Bet hanno portato avanti operazioni militari, arresti, perquisizioni, esami del DNA sui residenti di Awarta, senza arrivare ad alcuna conclusioneTanto che l’ONG in difesa dei diritti umani Addameer, ha fatto appello domenica alla comunità internazionale per un intervento e per la presenza di osservatori internazionali, a seguito delle numerose violazioni a danno dei residenti. 55 dei quali rimangono in detenzione, senza alcuna accusa, inclusi due minorenni.“Questi arresti sono stati condotti nonostante non ci sia alcuna prova che indichi che gli assassini siano in qualche modo correlati al villaggio di Awarta, si tratta quindi di una campagna di punizione collettiva nei confronti del villaggio”, recita il comunicato di Addameer. “Nessun mandato di arresto è stato mai presentato agli abitanti, durante tutte le operazioni militari; nel corso delle perquisizioni casa per casa, sono stati utilizzati cani, spesso i soldati erano mascherati”. Inoltre i detenuti, dopo essere stati ripetutamente interrogati (nella vicina base militare israeliana di Huwwara) , hanno raccontato di essere stati costretti a firmare dichiarazioni di due pagine, redatte in lingua ebraica, e minacciati di prolungare la loro detenzione in caso di una mancata firma.La scorsa settimana sono state arrestate anche 200 donne del villaggio. Un’azione che ha sollevato ulteriori accuse sulla modalità dell’operazione da parte di Addameer, dato che “nessun soldato donna era presente”.Sempre ieri, Israele ha negato l’autorizzazione al Primo Ministro palestinese di Salam Fayyad che voleva recarsi ad Awarta, per esprimere solidarietà ai residenti. Nena NewsContinua  
 Secret Arrests in Itamar Murder Case, IDF Pogroms in Awarta Continue

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