L’ondata di insurrezioni in Medio Oriente e Nord Africa è di portata storica pari a quella delle rivoluzioni del 1848 e del 1989 in Europa. I popoli della regione, senza eccezione, non si sono ribellati solo in nome di valori universali, ma anche per riconquistare l’orgoglio nazionale e la loro dignità, per lungo tempo repressi. Ma che queste insurrezioni conducano alla democrazia e alla pace, piuttosto che alla tirannia e al conflitto, dipenderà dalla capacità di mettere a punto un duraturo accordo di pace israelo-palestinese nella cornice di una più ampia pace arabo-israeliana.La situazione dei palestinesi è stata la principale causa di disordini e conflitti nella regione, e viene utilizzata come pretesto per l’estremismo in altri angoli del mondo. Israele, più di qualsiasi altro paese, dovrà adattarsi al nuovo clima politico nella regione. Ma non deve temere; la nascita di atri regimi democratici nella regione intorno a Israele rappresenta un’assicurazione perfetta per la sicurezza del Paese.In questi tempi di disordini, sono due le forze che modelleranno il futuro: il desiderio di democrazia del popolo ed i cambiamenti demografici nella regione. Prima o poi, il Medio Oriente diventerà democratico, e per definizione, un governo democratico dovrebbe riflettere la volontà reale del suo popolo. Un governo di questo genere non può permettersi di perseguire una politica estera percepita come ingiusta, indegna e umiliante dall’opinione pubblica. Per anni, la maggior parte dei governi della regione non ha tenuto in considerazione i desideri del proprio popolo nelle scelte di politica estera. La storia ha ripetutamente dimostrato che una pace vera, giusta e duratura può essere raggiunta solo tra popoli, non tra élite di governo.Faccio appello ai leader di Israele affinché affrontino il processo di pace con una mentalità strategica, piuttosto che ricorrere a miopi manovre tattiche. Ciò richiederà di considerare seriamente l’iniziativa di pace della Lega Araba del 2002, che ha proposto un ritorno ai confini di Israele antecedenti al 1967 e la completa normalizzazione delle relazioni diplomatiche con gli stati arabi.
Continuare a mantenere l’insostenibile status quo servirà solo a mettere Israele in maggior pericolo. La storia ci ha insegnato che la demografia è il fattore più decisivo nel determinare il destino delle nazioni. Nei prossimi 50 anni, gli arabi costituiranno la stragrande maggioranza degli abitanti tra il Mar Mediterraneo e il Mar Morto. La nuova generazione di arabi è molto più consapevole della democrazia, della libertà e della dignità nazionale.In un simile contesto, Israele non può permettersi di essere percepita come un’isola di apartheid circondata da un mare arabo di rabbia e ostilità. Molti leader israeliani sono consapevoli di questa sfida e dunque ritengono che la creazione di uno stato palestinese indipendente rappresenti un imperativo. Una Palestina dignitosa e vitale, che viva fianco a fianco con Israele, non diminuirà la sicurezza di Israele, ma la fortificherà.La Turchia pensa in modo strategico al processo di pace israelo-palestinese, non solo perché sa che una soluzione pacifica in Medio Oriente andrebbe a suo vantaggio, ma anche perché crede che la pace israelo-palestinese gioverebbe al resto del mondo.
Siamo quindi pronti a utilizzare la nostra piena capacità di favorire negoziati costruttivi. L’operato della Turchia negli anni precedenti all’operazione militare di Israele a Gaza nel dicembre 2008, testimonia il nostro impegno per il raggiungimento della pace. La Turchia è pronta a svolgere il proprio ruolo come nel passato, una volta che Israele sarà pronta a perseguire la pace con i suoi vicini.Inoltre, è mia ferma convinzione che gli Stati Uniti abbiano la responsabilità, lungamente attesa, di schierarsi dalla parte del diritto e dell’imparzialità internazionale per quanto riguarda il processo di pace israelo-palestinese. La comunità internazionale vuole che gli Stati Uniti agiscano come mediatore imparziale ed efficace tra israeliani e palestinesi, proprio come avevano fatto dieci anni fa. Garantire una pace duratura in Medio Oriente è il favore più grande che Washington possa fare ad Israele.Sarà quasi impossibile per Israele trattare con le correnti democratiche e demografiche emergenti, in assenza di un accordo di pace con i palestinesi e con il resto del mondo arabo. La Turchia, consapevole della propria responsabilità, è pronta a dare una mano.
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