di Dan Lieberman Smantellare la versione israeliana della storia

Tutti questi problemi che hanno avuto un loro ruolo nella fondazione dello stato di Israele sono stati trattati in modo estremamente generico, senza dati specifici e fatti circostanziati. Le discussioni che riguardano questi argomenti sono spesso caratterizzate da confusione, mancanza di chiarezza e del presupposto che ciò che si sta raccontando sia esatto. Non vengono poste domande e non c’è nulla da precisare.
L’evidenza delle prove contraddice le storie che i sostenitori di Israele si impegnano diligentemente ad inventare.
Prima di costruire una base per la pace nel Medio Oriente è fondamentale confutare la falsità delle storie israeliane.
I sionisti ritraggono se stessi come un’avanguardia del pensiero e dell’anelito ebraico che fa da guida alle masse del popolo ebraico nel loro cammino verso la libertà e verso la piena realizzazione delle promesse loro negate da un mondo avverso. La storia contraddice queste raffigurazioni, in particolar modo quella che rappresenta il sionismo come un movimento di massa del popolo ebraico. La filosofia sionista aveva fatto poco presa sul popolo ebraico alla fine del 19° secolo. Il “Primo Congresso Sionista”(1887) avrebbe dovuto tenersi a Monaco, in Germania. Tuttavia, a causa della consistente opposizione della dirigenza di entrambe le comunità, sia quella Ortodossa che quella Riformata, venne deciso di spostarne lo svolgimento a Basilea, in Svizzera.
La Riforma dell’ebraismo in una serie di proclami, che hanno raggiunto il culmine nella Conferenza di Pittsburg del 1885, ha bocciato il programma sionista (Nota: capovolto da una Riforma dell’ebraismo contemporanea, del 1999):
Noi non ci consideriamo più una nazione, bensì una comunità religiosa; e non ci proponiamo quindi né un ritorno in Palestina, né un rito sacrificale sottoposto ai figli di Aronne, né la restaurazione di alcune delle leggi riguardanti l’istituzione di uno stato ebraico.”I movimenti di emancipazione del 19° secolo avevano liberato gli ebrei dell’Europa orientale e centrale e avevano reso possibile la loro integrazione nella società europea.
“Gli ebrei si affermarono come scrittori nel campo delle letteratura laica, arricchendo la letteratura inglese, francese e tedesca con romanzi, racconti brevi, poemi e saggi. In Gran Bretagna, Benjamin Disraeli, che si era convertito al cristianesimo, aveva scritto romanzi popolari prima di diventare Primo Ministro. Heinrich Heine, che si era convertito al cristianesimo per ottenere il diritto di laurearsi in Germania, divenne uno dei poeti tedeschi più amati.”
Il programma sionista avrebbe evidentemente preferito che Disraeli rimanesse ebreo e non divenisse Primo Ministro della Gran Bretagna. Gli ebrei avevano respinto questo programma, che percepivano istigare le nazioni a mettere in discussione la lealtà dei loro cittadini ebrei, essendo utilizzato per impedire il loro progresso, in quanto rafforza una teoria, che adesca a fattori razziali, secondo la quale gli ebrei sarebbero coinvolti in cospirazioni internazionali. I rabbini anti-sionisti hanno sostenuto che: “Sion esiste ovunque tranne che in Sion.”
Esaminiamo gli ebrei russi. Emblematicamente, essi hanno avuto molti più problemi degli altri ebrei europei. Ciò nonostante, essi non hanno considerato il sionismo come un aiuto per superare le loro difficoltà. Tra il 1881 e il 1914, dalla Russia sono emigrati 2,5 milioni di ebrei – 1,7 milioni in America, 500.000 nell’Europa occidentale e quasi 300.000 nelle altre nazioni. Fino al 1914, solo una cifra massima di 30.000 – 50.000 ebrei russi hanno accolto la sollecitazione sionista di andare in Palestina e alla fine 15.000 di loro se ne sono ritornati in Russia.
Perciò, se non lo si può attribuire al sionismo, come è arrivato lo stato di Israele ad aumentare i suoi abitanti fino ad averne alcuni milioni? Attorno al 1914, il sionismo era divenuto un’avventura senza sviluppo. Per qualche motivo e in qualche maniera, qualcuno ha tratto vantaggio dalla vittoria degli Alleati nella prima guerra mondiale tanto da promuovere la Dichiarazione di Balfour, che consentiva la costituzione di un “focolare nazionale per il popolo ebraico in Palestina.” L’attestazione del Mandato Britannico in Palestina da parte della Società delle Nazioni ha impedito che si formasse un organo governativo nazionale palestinese, mentre molti ebrei europei che parlavano inglese erano venuti a lavorare nell’amministrazione britannica. Se si vola all’ombra della propaganda e della retorica si nota facilmente la principale conseguenza del programma sionista: persone di incerta provenienza (che non si sono proclamate sioniste) sono state trasferite dai loro paesi di origine in una nuova terra con l’appoggio dei sionisti, mentre persone di origini più certe ma prive dell’appoggio dei sionisti sono state sfollate dalle loro terre. I meno favoriti sono divenuti profughi e in molti casi sono caduti in povertà.
Gli ebrei che erano immigrati in Israele immediatamente dopo il 1948, erano giunti per motivi principalmente economici e politici e non per portare a termine una missione sionista. Perfino Israele afferma che un gran numero di immigrati provenienti dal Nord Africa o dal Medio Oriente (Mizrahi) non erano giunti volontariamente, ma erano stati espulsi forzatamente dalle loro case. Il sionismo non ha indotto un gran numero di ebrei a lasciare le loro nazioni occidentali, non ha impedito loro di partecipare in modo considerevole ai profitti economici e sociali delle loro nazioni, e non ha ostacolato la loro integrazione nelle culture delle loro nazioni. Il The Economist (11 gennaio 2007) riferisce che solo il 17% degli ebrei americani si considera pro-sionista e solo il 57% afferma che “interessarsi di Israele costituisce una parte consistente del proprio essere ebrei.” Nelle ultime decadi, russi provenienti dalla ex-Unione Sovietica, la maggior parte dei quali hanno preferito emigrare negli Stati Uniti, hanno rappresentato la principale componente immigratoria in Israele. Molti di loro sono ebrei controversi o hanno perduto le loro radici ebraiche durante il periodo comunista. Gli ebrei ortodossi, che arrivano per motivi religiosi e non per connettersi ai loro compatrioti laici in occupazioni comuni, rappresentano la porzione crescente più recente della popolazione ebraica di Israele. Laddove questi si insediano, gli ebrei laici tendono ad andarsene. Maggiormente allineati con i rabbini che predicano filosofie mistiche del 19° secolo, questi ebrei ortodossi si isolano dai loro compagni israeliani e dalla comunità ebraica sparsa nel vasto mondo.

I sionisti ipotetici hanno prodotto uno stato ebraico ipotetico.

Lo Stato Ebraico. In base a quale potere il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha proclamato: “I palestinesi devono riconoscere Israele come lo stato del popolo ebraico,” e “Gerusalemme è la capitale indivisa dello Stato d’Israele e del popolo ebraico?”Il popolo ebraico non ha un’autorità centrale e non è stato fatto alcun referendum tra i suoi 15 milioni. Il Primo Ministro Netanyahu potrebbe non preoccuparsi, ma molti ebrei temono che i loro concittadini un giorno potrebbero chiedere: “Non hai un paese, che cosa stai facendo qua?” o insinuano che gli ebrei sono più leali nei confronti di una nazione straniera e che si stanno dando da fare per quella nazione.E’ difficile contraddistinguere Israele come una nazione ebraica. Avraham Burg, l’ex-presidente della Knesset ed ex-capo della Agenzia Ebraica, è stato riferito che abbia detto, “definire lo Stato di Israele come stato ebraico è la chiave della sua fine.” Il termine di “nazione ebraica” non è mai stato definito adeguatamente e non c’è nulla di eccezionale in Israele che si possa identificare con una specifica moralità ebraica, una cultura o con un’atmosfera ebraica.Il modo fresco ed arioso con il quale gli Israeliani esprimono le parole “Stato Ebraico” ha l’intenzione di creare un sentimento rassicurante; nulla di ostile nei confronti di nessuno, solo una considerazione soddisfacente per i cittadini ebrei. Il motivo per una allarme è ampio. Israele non ha una costituzione scritta. Le sue leggi operano una discriminazione contro le sue minoranze e dividono i suoi cittadini.

  • * L’intera popolazione ebraica, molti anni fa, ha abbandonato Nazareth ed ha fondato una Nuova Nazareth. La nuova Nazareth riceve consistenti sussidi dal governo ed è cresciuta prospera e moderna. La vecchia Nazareth araba rimane vecchia.
  • * A Haifa, la popolazione araba vive vicino al mare. La popolazione ebraica vive sulle colline.
  • * Pochi palestinesi hanno potuto affittare un’abitazione o comprare una proprietà a Gerusalemme Ovest.
  • * In Acco, gli immigrati ebrei hanno potuto acquistare una proprietà, ma non hanno il permesso di vendere la proprietà a cittadini arabi.
  • * Tel Aviv ha popolazioni contigue, ma non popolazioni commiste.
  • * Pochi, se si tratta di arabi, hanno avuto la possibilità di acquistare abitazioni finanziate dal governo.
  • * La separazione delle popolazioni comporta la separazioni delle attività, dei centri di ricreazione, delle scuole e dell’istruzione.
  • * Sebbene alcuni arabi hanno potuto ottenere delle borse di studio per l’università, la grande maggioranza delle borse di studio universitarie richiede preventivamente l’aver svolto il servizio militare. Dato che gli arabi non hanno il permesso di svolgere il servizio nell’esercito israeliano, sono pochi gli arabi che possono ottenere la borsa di studio.
  • * Gli arabi non ottengono molti prestiti per le abitazioni.
  • * Lo stato di Israele possiede più del 90% della terra. I cittadini non-ebrei non possono acquistare terra, salvo rare eccezioni.
  • * Tutte le volte che l’esercito israeliano vuole costruire una base militare, per la sua realizzazione viene espropriata una proprietà araba
    • Dato che i matrimoni sono compiuti da un rabbino, un ebreo non può sposare un non-ebreo all’interno dei confini di Israele.
    La separazione delle etnie è evidentissima nel modo in cui Israele e la maggior parte del mondo differiscono in materia di nazionalità. Non si tratta solo di una separazione. Si tratta di una segregazione di fatto, che l’espressione “Stato Ebraico” tenderà a rafforzare.
    Tutti gli americani hanno entrambe, la cittadinanza e la nazionalità statunitense. Gli israeliani, invece, hanno la cittadinanza israeliana, ma non hanno una nazionalità israeliana. I cittadini di Israele hanno o la nazionalità ebraica, araba, drusa, samaritana, circassa, kara’ita [della Crimea, ndt] o straniera. Quelli di nazionalità ebraica godono già di uno schiacciante favore nello stato di Israele, tanto che definire Israele come uno stato ebraico risulterebbe presagio di sventure: sarebbe solo un tentativo di dare un ulteriore senso a questo privilegio, rafforzandolo fino al punto che l’essere non-ebreo starebbe a significare che chi si trova in queste condizioni può anche andarsene via.
    Al pericoloso miscuglio di leggi che favoriscono coloro che appartengono alla nazionalità preferita, vanno aggiunte le dichiarazioni dei dirigenti israeliani. Secondo il Jewish Daily Forward del 18 marzo 2009, “il Ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, sarebbe stato eletto alla Knesset sulla base di una piattaforma che avrebbe richiesto un giuramento di fedeltà come condizione per ottenere la cittadinanza israeliana. Lo stesso avrebbe suggerito il trasferimento dei centri con popolazione arabo-israeliana sotto il controllo di un futuro stato palestinese.”
    Attualmente, Israele è una nazione la cui gente ha condizioni, problemi, obiettivi e valori che sono diversi da quelli degli altri ebrei sparsi nel mondo. Le caratteristiche israeliane non sono filiazioni di una società in parte urbana e in parte tribale vecchia di tremila anni – ma sono connesse ad una specifica società industriale del 21° secolo. Le peculiarità creano una identità israeliana che non è conforme alle identità degli ebrei che vivono in altre nazioni. Israele sta cercando di trasformare tutti gli ebrei in autentici israeliani e di ridefinire il significato dell’essere ebreo. Tutto ciò comprende l’essere ben disposti nei confronti del Cristianesimo Fondamentalista, che non è d’accordo con il mondo ebraico, ma che è il migliore amico di Israele. Israele sta rafforzando un fervido antagonista del popolo ebraico e di quello dei progressisti.La conclusione della commissione King-Crane, che venne istituita dal Presidente Wilson nel 1919, recita: “……una patria nazionale per il popolo ebraico non equivale a trasformare la Palestina nello Stato ebraico; e la costituzione di un tale stato ebraico neppure può essere portata a termine senza una trasgressione molto grave dei diritti civili e religiosi delle comunità non-ebraiche esistenti in Palestina. Nella conferenza della Commissione con i rappresentanti degli ebrei si è evidenziato ripetutamente il fatto che i sionisti erano impazienti di mettere in pratica l’esproprio totale degli attuali abitanti non-ebrei della Palestina, utilizzando forme diverse di acquisizione.
    In vista di tutte queste considerazioni, e con un sentimento di profonda simpatia per la causa ebraica, la Commissione è costretta a raccomandare che la Conferenza della Pace provi ad attuare solo un programma sionista considerevolmente ridotto, e anche che, esso venga istituito solo molto gradualmente. Ciò avrebbe dovuto significare che l’immigrazione ebraica avrebbe dovuto essere decisamente limitata, e che si sarebbe dovuto rinunciare al progetto di fare della Palestina inequivocabilmente una comunità ebraica.” Gli israeliani fanno sembrare che il percorso verso uno “Stato Ebraico” sia stato la conseguenza di un processo naturale; ignorando il ruolo da loro avuto nel creare una popolazione palestinese profuga con l’espulsione di quasi un milione di palestinesi dalle loro terre.
I profughi.

Israele non ha permesso ai palestinesi che hanno abbandonato o che sono stati espulsi durante l’esplosione delle ostilità nel 1948 e del 1967 di ritornare alle proprie case e alle proprie terre. Sono stati confiscati beni, aziende, proprietà e oggetti domestici e i proprietari non sono stati risarciti. Lo storico israeliano Benny Morris ha riassunto le espulsioni molto bene: “Provo simpatia per il popolo palestinese, che ha subito veramente una spietata tragedia. Provo simpatia per gli stessi profughi. Ma se è legittimo il desiderio di fondare in questo posto uno stato ebraico, non c’è stata altra possibilità di scelta. Non era impossibile lasciare nel paese una grande quinta colonna. Dal momento in cui lo Yishuv [comunità sionista, ndt] era stato attaccato dai palestinesi e in un secondo tempo dagli stati arabi, non c’è stata altra possibilità che espellere la popolazione palestinese. Per sradicarla nel corso della guerra.” Benny Morris si è espresso correttamente dicendo: “..se il desiderio di fondare in questo posto uno stato ebraico è legittimo.” Esso non era legittimo. La possibilità di scelta non era tra “ avere uno stato ebraico e espropriare i palestinesi”. La scelta era tra “avere lo stato ampliato che Israele ha acquisito” e “l’esproprio dei palestinesi”. Quasi tutti i palestinesi che sono stati espulsi si trovavano sul territorio concesso ai palestinesi. Sin dai giorni dell’espansionismo americano, nessun gruppo di persone (Israele non era ancora una nazione dichiarata quando hanno avuto inizio le confische e a quel tempo neppure gli eserciti arabi avevano ancora attaccato) ha invaso un paese altrui, usurpandone i territori e ripulendo la zona dalla popolazione originaria.
Si può credere che Israele non sia responsabile dell’esodo palestinese? Questa gente può aver deciso volontariamente di abbandonare le loro case e affrontare la fame, possono intere famiglie suicidarsi a causa della loro disperazione o essere disposte a starsene quiete in campi profughi? Queste relazioni comprovate di allontanamenti forzati, di spaventosi massacri e della distruzione di più di 400 villaggi palestinesi possono essere solo racconti di fantasia? Perché sono stati distrutti i villaggi? Perché non è stato permesso agli abitanti dei villaggi di ritornare? Perché le case rimaste vuote sono state istantaneamente occupate? In Rwanda, in Bosnia, nel Kosovo ed ovunque le nazioni occidentali sono state irremovibili nel pretendere il ritorno immediato dei profughi e hanno combattuto per veder realizzata quella richiesta. In altre situazioni, si erano generati dei profughi, ma le confische sfrenate delle proprietà e dei beni non avevano rappresentato una regola. In Palestina, Israele ha confiscato tutte le proprietà e tutti i beni ed ha dato il permesso ai nuovi arrivati stranieri di occupare le case rimaste vuote. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, non esiste alcun precedente per queste operazioni illegali in tutto il mondo civile occidentale. Noi abbiamo dei colpevoli che dicono alle vittime: “Guarda, è tutto finito, lascia perdere. Tu desideri la restituzione; non avverrà.”Israele ha rivelato la sua natura; una nazione costruita su azioni definite normalmente come crimini di guerra da parte dalle istituzioni mondiali; una nazione che non rispetta il diritto internazionale; e una nazione che non tiene conto delle Risoluzioni delle Nazioni Unite. Il distrarre ed ingannare la comunità mondiale con versioni inventate e false, consente ad Israele di continuare con i suoi raggiri illegali. Mettere ordine alla cronaca, darà chiarezza al percorso per la pace in Medio Oriente. Dan Lieberman è il redattore di Alternative Insight Smantellare la versione israeliana della storia

Commenti

Post popolari in questo blog

Hilo Glazer : Nelle Prealpi italiane, gli israeliani stanno creando una comunità di espatriati. Iniziative simili non sono così rare

Né Ashkenaziti né Sefarditi: gli Ebrei italiani sono un mistero - JoiMag

Gad Lerner : commento sulla vicenda del piccolo Eltan sequestrato dal nonno materno e ora in Israele

Mappa della Cisgiordania e suddivisione in zone anno 2016