GAZA: IL NUOVO MECCANISMO DELL’ASSEDIO
La ricostruzione di Gaza è divenuta l’ultima arma dell’assedio. L’occupazione israeliana, gli Stati Uniti che ne hanno appoggiato l’offensiva, e l’Unione Europea che non ha fatto nulla per fermarla, stanno facendo in modo di trasformare il processo di ricostruzione in un mezzo per produrre un “partner di pace” adeguato, mentre il vertice arabo, riunitosi in Kuwait, spera di usare la ricostruzione per determinare la “riconciliazione” palestinese. Nel frattempo, il governo dell’Autorità Palestinese sta esortando tutte le parti in causa a guardare ad esso come all’unico canale per amministrare il processo di ricostruzione, sulla base del fatto che esso è il governo formato dall’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, che è riconosciuta come l’unico rappresentante legittimo del popolo palestinese. Presto vedremo che congelare la ricostruzione diventerà il mezzo di tutti questi protagonisti per strappare alla resistenza quello che essi non sono stati in grado di ottenere dalle tre settimane di guerra e dal lungo assedio che le ha precedute.Israele, la potenza occupante, è determinata a mantenere uno stretto controllo sul processo di ricostruzione, ragion per cui ha confermato la chiusura dei valichi di confine dopo il suo cessate il fuoco “unilaterale”. In effetti, è questo il motivo per cui lo stato ebraico ha dichiarato un cessate il fuoco in maniera unilaterale: non vuole essere legato da nessun accordo – l’iniziativa egiziana o un altro tipo di intesa – che lo obblighi a togliere l’embargo, anche parzialmente, per facilitare la ricostruzione. Tel Aviv ha anche cercato di ottenere “garanzie” dalle agenzie internazionali come l’UNRWA. Il 19 gennaio, la Reuters ha riferito che alcuni diplomatici occidentali avevano rivelato che Israele aveva chiesto all’ONU e ad altre agenzie di presentare liste dettagliate dei beni, dell’equipaggiamento e del personale che intendono inviare a Gaza, sia per operazioni di soccorso urgente sia per il processo di ricostruzione più a lungo termine. Secondo queste fonti, Israele intende mantenere una stretta supervisione su queste operazioni insistendo affinché le varie agenzie ottengano la sua previa approvazione per ogni progetto. Una delle condizioni per questa approvazione è che il progetto non vada a beneficio di Hamas o del suo governo a Gaza. Il primo ministro Ehud Olmert ha nominato il ministro degli affari sociali Isaac Herzog come coordinatore dell’iniziativa di ricostruzione di Gaza.
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