Cosa c’è dietro i rinnovati venti di guerra in Israele e in Libano?


Una nuova raffica di minacce e di avvertimenti tra funzionari israeliani e alti esponenti dell’organizzazione militante sciita Hezbollah in Libano hanno scatenato un serio nervosismo, su entrambi i lati del confine, legato alla possibilità di una nuova guerra – nervosismo che minaccia di coinvolgere anche altri attori regionali. Il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman ha pubblicamente ammonito il presidente siriano Bashar al-Assad che, se dovesse lasciarsi coinvolgere in un conflitto israelo-libanese, ciò comporterebbe la disgregazione del suo regime.

Anche se il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha poi cercato di rabbonire la Siria, ribadendo la volontà del suo paese di riavviare i colloqui di pace, le tensioni sono alle stelle per un possibile conflitto con i vicini di Israele. I leader israeliani brontolano per il riarmo di Hezbollah dopo la guerra del luglio 2006 e minacciano un attacco devastante contro il Libano nel caso di un altro scontro. La leadership di Hezbollah continua a mantenere un atteggiamento di sfida, dicendo di essere pronta a un altro confronto, e fiduciosa nella vittoria contro lo Stato ebraico.

I toni di sfida da entrambi le parti rientrano nell’implacabile guerra psicologica tra i due acerrimi nemici, e dimostrano che le tensioni continuano ad esistere malgrado il fatto che il confine che li separa abbia registrato il suo più lungo periodo di calma in più di quarant’anni. La forza di pace delle Nazioni Unite nel sud del Libano, conosciuta come UNIFIL, afferma che non c’è alcuna indicazione che un’altra guerra sia imminente.

“La cosa più importante è la volontà politica e il costante impegno delle parti a mantenere la cessazione delle ostilità”, ha dichiarato Milos Strugar, un consulente dell’UNIFIL. “In tutti i nostri contatti con le parti in causa, questa volontà e questo impegno sono continuamente ribaditi e fortemente sottolineati da tutti”.Il Libano vuole preservare la ritrovata stabilità

Ma le preoccupazioni in Libano sono sentite, tanto più che il paese sta vivendo il suo primo periodo di relativa stabilità politica in cinque anni. Nel 2009, il Libano ha accolto una cifra record di 1,9 milioni di turisti, le cui spese hanno contribuito a circa il 20% del prodotto interno lordo del paese. Un’altra estate di calma potrebbe registrare un numero ancora maggiore di turisti che visitano questo piccolo paese del Mediterraneo.

Ghazi Aridi, il ministro dei trasporti, ha recentemente dichiarato che l’atmosfera in Libano è simile a quella del periodo precedente all’invasione israeliana del 1982, che fu ampiamente prevista con mesi di anticipo.

“Ognuno deve lavorare per rafforzare l’unità nazionale e preparare il terreno per far fronte a qualsiasi aggressione israeliana”, ha detto in un’intervista al canale libanese Future Television.Nonostante il nervosismo e la retorica profusa da entrambi i lati del confine, né Hezbollah né Israele sembrano ansiosi di intraprendere un nuovo round di combattimenti. Gli analisti suggeriscono che la scintilla di un nuovo conflitto potrebbe provenire da un incidente lungo il confine che vada fuori controllo, come ad esempio un attacco di razzi su Israele. Ci sono stati sette lanci isolati di razzi a corto raggio verso Israele dal 2006, tutti sospettati di essere opera di fazioni affiliate ad al-Qaeda o di gruppi palestinesi minoritari. Un altro possibile fattore scatenante: l’Iran L’altro potenziale fattore scatenante è legato agli sviluppi della crisi iraniana. Una mossa da parte di Israele e dell’Occidente per attaccare gli impianti nucleari iraniani potrebbe scatenare un contraccolpo lungo il confine israelo-libanese, o determinare un attacco preventivo di Israele contro Hezbollah. Alcuni analisti suggeriscono che i leader iraniani potrebbero cercare di suscitare uno scontro con Israele come mezzo per allentare la crescente pressione interna contro il regime di Teheran. Ma, se da un lato Hezbollah è ideologicamente e finanziariamente legato all’Iran, dall’altro i leader del gruppo sono anche sensibili agli interessi della loro base popolare sciita libanese, che si sta ancora riprendendo dalla guerra del 2006 e non gradirebbe che ulteriore distruzione piombasse sulle loro famiglie, le loro case e i loro mezzi di sussistenza.

Le previsioni di una nuova guerra tra Hezbollah e Israele emersero nello stesso momento in cui l’ultimo conflitto si concluse senza un esito decisivo, nel mese di agosto 2006. Nel corso di quel conflitto, durato circa un mese, i militanti di Hezbollah si dimostrarono più difficili da battere di quanto il mal preparato esercito israeliano aveva previsto. Hezbollah proclamò una “vittoria divina”, ma perse la sua autonomia militare nella regione di confine del Libano meridionale. Secondo molti, Israele perse quella guerra, ma da allora ha potuto beneficiare di una frontiera tranquillaDopo la fine della guerra, Israele ha riqualificato il suo esercito, ha sviluppato e introdotto nuove tecnologie per far fronte ai razzi ed ai missili anticarro di Hezbollah, e ha elaborato una nuova strategia per confrontarsi con il suo nemico libanese.

Gli alti ufficiali israeliani hanno avvertito che in caso di un’altra guerra essi tratteranno l’intero Libano come un loro nemico, e non solo Hezbollah, soprattutto dal momento che Hezbollah è entrato a far parte della coalizione di governo libanese nel mese di novembre, una mossa che ha reso meno netta la distinzione tra lo Stato libanese e il gruppo sciita.“Per motivi pratici, non possiamo battere Hezbollah. Dobbiamo definire il Libano nel suo complesso come il nostro nemico “, dice Giora Eiland, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Israele durante la premiership di Ariel Sharon. “Il governo libanese deve sapere che ha solo due possibilità: la prima è lasciare che la relativa calma continui; la seconda, una guerra che devasterà il Libano”.Soprannominata la “dottrina della Dahiyah” – dal nome della roccaforte di Hezbollah nella zona meridionale di Beirut, che è stata pesantemente bombardata nel 2006 – tale dottrina invita ad attaccare strade, ponti e centrali elettriche così come le basi dell’esercito libanese e i centri abitati che sostengono Hezbollah.“L’obiettivo strategico nella prossima guerra è capire che non è possibile risolvere il problema in un solo passo”, dice Shlomo Brom, ex direttore della Sezione di pianificazione strategica dell’esercito israeliano. “L’unico modo per risolvere il problema è occupare il Libano e estirpare Hezbollah. Non è facile, e Israele non è disposto a pagare questo prezzo”.La nuova dottrina equivale ad imporre una punizione collettiva per scoraggiare la persistente tolleranza in Libano della condizione armata di Hezbollah.Nuovi piani di combattimento per HezbollahHezbollah ha preparato nuovi piani di battaglia nel mezzo diun riarmo senza precedenti, affiancato da un reclutamento e da un addestramento che vanno avanti dal 2006. Si ritiene che il gruppo disponga attualmente di 40.000 razzi, più del doppio rispetto al 2006. Tra i nuovi sistemi missilistici di Hezbollah vi è il siriano M-600, con una gittata più lunga e una maggiore precisione rispetto ai modelli precedenti, secondo fonti di intelligence statunitensi e europee. I militanti di Hezbollah hanno accennato alla possibilità di compiere incursionioltreconfine per attaccare obiettivi militari e civili. Questo sarebbe un fatto senza precedenti nella storia del conflitto arabo-israeliano.“Vedrete che la prossima volta forse le Nazioni Unite ci chiederanno di ritirarci dal nord di Israele, piuttosto che chiedere a Israele di ritirarsi dal sud del Libano”, dice Abu Khalil, un veterano di Hezbollah.Molti combattenti di Hezbollah dicono che il prossimo conflitto con Israele porterà alla distruzione dello Stato ebraico. Sheikh Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, ha recentemente previsto che nella prossima guerra il suo gruppo “sconfiggerà il nemico e cambierà il volto della regione”.Tuttavia, gli analisti dicono che la posta in gioco è così alta, e il livello di distruzione reciproca così grande, che né Hezbollah né Israele stanno cercando un altro scontro.“Non credo che Israele sia disposto a fare una guerra in questo momento, e credo che neanche Hezbollah stia smaniando per un nuovo conflitto”, spiega Timur Goksel, un ex funzionario dell’UNIFIL. “Sì, Israele può devastare il Libano, ma anche gli israeliani dovranno pagare un prezzo molto alto. Hezbollah risponderà in ogni direzione, e ci saranno molte più perdite [israeliane] rispetto al 2006″.

Nicholas Blanford è corrispondente dal Libano per il Christian Science Monitor; ha collaborato anche con giornali come il libanese Daily Star ed il Times di Londra; è autore di “Killing Mr Lebanon: The assassination of Rafik Hariri and its Impact on the Middle East”; vive in Libano dal 1994

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