Aluf Benn Siria- Israele: all’improvviso, una crisi


Circa tre settimane fa, il New York Times ha pubblicato una lista di località turistiche consigliate per il 2010. Damasco era la settima, e l’autore si chiedeva se la capitale siriana fosso diventata “la nuova Marrakesh”. Gli antichi palazzi della capitale stanno diventando piccoli hotel di lusso,emulando la popolare città marocchina – riferiva l’articolo. L’antico Vine Hotel, un piccolo albergo di nove stanze risalente al XVII secolo, a due minuti a piedi dalla Grande Moschea degli Omayyadi, offre una stanza per 140 euro a notte. Meno che a Eilat.L’apparizione di Damasco sulle cartine turistiche americane, e la nomina del nuovo ambasciatore americano, riflettono un riavvicinamento fra il regime di Bashar Assad e gli Stati Uniti, dopo anni di tensioni e distanza. Assad ha detto al New Yorker di aver rinnovato con Stati Uniti e Gran Bretagna gli sforzi di condivisione dell’intelligence per combattere il terrorismo. L’inviato americano George Mitchell ha trasmesso la richiesta speciale del presidente Obama di ricevere assistenza di intelligence, e il leader siriano ha accettato. E’ stato ricompensato immediatamente con la nomina di un ambasciatore americano in SiriaTutti questi segnali mostrano come Assad stia forgiando legami più stretti con gli Stati Uniti senza passare per Gerusalemme, e senza rinunciare all’alleanza strategica con l’Iran. Egli è riuscito a mantenere le proprie idee senza dover stringere neanche una mano israeliana né rivedere la sua posizione nel processo di pace. Al contrario, Assad ha detto al giornalista del New Yorker, Seymour Hersh, che la condivisione dell’intelligence dipenderà dai progressi nelle trattative di pace.Negli ultimi mesi, tutto sembrava tacere da entrambi i lati del confine tra Siria e Israele. I due paesi avevano scambiato cauti messaggi sul loro desiderio di pace, e lo status quo sembrava essere più stabile che mai. Israele non intende ritirarsi dalle alture del Golan, e la Siria non vuole rischiare una guerra. La comunità internazionale è preoccupata per i palestinesi mentre ignora la pista siriana.Eppure all’improvviso è scoppiata una crisi. I funzionari siriani ed israeliani si sono scambiati dichiarazioni bellicose esaltando la minaccia di una possibile guerra. Il ministro della difesa israeliano ha avvertito che se non si raggiungerà una pace con la Siria, Israele si troverà invischiato in una guerra non necessaria. Il ministro degli esteri siriano ha minacciato di attaccare le città israeliane. Gli israeliani dal canto loro hanno minacciato di rovesciare il regime di Assad.Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha provato, come sempre, a placare entrambi i ministri ed ha rilasciato una tiepida risposta. “Israele vuole la pace senza precondizioni”, ha detto per tranquillizzare Ehud Barak, aggiungendo che “Israele reagirà risolutamente e fermamente ad ogni minaccia”, per tranquillizzare Lieberman. La guerra dei sei giorni scoppiò dopo che il capo di stato maggiore dell’epoca, Yitzhak Rabin, aveva minacciato di “danneggiare” il regime siriano per aver appoggiato gli atti di sabotaggio commessi da Fatah. Una minaccia velata ma diretta di un capo dell’intelligence militare, rivolta a addetti militari stranieri, apparentemente costituì la scintilla che portò alla guerra.L’affermazione di Lieberman è sembrata un ritorno a quella pericolosa svista. Ha infranto la severa regola dell’apparato di difesa israeliano di non infastidire o umiliare Assad.Il recente assassinio di un funzionario di Hamas a Dubai, attribuito ad Israele, gli ordigni esplosivi sulle spiagge meridionali d’Israele, il recente test di lancio di un missile iraniano, e le reciproche minacce con la Siria hanno compromesso la quiete dell’ultimo anno. L’apparato di difesa è preoccupato per le tensioni stagionali nel nord, in occasione dell’anniversario dell’assassinio del comandante di Hezbollah Imad Mughniyeh. Queste cose possono essere viste come sviluppi di routine nella guerra fredda tra Israele da un lato, e Iran e Siria dall’altro – la corsa agli armamenti, le attività segrete, e la ricerca di alleati. L’esperienza in Medio Oriente mostra però che la calma può trasformarsi in tensione, e che la tensione può sfociare nella guerra, nell’arco di un solo istante. Quindi i leader di entrambe le parti devono parlare ed agire con estrema cautela. Aluf Benn è corrispondente diplomatico del quotidiano israeliano ‘Haaretz’; segue la politica estera israeliana ed il processo di pace israelo-palestinese dal 1993

Damasco e Tel Aviv sull’orlo di che cosa?

Siria- Israele: all’improvviso, una crisi

Yoel Marcuse e Aluf Benn : se Netanyahu vuole la pace, deve perdere Lieberman

Commenti

Post popolari in questo blog

Hilo Glazer : Nelle Prealpi italiane, gli israeliani stanno creando una comunità di espatriati. Iniziative simili non sono così rare

giorno 79: Betlemme cancella le celebrazioni del Natale mentre Israele continua a bombardare Gaza

Video:Defamation - di Yoav Shamir Film

La Spoon River degli artisti di Gaza. Scrittori, poeti, pittori: almeno 10 vittime nei raid. Sotto le bombe muore anche la cultura palestinese