Aluf Benn Il vincitore nella disputa sugli insediamenti è Netanyahu
Benjamin Netanyahu sembra essere il vincitore nella crisi legata al congelamento degli insediamenti: la sospensione per 10 mesi dell’attività edilizia negli insediamenti non sarà prorogata, e il primo ministro non ha rinunciato a nulla. I colloqui di pace con i palestinesi continueranno, la coalizione di governo è più forte che mai, e l’esecutivo gode di una certa libertà di movimento per quanto riguarda i coloni e l’amministrazione statunitense.Il presidente palestinese Mahmoud Abbas, e le sue minacce di un possibile stop, non faranno naufragare i colloqui di pace appena iniziati solo perché Netanyahu non ha prolungato il congelamento. Il presidente USA Barack Obama, che aveva chiesto che la moratoria continuasse, non può imporla a Netanyahu alla vigilia delle elezioni del Congresso, mentre i leader del suo partito chiedono la prosecuzione dei negoziati a prescindere dagli insediamenti.Abbas e Obama ingoieranno la fine del congelamento e aspetteranno che Israele compia qualche passo falso approvando un piano edilizio provocatorio. Poi cercheranno di mettere nuovamente in trappola Netanyahu minacciandolo con una possibile crisi diplomatica o con l’eventualità di mettere in pericolo la sua coalizione. Questo è ciò che accadde con Ramat Shlomo a Gerusalemme, quando Israele annunciò ulteriori piani edilizi mentre il vicepresidente americano Joe Biden era in visita nel paese, lo scorso marzo.Netanyahu cercherà di sfruttare il suo successo nella crisi sugli insediamenti per mostrare al suo fronte politico che egli è veramente l’uomo forte di cui parlavano i suoi slogan elettorali. Il segnale rivolto alla destra è chiaro: non sono uno straccio come mi avete dipinto, ma un navigatore prudente e responsabile che a volte deve tenere bassa la testa e fare concessioni tattiche fino a quando passa la bufera. Fidatevi di me affinché io vegli sulla Terra d’Israele allo stesso modo.Dopo che l’esecutivo aveva approvato il congelamento lo scorso 25 novembre, fu detto che il governo avrebbe applicato “la politica delle amministrazioni precedenti in materia di attività edilizia in Giudea e Samaria”. La politica delle precedenti amministrazioni può essere riassunta in questo modo: quando il processo diplomatico era bloccato e Israele era isolato a livello internazionale, l’espansione degli insediamenti veniva arrestata anch’essa; quando la pace sembrava proprio dietro l’angolo e Israele godeva di buona relazioni internazionali, il progetto di colonizzazione faceva balzi in avanti.Così è stato nei giorni di Menachem Begin (pace con l’Egitto e 100 nuovi insediamenti in Cisgiordania), di Yitzhak Rabin (accordi di Oslo e costruzione delle strade di collegamento che avvicinavano gli insediamenti al centro di Israele), di Benjamin Netanyahu (costruzione di Har Homa dopo l’accordo di Hebron), di Ehud Barak (migliaia di nuovi appartamenti nei territori occupati nel periodo precedente al vertice di Camp David), e di Ehud Olmert (aumento dell’attività edilizia intorno a Gerusalemme dopo la Conferenza di Annapolis).
Questo è il paradosso degli insediamenti: si espandono in maniera direttamente proporzionale ai progressi nel processo diplomatico. Quando non c’è pace, non c’è attività edilizia, e quando ci sono contatti diplomatici, cerimonie e ottimismo, centinaia di nuove case spuntano tra le colline della Cisgiordania. Chi vuole fermare gli insediamenti deve gettare i bastoni fra le ruote ai negoziati. E coloro che vogliono riempire i territori di coloni devono incoraggiare il “do ut des”. Per dirla semplicemente, Peace Now dovrebbe lottare contro i colloqui di pace, e lo Yesha Council che riunisce le organizzazioni dei coloni dovrebbe pagare i biglietti aerei per Washington e AnnapolisSi può presumere che accadrà lo stesso con Netanyahu. Dopo essersi liberato di parte delle pressioni immediate ed aver placato i coloni, lasciando che alcune case vengano costruite in proporzione ai gesti compiuti nei confronti dei palestinesi, egli farà ritardare i piani per ulteriori attività edilizie in Cisgiordania. Questi piani dovranno attendere un miglioramento del processo diplomatico. Essi saranno autorizzati quando Netanyahu e Abbas avranno avuto un riavvicinamento; a quel punto Israele sarà messo ancora una volta sotto pressione. L’attività edilizia accelererà di nuovo, concentrandosi in blocchi per rafforzare la posizione negoziale di Israele in materia di confini, e per creare più fatti sul terreno.
Questa politica servirà anche come tattica del bastone e della carota da parte di Netanyahu nei confronti dello Yesha Council. I leader dei coloni hanno mostrato il loro autocontrollo sul campo durante il congelamento degli insediamenti. I timori che ci sarebbero state violazioni provocatorie sono gradualmente diminuiti. Netanyahu ha comprato i coloni, restituendo loro uno status economico privilegiato, ed essi si sono calmati. Ora egli dirà loro: non vi è più alcun blocco, ma non vale la pena che costruiate provocatoriamente nei punti di attrito, poiché questo non farebbe altro che aumentare le pressioni americane. Mostrate maturità e responsabilità, il vostro turno verrà.Alla scadenza del congelamento degli insediamenti, Netanyahu si trova esattamente dove vuole essere: al centro politico, senza aver adottato decisioni che lo costringano a scegliere da quale parte stare. Tutto è ancora da giocare: il partito laburista e Kadima hanno ottenuto il processo diplomatico che volevano, e la destra ha ottenuto la ripresa delle attività edilizie in Cisgiordania. Le decisioni vere, se mai ve ne saranno, sono state rimandate alla prossima estate, poco prima della scadenza dei negoziati per un accordo israelo-palestinese.Fino ad allora
Netanyahu potrà oscillare a destra e a sinistra, chiedere che i palestinesi riconoscano Israele come Stato ebraico, accennare a un’imminente svolta con i siriani, e sperare con tutte le sue forze che l’Iran faccia qualcosa di provocatorio che spinga l’America e i suoi alleati a prendere seri provvedimenti contro Teheran.Il vincitore nella disputa sugli insediamenti è Netanyahu
Netanyahu potrà oscillare a destra e a sinistra, chiedere che i palestinesi riconoscano Israele come Stato ebraico, accennare a un’imminente svolta con i siriani, e sperare con tutte le sue forze che l’Iran faccia qualcosa di provocatorio che spinga l’America e i suoi alleati a prendere seri provvedimenti contro Teheran.Il vincitore nella disputa sugli insediamenti è Netanyahu
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