Marina Morpurgo: Noi, voi, arabi, ebrei


Questa non è una vera nota, ma è uno scambio di lettere su un tema doloroso. Un messaggio in bottiglia è stato raccolto.
Io e Chawki Senouci ci conosciamo, anche se un po' a distanza. Lui lavora a Radio Popolare quindi le nostre strade si sono inevitabilmente incrociate. Siamo tutti e due interisti e ci piace la stessa musica – ormai l'ho capito.
Yasmina Melaouah non la conosco di persona, ma penso che ci conosceremo presto. Abbiamo una grande amica in comune e io la leggo da tanti anni, visto che traduce un autore che amo molto: Pennac.
Daniela Ovadia è un acquisto recente. Fa il mio stesso lavoro e qui su Facebook mi hanno colpito alcune sue osservazioni, per cui le ho chiesto l'amicizia.
Ho chiesto il permesso di pubblicare questo scambio, che era privato. Yasmina mi ha precisato che il muro di cui parla e che non le piace NON è il Muro del PiantoCome immaginate questi giorni sono stati sufficientemente pesanti per tutti. Io sono in preda allo sconforto più assoluto, vuoi per la deriva inarrestabile della situazione mediorientale, vuoi perché a furia di gridare al lupo al lupo e di dare degli antisemiti a destra a manca – alcune volte a proposito, molto spesso a sproposito – ora veramente ci troviamo di fronte a una brutta impennata del fenomeno, e nel peggiore dei momenti, ovvero nel mezzo di una crisi economica di durata e portata imprevedibili.
Proprio perché in Medio Oriente il punto è prossimo a quello del non ritorno e perché altrove il clima è incandescente mi pare che sarebbe il momento (per noi che ragioniamo) di riflettere su cosa non ha funzionato, e su cosa si possa fare.Mentre su tutto il resto ho idee vaghe, di una cosa sono abbastanza sicura, ovvero che non è il momento di fomentare la creazione di due campi ostili (pro-Israele contro-Israele), in modo magari da concentrarsi su un lato più inquietante della vicenda – ovvero il rinascere di sentimenti antiebraici in settori ampi della popolazione mondiale, e non più in frange isolate. Mi sembra piuttosto il momento di fare appello alla ragione, invece di continuare ad addossare agli “altri” difetti, torti, crimini, colpe. Questo genere di dialogo va avanti dal 1948, e si sono visti gli effetti che ha prodotto: un conflitto di estensione e durata eccezionale, mentre altrove situazioni altrettanto drammatiche sono state pacificate.Quello che ho visto su Facebook in questi giorni mi ha gettato in una profonda costernazione. Una deficiente mi ha chiesto in privato se ero disponibile a organizzare un assedio (testuale) alle ambasciate israeliane: cancellata.
Ho visto un continuo ricorso a terminologie legate allo sterminio e al nazismo: chi è a favore di Israele è un nazista, chi è contro Israele è un nazista. Mezzo mondo – quello che non la pensa come noi – rischia di essere tacciato di nazismo. Ho visto un paio di amici equiparare (tra plausi) Forza Nuova e Rifondazione. Non ho mai votato Rifondazione, anche per via della sua posizione sul Medio Oriente e delle sue posizioni in politica estera che spesso non condivido; sono anche convinta – esperienza diretta – che in quel partito non manchino militanti in odor di antisemitismo – il socialismo degli imbecilli non muore mai. Ma pensare che sia un partito di antisemiti, e dirlo, è idiozia pura, ed è ingiusto. Ho due o tre amici (amici veri) ai quali scherzando ma non troppo dico sempre che se le cose girassero male andrei a bussare alla loro porta, perché sono certa che la loro casa sarebbe piena di ebrei nascosti: votano Rifondazione e criticano (non: odiano) Israele perché è il più forte e perché sono turbati dalle sofferenze dei palestinesi, come sono turbati quando vedono un rom cacciato da una periferia – anche se il rom ruba o rompe i coglioni chiedendo la carità. Paragonare Forza Nuova a Rifondazione è disonesto, e chi lo fa non aiuterà né Israele né gli ebrei, ma avvelenerà stoltamente un clima anche troppo tossico.


Ho visto un clima da stadio. Ho visto l’esposizione di bandiere (una o l’altra). Ho visto usare come avatar, esibiti con orgoglio, gli stemmi di Tsahal: e a me, che pure ho i nipoti e i cugini e amici e figli di amici che sono in quell’esercito, è parsa un’esibizione inopportuna, in questo momento. Ho letto il post di una persona che con orgoglio dichiarava “Israele sì che ha le palle.”. Bene, chiediamolo all’amica Manuela Dviri, se è tanto orgogliosa di quelle palle, di quel machismo che ha mandato suo figlio Yoni a crepare in Libano. Chiediamolo al mio amico Dario, che al pari di tanti ha perso un figlio soldato. Forse avrebbero preferito un paese con meno palle e più cervello. E stiamo parlando, anche qui, di una persona civile e illuminata. Fosse per me, sarebbe il momento di esibire un’unica bandiera: quella bianca.
Ho visto smarrire il senso critico. Ho visto gente che approvava entusiasticamente qualunque cosa venisse da Israele. Gente che diceva che Grossman era meraviglioso e anche Oz era meraviglioso e che anche la Fiamma Nirenstein è meravigliosa e ha ragione, e che anche i notiziari dell’esercito israeliano hanno ragione e sono meravigliosi. Il bollino made in Israel non rende tutto kosher. Se dai ragione a Grossman e ti pare stupendo, la Fiamma Nirenstein a rigor di logica dovrebbe avere torto: non ti puoi entusiasmare per la Rossanda e per Feltri.
Ho anche visto, e questo mi è dispiaciuto, che qualcuno che prima interveniva sovente, mi ha praticamente tolto il saluto. (Questo è il male minore)Questa è solo una lettera, che ho deciso di mandare ad alcune persone che stimo e/o che mi parevano più interessate. E contiene una proposta, ovvero che sarebbe molto bello se ognuno di noi, almeno per un periodo, si impegnasse in uno sforzo rivoluzionario.
Se è pro-palestinese andrà a fare le pulci ai palestinesi e al mondo arabo (il materiale non manca). Se è pro-Israele e anti-islamico andrà a vedere i fanatismi di casa sua – che non mancano. Dell’altro cercherà di vedere se c’è del buono (qualcosa c’è). L’esercizio potrebbe risultarci utile, male non farà, probabilmente impareremo cose nuove, anche se sarà più doloroso per le nostre coscienze.Inoltre: evitare improprie allusioni al nazismo e all’olocausto, che oltre a essere ingiustificate creano rabbia (o panico). Evitare di linciare moralmente, screditandolo, chi sostiene tesi decenti in toni decenti e interlocutori, ma che non ci piacciono.Con questo mi congedo. Scusate la rottura di palle, ma ci tenevo.
Chawki Senouci 4 giugno 2010 alle ore 21.26
Cara Marina,la scuola algerina e la stampa di regime, l'unica ai miei tempi, avevano cercato di inculcarmi il mito della Palestina. Non ci sono riusciti. Tutta colpa di mia madre che mi raccontava della sua vicina più cara , madame Benjelloun e del medico che curava i miei fratelli senza farsi pagare Docteur Kamoun.... erano i tempi della guerra contro i francesi, mio padre era in carcere e mio fratello aspettava la sua ora nel braccio della morte. La mamma aveva trovato in loro due la salvezza. Qualche anno fa ho saputo che da piccola mia zia paterna fu' adottata, con l'approvazione dei genitori , da una vicina benestante, Madame Dreyfus , vedova e senza figli. Un giorno la signora fu' convocata dalla polizia di Vichy ad Algeri , mia zia tornò a casa dai genitori " orfana " e ricchissima. Aveva allora 12 anni.
Sul suo letto di morte a Casablanca mia zia si confessò per la prima volta con la figlia. L’anno scorso mia cugina e’ riuscita a ricostruire un pezzo della storia e ha rintracciato Madame Dreyfus a Yad Vashem.er quanto mi riguarda, una mattina ho bussato alla porta di madame Dayan per la mia lezione di pianoforte.
Un signore mi disse che madame Dayan non tornerà mai più. Non capivo. Cosi all’improvviso e senza avvertire. Era maggio 67 , qualche giorno prima della guerra dei sei giorni. Come vedi porto con me queste storie, sono le mie storie, ma i miei amici italiani ( in radio e fuori ) continuano a chiedermi ma perché voi arabi odiate cosi tanto gli ebrei ?
Questi giorni ho notato su Fb tanti post aggressivi nelle bacheche di amici italiani ebrei. Anch’io vengo regolarmente “ processato “ ad ogni attentato terroristico del Qaeda.
Tutto questo per dirti che il nostro mondo non si divide soltanto tra filo e pro Palestina o filo e pro Israele. La cosa più fastidioso e’ la mancanza di rispetto per la storia delle persone. Magari a torto ma avverto una specie di razzismo strisciante in quel “ voi ebrei o voi arabi o voi musulmani “ che viene rivolto da un amico a un amico.
Oltre a fare ragionare le due “ tifoserie “ come hai giustamente proposto e io ci sto ( ma non so da che parte sto ) forse bisogna anche gettare il sasso nello stagno di questa mentalità malata.La storia ci insegna che presto o tardi ci sarà un accordo accettabile in medio oriente ma la stupidità degli uomini, quella, rimane.Con grande emozione ho condiviso la tua lettera, dalla prima all’ultima parola.
Grazie della stima
Chawki

Mari
Yasmina Melaouah 03 giugno alle ore 19.37
Cara Marina,
diciamo che non ci conosciamo ma da quando ti conosco facebukkianamente ho sentito come se ci conoscessimo da un pezzo. Ho provato molta pena in questi giorni, molta pena d'amore nel vedere questo spregevole atteggiamento da stadio su entrambi i fronti, che così bene hai descritto nel tuo bel messaggio. Il tifo da stadio, se non altro, è più onesto: non scova sul web motivazioni pseudo razionali a una fede cieca, resta cieco e consapevole di esserlo.
Io sono, come immagini dal mio nome, mezza araba (da padre), ma con un sangue talmente misto da non avere per mia fortuna alcuna appartenenza. Mi stanno a cuore gli uomini, mi sta a cuore la pace, amo Israele (dove sono finalmente riuscita ad andare quest'anno, dopo anni passati a schivare intifade varie, attentati) e amo i paesi arabi, e mi rifiuto di appendere una qualche bandiera al balcone. Se più spesso mi arrabbio con Israele è perché paradossalmente lo sento più vicino, sono certa di avere più cose in comune con i ragazzi soldati che sgranocchiavano i loro panini e i loro falafel vicino al Muro che con tanti arabi vittime di una secolare assenza di democrazia, del peso ingombrante e spesso ottuso della religione. E si è più severi con chi ci è più vicino, anche solo culturalmenteo visto il Muro non mi è piaciuto ma ho visto le lapidi alle fermate dei bus di Gerusalemme e ho spiegato a mia figlia, atterrita, cos'erano quegli elenchi di nomi.
Ma avrei voluto andare a Ramallah, e mi fanno una pena infinita i ragazzini in ciabatte di Gaza, chiusi in una prigione a cielo aperto a coccolare il fanatismo che nasce dall'ignoranza e dalla disperazione.Ieri ho sentito a Radiotre che in Tunisia forse nasce il primo partito ebraico in un paese arabo e quasi mi sono commossa, mi commuovo con poco, ormai, per il minimo illusorio spiraglio che scompagina le carte, che getta un seme di dialogo.Per questo ho sentito toccanti le tue parole e non posso che sottoscriverle dalla prima all'ultima.Ho trovato, in questi giorni, insopportabili tanti partiti presi, posizioni spaventosamente aprioristiche (con link a sostegno....), ma non da ieri faccio il prezioso esercizio delle pulci a destra e a manca. Se ascolto Radio Popolare, divento più estremista di Fiamma Nirenstein (be' si fa per dire, ce ne vuole....) e spesso ho spedito mail di fuoco per stigmatizzare persino la subdola sintassi con cui distorcono le notizie da Israele, se ascolto alcuni amici ebrei per i quali ogni arabo è un membro di al Quaeda mi sento sprofondare in uno sconforto che sfiora l'insofferenza.Trovo ambigue le posizioni di molta ultrasinistra e disgustoso che l'Italia si opponga a una inchiesta dell'Onu.
Quindi eccomi qua, a caccia di pulci, volentieri, e anche qualcosa di più.
Un segnale da uomini e donne di buona volontà.
Grazie cara,

Daniela Ovadia 4 giugno 2010 alle ore 22.10
Cara Marina,
non ti conosco, se non di fama, ma grazie per avermi mandato questa lettera che condivido punto per punto. In questi giorni ho cancellato due vecchi amici di gioventù dalla mia lista su FB: le loro frasi in cui accusavano di antisemitismo chiunque non applaudisse allegramente le gesta di Zahal mi fanno star male, non riesco più a leggerle. E dire che sono cresciuta all'Hashomer Hatzair, ho vissuto un anno in kibbutz e ho famiglia in Israele.Dall'altra ho radiato un paio di persone dell'area che tu chiami "di Rifondazione" per motivi diametralmente analoghi: quando non capiscono perché chiamare l'arresto dei pacifisti italiani "deportazione" è un abuso etico (oltre che ignoranza dell'italiano), beh, allora che siamo amici a fare?
Non so che dire: ho discusso a lungo con un collega giornalista ebreo sull'opportunità di parlare di queste cose qui su FB, ma io faccio il mio mestiere che è quello di informare. Rispetto alla tua classifica, non saprei dove mettermi: sono pro Israele e pro palestinesi insieme. E a fare le pulci a tutti si finisce col sembrare il grillo parlante, purtroppo.
Scusa anche tu per la rottura di palle, ma in questi giorni ci si sfoga con chi sembra avere un orecchio pronto almeno all'ascolto.
A presto
DanielaYasmina

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