Uri Avnery : il tiro mancino di Israele e lo scandalo sessuale palestinese



Questa settimana il governo israeliano ha giocato un tiro mancino a Mahmoud Abbas. Da mesi ormai, Abbas ha fatto arrabbiare il premier Netanyahu. Ha rifiutato di avviare “negoziati di pace” mentre gli insediamenti in Cisgiordania e nella parte orientale di Gerusalemme continuano ad espandersi. Tutti sanno che i negoziati proposti sono privi di significato e non condurranno da nessuna parte. Netanyahu ne ha bisogno per stornare le pressioni degli Stati Uniti. Barack Obama ne ha bisogno per sfoggiare qualche risultato, per quanto piccolo possa essere. Ma Abbas sa che il suo consenso aiuterebbe Hamas a presentarlo come un collaborazionista.Ora Netanyahu ha deciso di dare una lezione ad Abbas. Per tre giorni, giorno dopo giorno e programma dopo programma, Channel 10 (la seconda rete televisiva più importante di Israele) ha trasmesso scioccanti “rivelazioni” riguardo a scandali sessuali e finanziari che coinvolgono i vertici dell’Autorità Nazionale Palestinese. Una persona che è stata presentata come “un alto comandante” del Servizio di Sicurezza palestinese, col grado di generale, è apparso sulla televisione israeliana accusando i leader dell’ANP e il movimento di Fatah di aver rubato centinaia di milioni di dollari e di aver commesso disgustosi reati sessuali. Le “rivelazioni” possono mettere in pericolo la stessa esistenza dell’Autorità Palestinese e di Fatah.Materiale del genere non sarebbe stato trasmesso se l’Agenzia di Sicurezza di Israele (nota come Shin Bet) si fosse opposta. Il felice autore dello scoop è stato Tzvi Yehezekeli, “corrispondente per gli Affari arabi” di Channel 10. Io ho seguito le trasmissioni di Yehezkeli per anni, ed è stato difficile per me ricordare una sola parola da parte sua che non mettesse in ridicolo i musulmani in generale, o gli arabi in particolare. In questo egli non ha niente di straordinario rispetto ai nostri media. La maggior parte “dei corrispondenti per gli Affari arabi” sono ex allievi dell’Intelligence dell’Esercito, e sono parte della grande industria della propaganda contro gli arabi. Molti di loro godono della generosa assistenza di certe istituzioni finanziate da miliardari americani, la cui sola funzione è di avvelenare le sorgenti della pace e della comprensione. Chi è l’ “informatore”? Fahmi Shabaneh, ex capo del servizio di sicurezza palestinese di Hebron, è stato presentato da Yehezkeli come un eroe pronto a morire per la causa della dirittura morale. Perché questo patriota palestinese vorrebbe apparire su tutti i media israeliani? Perché non ha presentato la sua “merce” a un giornale o ad una rete araba? L’obiezione che nessuno le avrebbe pubblicate non regge. Hamas avrebbe rifiutato? Questo materiale favorisce, di certo, l’occupazione israelianaComunque, la qualità della rivelazione non dipende dai personaggi di Tzvi Yehezkeli e Fahmi Shabaneh. Informazioni incriminanti spesso provengono da fonti non proprio cristalline. Devono essere giudicate nel merito. Finora ho visto 5 trasmissioni su questo caso. Erano piene di accuse, ma senza prove. Shabaneh ha parlato di faldoni pieni di prove. Ha impugnato dossier e incartamenti. Ma non ha presentato nessun documento in maniera tale da consentire il loro esame. “Prova” significa, per esempio, la presentazione di un documento bancario in modo che sia possibile leggerlo come si deve, studiarlo nei dettagli e trarre le debite conclusioni. I documenti che sono apparsi sullo schermo per una frazione di secondo non hanno consentito niente di simile. Ancora più sospetto è il videoclip che è stato girato, o almeno così si è detto, nell’appartamento di una donna palestinese che è servita come esca per Rafiq Al-Husseini, il capo di gabinetto di Abbas. Al-Husseini appartiene ad una delle famiglie più rispettabili di Gerusalemme. Secondo Shabaneh, Husseini e il suo segretario sono andati casa della donna, che aveva fatto domanda per un posto di lavoro nello staff di Abbas. Husseini le ha richiesto una prestazione sessuale, e lei ha aiutato Shabaneh a mettere a punto una trappola per lui. Quando la telecamera mostra Husseini in compagnia del segretario e della donna in cerca di lavoro, lui le dice che “Arafat era un ladro, Abbas è un ladro, sono tutti dei ladri”È plausibile che il numero due del gabinetto del presidente palestinese abbia parlato in questo modo a una sconosciuta, una semplice donna in cerca di lavoro e in presenza di un testimone? Oso dire di avere fiuto per certe “rivelazioni”. A questo punto, dopo aver visto le trasmissioni, la mia impressione è che la faccenda sia sospetta.
Senza dubbio, c’è molta corruzione ai vertici dell’Autorità Palestinese. Era già cominciata ai tempi di Yasser Arafat. Lui di per sé era onesto. I beni materiali e la bella vita non gli interessavano. Su questo era come David Ben-Gurion e Menachem Begin, solo in circostanze infinitamente più difficili. Mentre le persone attorno a lui si costruivano case signorili, lui non aveva una casa di sua proprietà. Una volta, a Tunisi, si vantò con me di vivere a bordo degli aerei. Questo lo aiutava ad evitare attentati contro la sua vita (per decenni, la sua vita è stata in pericolo mortale in qualsiasi momento) e a risparmiare tempo. Il suo conto bancario “privato” serviva ad assicurargli il controllo personale del denaro, una larga parte del quale era speso per scopi clandestini, come l’acquisto di armi, il rifornimento di armi ai palestinesi nei campi profughi libanesi e la loro difesa contro le criminali Falangi Libanesi votate al loro annientamento, il mantenimento delle missioni in tutto il mondo che dirigevano lo scontro nell’arena diplomatica, ecc.Ma Arafat non combatté la corruzione dei suoi collaboratori. Penso che la considerasse come uno strumento di controllo sulle persone e sulle fazioni. Arafat pensava che le attività corrotte della sua gente lo avrebbero aiutato a controllarla, ma è un dato di fatto che la corruzione aiutò lo Shin Bet a comprare personalità palestinesi e a ricattarle, a corrompere le leadership e a indebolire la loro lotta per la liberazione.
La corruzione palestinese è abbastanza sciatta: dubbie transazioni congiunte con uomini d’affari israeliani, molti di loro ex governatori militari; provvigioni intascate, la vincita di dubbi appalti. Essa è trascurabile se paragonata, ad esempio, alla nostra onnicomprensiva corruzione legale. I nostri primi ministri lasciano la politica per un breve periodo e guadagnano decine di milioni utilizzando conoscenze e informazioni ottenute mentre erano in carica. Generali in pensione vendono armi e pagano tangenti in tutto il mondo. Venti oligarchi controllano praticamente l’intera economia israeliana, con il sostegno di ministri e alti funzionari da loro controllati. Per non parlare degli Stati Uniti, dove le lobby comprano senatori e membri del Congresso in modo abbastanza esplicito attraverso i finanziamenti delle campagne elettoraliorniamo al virtuoso Fahmi Shabaneh. Alcuni mesi fa la polizia israeliana lo aveva arrestato. Egli risiede nella parte orientale di Gerusalemme e ha una carta d’identità israeliana. Era stato accusato di essere al servizio dell’Autorità Nazionale Palestinese – un’accusa piuttosto assurda, visto che centinaia di abitanti di Gerusalemme Est lavorano per l’ANP. Dunque perché Shabaneh è stato arrestato? Per dargli credibilità nei circoli palestinesi e allontanare i sospetti da lui, alla vigilia della sua trasformazione in un eroe nemico della corruzione? Egli era stato rilasciato su cauzione (cosa abbastanza inconsueta in situazioni simili) e il suo processo era rimasto in sospeso. Adesso Shabaneh è un “buon arabo”, l’eroe dei media israeliani, che sono parte integrante della macchina ben oliata della propaganda. In tutto questo sordido affare, ci resta una domanda essenziale: qual è lo scopo? Dopotutto, chiunque decida di infangare la figura di Abbas sa che sta regalando potere ad Hamas, un movimento considerato dall’opinione pubblica palestinese incontaminato dalla corruzione. Mentre infligge un colpo mortale ad Abbas, col quale apparentemente vuole condurre i negoziati, Netanyahu sta facendo uno straordinario regalo ad Hamas, che invece non vuole negoziare. Bizzarro? Forse no.
Uri Avnery è un giornalista e pacifista israeliano; è stato eletto tre volte alla Knesset, il parlamento israeliano; è fondatore del movimento ‘Gush Shalom’

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