David Cronin La NATO “canta al ritmo scandito da Israele”


Fin dal sua fondazione nel 1949, la NATO (Organizzazione del Trattato Nord Atlantico) si è dedicata legittimamente al principio della difesa reciproca. In base al questo principio, un attacco a un qualsiasi paese dell’Alleanza è considerato come un attacco a tutti i suoi membri.

Gli analisti hanno subito convenuto che Israele ha rappresentato una minaccia al principio fondante della NATO nel momento in cui ha assaltato la Mavi Marmara, una nave turca della Freedom Flotilla diretta a Gaza, uccidendo nove pacifisti. Ma quando il governo della Turchia ha prontamente reagito all’aggressione convocando un’assemblea d’emergenza della NATO presso la sede centrale di Bruxelles, la realpolitik ha impedito ad Ankara di chiedere una reazione vigorosa da parte dei suoi alleati.

Alcune fonti della NATO, che hanno parlato a condizione di mantenere l’anonimato, affermano che non sono previste discussioni circa la possibilità di rivedere le basi degli accordi di cooperazione siglati nel corso degli anni passati tra la NATO e Israele.

Nel 2008, l’allora ministro degli esteri di Israele, Tzipi Livni, aveva ottenuto un rafforzamento delle relazioni tra lo stato ebraico e la NATO. In quanto parte di un “programma di cooperazione individuale”, Israele aveva ottenuto un livello superiore di accesso alla rete di computer gestita dall’Alleanza, ed anche un ruolo maggiore nella condivisione delle informazioni. Inoltre era stato formalmente accettato che Israele prendesse parte ad alcune missioni militari NATO.

Prima dell’attacco dei giorni scorsi, gli strateghi della NATO avevano studiato il modo di coinvolgere maggiormente Israele nell’Operazione Active Endeavour, in base alla quale le navi del Mediterraneo vengono controllate per scoprire eventuali trasporti di armi illegali. Una fonte della NATO ha detto che nell’ultimo decennio “si è investito molto” per sviluppare legami più stretti con Israele. Tra le manifestazioni di questi legami si annovera un’esercitazione del 2007 durante la quale 6 navi da guerra – provenienti da Germania, Grecia, Spagna, Turchia e Italia – hanno attraccato nel porto di Eilat, nel Mar Rosso, per esercitazioni congiunte con l’esercito israeliano.Sebbene le alte sfere politiche turche abbiano fatto capire che il danno causato dal massacro della flottiglia ai loro accordi bilaterali con Israele potrebbe essere irreparabile, un diplomatico turco ha detto che “c’è una possibilità” che i legami di Israele con la NATO restino saldi.

“Israele è utile alla NATO”, ha detto Jeff Halper, dell’Israeli Committee Against House Demolitions (ICHAD), un’organizzazione per la difesa dei diritti umani, all’International Press Service. “Israele ha un ruolo fondamentale nel pattugliamento dell’intero bacino del Mediterraneo e nell’acquisizione di informazioni”.

Anders Fogh Rasmussen, segretario generale della NATO, il 7 giugno ha detto che si sarebbe opposto a qualsiasi ridimensionamento delle relazioni tra l’Alleanza e Israele. Secondo Rasmussen, il dialogo con Israele è necessario per contribuire ad assicurare la pace in Medio Oriente. “Lo dobbiamo al popolo palestinese e a tutti i popoli del Medio Oriente, per facilitare il processo di pace”, ha detto.

Egli non ha accennato al fatto che Israele è diventato un importante fornitore di armi hi-tech – essenzialmente droni (aerei senza pilota) – utilizzati dall’Alleanza nella guerra in Afghanistan.

Rasmussen ha parlato anche delle sue ambizioni di sviluppare un nuovo sistema di difesa missilistica che – egli sostiene – offrirebbe una maggiore protezione ai 900 milioni di persone che vivono nei paesi che compongono l’Alleanza. La sua dichiarazione è seguita alla pubblicazione di un documento strategico della NATO lo scorso mese, in cui si afferma che il programma nucleare iraniano rappresenterebbe per l’Alleanza una grave minaccia alla sicurezza per i prossimi 10 anni. Sempre lo scorso mese, l’alto ufficiale NATO Alan Berry ha confermato che l’Alleanza sta studiando il modo in cui gli intercettori missilistici già sviluppati in Israele potrebbero essere incorporati in un sistema di difesa NATO.

Inoltre lo scorso maggio, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato lo stanziamento di 205 milioni di dollari per finanziare il progetto “Iron Dome” di Israele. Progettato dall’industria Rafael Advanced Defence System, il programma ha lo scopo intercettare missili a breve gittata.

John Jennings, un ricercatore che studia i modi in cui l’occupazione israeliana della Palestina viola il diritto internazionale, ha detto che c’è una “mentalità parallela” dietro l’intensificazione delle relazioni tra Israele e la NATO da una parte, e tra Israele e l’Unione Europea dall’altra. Queste strategie “andranno a svantaggio dei palestinesi”, ha aggiunto.

Sebbene la NATO abbia identificato gli sforzi iraniani di arricchire l’uranio come una minaccia, essa ha taciuto sul programma nucleare di Israele, grazie al quale si presume che Tel Aviv abbia creato un arsenale di circa 300 bombe atomiche. Il programma è stato sviluppato in segreto ma il nuovo libro del giornalista Sasha Polakow- Suransky, “The Unspoken Alliance: Israel’s Secret Relationship with South Africa”, ha fornito dettagli di documenti che sembrano provare l’esistenza delle armi atomiche di Israele.Jennings ha sostenuto che la NATO, emettendo severi ammonimenti contro l’Iran, starebbe “cantando al ritmo scandito da Israele”. “Israele ha scelto quale sarà il prossimo nemico”, ha detto. “ Poi gli Stati Uniti hanno fatto proprio questo concetto, ed infine l’Unione Europea. Ogni aspetto di questa politica anti-iraniana ha avuto origine inizialmente da Israele. Questa fissazione di Israele è andata troppo oltre”.

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