Gli abitanti di Ghajar protestano: siamo siriani


      Israele annuncia il ritiro "unilaterale" dalla parte nord-orientale del villaggio conteso di Ghajar, da dieci anni al centro di una disputa territoriale, politica e diplomatica tra Libano, Israele e Siria.
 L'annuncio, formulato domenica 7 novembre dal ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman, dovrebbe oggi trovare conferma con la presentazione a New York da parte del premier Benjamin Netanyahu di un "piano di ritiro" israeliano al segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon. In attesa di conoscere i dettagli di questo piano, è bene riassumere la complessità della questione. Ghajar, che si trova all'intersezione dei confini tra Siria, Israele e Libano, sovrasta il corso del Wazzani, un affluente dello Hasbani, che dal sud del Libano scorre ancora verso sud, finendo per alimentare il Lago di Tiberiade, principale riserva d'acqua dolce di Israele.Occupato nel 1967 da Israele, Ghajar è abitato oggi da poco più di duemila persone, di origine siriana. Sono tutti alawiti, appartenenti a quella frangia dello sciismo di cui fa parte anche la famiglia al-Asad, al potere in Siria da quarant'anni. Ancora oggi la gente di Ghajar continua a dirsi "siriana", a negare ogni annessione - anche parziale - al Libano, e chiede che la propria questione sia discussa assieme a quella delle alture occupate del Golan.Proprio come il resto delle alture ex siriane, nel 1981 Ghajar venne annessa allo Stato ebraico con una legge ad hoc approvata dalla Knesset. Tale annessione non è mai stata riconosciuta né dall'Onu né da alcuno dei suoi membri. In forza di questa legge, gli abitanti di Ghajar ottennero una carta d'identità israeliana che da allora gli consente libero movimento all'interno dello Stato ebraico e dà loro diritto a fruire dei servizi locali di base: fornitura di acqua ed elettricità, assistenza sanitaria ed educazione scolastica. Durante l'occupazione israeliana del sud del Libano (1978-2000), gli abitanti di Ghajar hanno gradualmente esteso il dominio delle loro terre verso nord-est - di fatto in Libano - dove nel contempo sono sorte nuove abitazioni e campi agricoli. Quando, nel 2000, le Nazioni Unite hanno tracciato sulla mappa la Linea Blu del ritiro israeliano dal paese dei cedri, Ghajar è stata divisa in due: una parte a sud-ovest in Israele, e un'altra a nord-est in Libano.Dal 2000 al 2006, il movimento sciita libanese Hezbollah ha di fatto controllato la parte "libanese" di Ghajar, che è rimasta collegata a quella "israeliana" da un valico sorvegliato da soldati di Tsahal, guerriglieri sciiti e caschi blu indiani di Unifil, la missione Onu schierata nel sud del Libano dal 1978.

Durante l'ultima campagna militare in Libano, Israele ha però esteso il proprio controllo anche nella parte nordorientale, erigendo una barriera elettrificata che arriva a lambire l'attuale postazione Onu dei caschi blu spagnoli, che dal 2007 hanno preso il posto dei loro colleghi indiani. Da quattro anni, i comandanti di Unifil (prima il generale italiano Claudio Graziano, in carica fino al gennaio scorso, poi il suo successore spagnolo Alberto Asarta Cuevas) hanno a più riprese tentato di risolvere il rebus di Ghajar, proponendo a Beirut e Tel Aviv diverse versioni di uno stesso piano.
 A grandi linee questo prevederebbe: 1) il ritiro militare israeliano dalla parte "libanese" nord-orientale; 2) questa zona passerebbe sotto controllo congiunto dell'Unifil e dell'esercito libanese; 3) la demarcazione della Linea Blu, che 4) dividerebbe in due il villaggio, con la parte sud-occidentale, che rimarrebbe sotto controllo israeliano; e infine 5) la garanzia ai residenti della piena libertà di movimento tra le due parti
"Il piano - come ricorda a Limes una fonte vicina al comando generale di Unifil - è stato accettato dai libanesi, ma non dagli israeliani". Il ministro israeliano Lieberman adesso sostiene invece di aver presentato un "piano di ritiro unilaterale" dopo che il governo libanese - e, in particolare, i ministri di Hezbollah - aveva rifiutato un accordo tripartito con l'Onu.La fonte vicina al comando di Unifil smentisce quanto detto da Lieberman e non si dice certa che dall'incontro tra Netanyahu e Ban Ki-moon possa scaturire qualcosa di concreto. "Non è la prima volta che gli israeliani formulano annunci simili", afferma, ricordando che "altre volte lo hanno fatto solo per prender tempo, per mostrare che loro sono interessati alla questione. Stiamo comunque a vedere…", ha aggiunto.Da Naqura, sede dei vertici di Unifil, non si sbilanciano e attendono di conoscere i dettagli dell'annunciato piano israeliano.La fonte vicina al comando della missione Onu afferma comunque che l'ultimo piano presentato alle parti  è sostanzialmente quello elaborato dal generale Graziano, con l'aggiunta di "qualche nuova modalità e qualche nuova idea".
Secondo altre fonti, citate lunedì 8 novembre dal quotidiano ash-Sharq al-Awsat, il piano israeliano prevederebbe 1) la divisione di Ghajar in due parti dalla Linea Blu, che sarebbe finalmente demarcata sul terreno; 2) la parte "libanese" nord-orientale sarebbe controllata solo da Unifil, mentre 3) quella sud-occidentale "israeliana" rimarrebbe sotto controllo dello Stato ebraico; 4) Israele continuerebbe a erogare ai residenti gli stessi servizi forniti fino ad oggi e 5) le due parti del villaggio rimarrebbero collegate da un valico aperto.Il portavoce degli abitanti di Ghajar, Najib al Khatib, citato sempre dal quotidiano saudita edito a Londra, ha ribadito che i residenti del villaggio "rifiutano la divisione di Ghajar".Ha così dichiarato: "Siamo siriani e il nostro villaggio è siriano. Non intendiamo essere annessi al Libano né ci fidiamo di Israele, che potrà chiudere il valico (tra le due parti) quando lo vorrà, impedendoci di farci usare le nostre terre’’, che si trovano per lo più nella parte nord-orientale.Israele si ritira dalla parte nord di Ghajar?
Lorenzo Trombetta


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