Amira Hass :L'incidenza di una rete viaria nuova sull'occupazione della Palestina
Non sapeva che il suo discorso sarebbe stato trasmesso in diretta televisiva, e fino a che non ne venne informato, parlò apertamente com’è naturale in una conferenza di partito a porte chiuse. I dirigenti di Fatah, l’Autorità Palestinese e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina elogiarono generosamente le realizzazioni del suo governo. Parlò con orgoglio, come se fosse a capo di un Consiglio regionale, di aver dato attuazione alle leggi sul traffico che richiedono che i conducenti si allaccino le cinture, e affermò, se la mia memoria non mi inganna, che i conducenti non avrebbero più sputato fuori dai finestrini. Poi qualcuno si chinò e sussurrò che il discorso stava venendo trasmesso in diretta televisiva. Va bene il discorso sulle cinture di sicurezza, pensai tra me, ma che cosa a proposito del diritto di precedenza per le auto che vanno in salita su strade ripide e strette, e che dire del divieto di sorpasso a destra a 98 chilometri all’ora nelle strade cittadine? A quanto pare dovremo aspettare il settimo congresso di Fatah (se Dio vuole, non ci vorranno altri 18 anni) perché gli autisti palestinesi rispettino le regole del traffico che hanno lo scopo di ridurre i pericoli sulla strada. E così sono la prima ad apprezzare i seguenti dati statistici: l’Autorità Palestinese lo scorso anno ha asfaltato 16 strade nuove nella West Bank e ha completato 40 riparazioni di strade preesistenti. Almeno ora, quando frenerò su una ripida collina in modo che Sua Eccellenza, che sta andando in direzione opposta, possa scivolar con gioia in discesa, le mie ruote non si bloccheranno in un qualche solco scavato nell’asfalto fatiscente dall’ultima pioggia..Questi dati statistici sono stati inseriti in una conferenza stampa rilasciata la settimana scorsa dai mass media governativi della West Bank nel primo anniversario del piano biennale del Primo Ministro dell’Autorità Palestinese Salam Fayyad per rinforzare le istituzioni dello stato. La conferenza stampa includeva una sintesi delle realizzazioni dell’anno che comprendevano le strade di cui sopra, 34 scuole nuove e 23 scuole ampliate,11 cliniche nuove e 30 ampliate, e 370.000 alberi piantati per rinverdire la Palestina.
La relazione dialoga indirettamente con entrambi, sia con i sostenitori che con gli oppositori della politica di Fayyad. Gli autori di tale relazione hanno fatto presente agli stranieri che hanno elogiato i risultati, che essi erano stati ottenuti nonostante l’occupazione israeliana: L’IDF e i coloni sradicano e noi ripiantiamo, Israele distrugge case a Gerusalemme e nell’Area C, e noi costruiamo e assistiamo la popolazione. “Senza la rimozione delle restrizioni israeliane al movimento e all’accesso, non sarà possibile ottenere ulteriori risultati. Sotto occupazione è impossibile un significativo progresso economico, “ riporta la relazione.Una risposta a coloro che avanzano critiche si trova tra i suggerimenti nella sezione che riguarda le strade. Il sommario della relazione afferma: “Al fine di far fronte al controllo israeliano dell’Area C, l’Autorità Palestinese ha sostenuto una serie di imprese per ampliare l’accesso alle terre occupate palestinesi. Sono state asfaltate 16 strade nuove per un costo di 45 milioni di dollari, e sono state riparate 40 strade per un costo di 12,9 milioni di dollari. Questi progetti, oltre alla loro importanza per l’incremento dell’accesso, contribuiscono alla crescita dell’economia, alla creazione di occupazione e di opportunità di lavoro – e danno pure continuità alla sfida nei confronti del tentativo israeliano di trasformare la West Bank in una serie di cantoni separati.” Tutto ciò rappresenta realmente una sfida ai propositi israeliani? Strade migliori nelle Aree A e B riducono il tempo impiegato per il viaggio tra due diverse città e cittadine, e creano l’illusione di una vicinanza geografica. Ma la gente dimentica un po’ alla volta che il miglioramento della maggior parte di queste strade è stato concepito solo per collegare villaggi, e il loro asfalto non è in grado di sopportare il pesante carico di traffico tra città palestinesi. Senza volerlo, ci si dimentica che ciò che è dall’altra parte di queste strade è fuori dalla loro portata. Non solo la famigerata Route 443, ma tutte le altre strade che Israele ha avviato come autostrade, con una massiccia espropriazione di terre palestinesi, servono principalmente o anche solo alle esigenze del trasporto delle colonie degli israeliani (nel complesso ebrei, in virtù dell’essere identificati con le colonie). Nel 2004, il Consiglio di Sicurezza Nazionale (israeliano) rivelò il suo piano di creare nella West Bank due infrastrutture viarie separate (un’estensione addirittura logica delle bypass road degli anni 1980 e 1990). I rappresentanti di paesi donatori e la Banca Mondiale rimasero sbalorditi dalla spudorata sfacciataggine di Israele: aveva richiesto che i donatori finanziassero parte del progetto. Le conversazioni piene di astuzia a proposito del “desiderio di assicurare la costruzione di un tessuto di relazioni sociali tra i palestinesi grazie alla contiguità dei trasporti” non li confusero. Avevano capito che questo era un altro modo per creare dei fatti sul terreno. In completo accordo con l’Autorità Palestinese, essi opposero un rifiuto. E così Israele finanziò la realizzazione solo di poche bypass road e di tunnel riservati ai soli palestinesi, intesi a compensarli per la deviazione dalle autostrade nell’Area C e per le enormi estensioni che gradualmente sono divenute “prive di palestinesi.” Le strade che i palestinesi aprono e riparano (principalmente con il sostegno dell’USAID) rientrano nella categoria di “contiguità per il trasporto palestinese”, che è l’opposto del principio di “contiguità territoriale palestinese.” Un ricamo di strade e di tunnel collega comunità palestinesi isolate. Ciò fa sì che l’Area C (il 62 % della West Bank) rimanga un dominio esclusivo a disposizione dell’espansione delle colonie e la connette a Israele, accrescendo l’illusione di una sovranità palestinese sulla parte restante.Fayyad e gli altri del suo governo senz’alcun sono a conoscenza del paradosso. Li sento chiedere in risposta: la soluzione sta nel lasciare strade pericolose, dissestate e piene di buche, come esse sono, e non di asfaltarne di nuove? Ovviamente, no.
Ma ammettiamolo, almeno: strade nuove e riparate non è che mettono in discussione i piani israeliani; di fatto vanno loro bene e rafforzano la loro logica interna. L'incidenza di una rete viaria nuova sull'occupazione della Palestina
(tradotto da mariano mingarelli)
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