Scuole chiuse. Ospedali a mezzo servizio. E montagne di rifiuti ovunque. È lo scenario che da qualche settimana si presenta agli occhi degli abitanti dei campi profughi palestinesi della Cisgiordania.
A causarlo è una disputa contrattuale risalente a prima dell’estate, che ha spinto circa 5mila impiegati dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) a entrare in sciopero.
Contesa Unrwa-Sindacati
Tutto ha inizio lo scorso mese di giugno, quando diversi impiegati degli istituti scolatici gestiti dall’Unrwa decisero di scioperare per una settimana per contestare l’azione disciplinare avviata contro un insegnante.
Secondo il Sindacato degli impiegati arabi, l’agenzia Onu si era impegnata a versare una “compensazione” per quei sette giorni di astensione dal lavoro, ma poi è venuta meno agli accordi, spingendo così i lavoratori a incrociare nuovamente le braccia.
La versione del sindacato viene però contestata dalla stessa Unrwa, secondo cui il citato accordo non è mai esistito.“La politica dell’Unrwa non prevede retribuzioni in assenza di lavoro”, ha dichiarato il portavoce Sami Mshasha, secondo cui “è un peccato che un piccolo contrasto abbia condotto il sindacato ad assumere un provvedimento così grave, che danneggia centinaia di migliaia di studenti”.Un tentativo per uscire dall’impasse lo sta compiendo il primo ministro palestinese Salam Fayyad, che si è attivato personalmente per ricomporre il conflitto tra Onu e sindacato. La soluzione, tuttavia, non è facile, visto che la cifra in ballo si aggira su diversi milioni di dollari.
Situazione esplosiva
Intanto, col passare dei giorni, la situazione nei campi della Cisgiordania si sta facendo insostenibile.Al momento sono circa 56mila i bambini e gli adolescenti che da un mese non frequentano le lezioni. Tanto che nelle strade di Ramallah è aumentato in maniera sensibile il numero di bambini impegnati a vendere cd o bottiglie d’acqua.Ma lo sciopero sta creando gravi disagi anche nelle trenta strutture sanitarie gestite dall’Unrwa, mettendo a repentaglio la salute di migliaia di pazienti che si vedono costretti a ripiegare sulle strutture gestite dal governo o su quelle private. Intanto nei campi profughi della Cisgiordania si accumulano tonnellate di rifiuti, che al momento vengono raccolte solo dalle compagnie private o dai volontari.Di pari passo con i disagi, cresce anche la contestazione.Sabato decine di persone sono scese in strada nei campi profughi di Deheisheh e Izza, presso Betlemme. Ma dure manifestazioni di protesta hanno segnato l’ultima settimana in tutti la Cisgiordania e nuovi raduni vengono annunciati per i prossimi giorniGli impiegati Onu scioperano. E i Territori occupati rischiano la paralisi
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