Don Giovanni Nicolini: Spezzare il pane della speranza a Gaza




Sono stato a Gaza. Un privilegio straordinario. Eccetto le automobili di funzionari e diplomatici, non più di 30 persone varcano ogni giorno questa faticosa frontiera. Gerusalemme è a meno di 100 chilometri, ma ci si trasferisce in un altro mondo. Appena superati i controlli cominciamo a vedere un paesaggio che ci accompagnerà sino al cuore della città : un immenso campo di macerie. Tutto l'impianto industriale della striscia è stato distrutto. E così pure tutti gli uffici pubblici. Il poco traffico è mischiato : vecchie Mercedes e arrugginite peugeot devono fare i conti con lo sterminato numero di asinelli che continuano ad essere essenziale mezzo di trasporto. Il territorio della Striscia è grande quanto il mare di galilea, ed è un grande mare di guai. Si coglie subito nella gente che incontriamo la nota propria dei paesi poveri : metà della popolazione di gaza ha menodi 18 anni. Ma è poca la gente che si incontra, sopratutto se si pensa che vi abitano un milione e mezzo di persone. "La più grande prigione del mondo", venne definita da un saggio uomo di Dio, quando anni fa ci si lasciò trasportare dall'esultanza per la partenza dal territorio degli ultimi coloni israeliani. Purtroppo quel saggio aveva ragione . la città veniva lasciata per essere subito chiusa ermeticamente su se stessa. Senza lavoro, senza possibilità di movimenti, senza rifornimenti essenziali. E quindi senza energia elettrica e senza carburanti. Gli ospedali senza medicinali. la gente senza un soldo. Abbiamo visitato scuole alla quali si cerca di portare non solo materiale scolastico, ma anche cibo per i bambini. Siamo entrati nella miseria di famiglie rimaste senza il padre, ucciso dai bombardamenti. Case distrutte sostituite da tende e da abitacoli in lamiera.Dove pensare di trovare un "tesoro" nel campo devastato di gaza ? Eppure il tesoro c'è, e ci ha accompagnato in tutto il nostro breve viaggio. ospiti della parrocchia cattolica, abbiamo cominciato a vederlo subito : la gente. Il suo coraggio, la sua capcità di sorridere, la sua laboriosità in mezzo a tanti guai. Sono le donne a dare il segno dell'iniziativa, della vigilanza e del volto buono e sereno delle giornate. E quindi i bambini. ordinatissimi nei loro abiti da scuola, sorridenti. Lieti. Due giovani preti di origine argentina, ricchi di sapienza e di coraggio. la chiesa ordinata ed accogliente. Le due comunità cristiane, la cattolica e l'ortodossa, unite nell'impegno comune di promuovere la speranza. le Figlie di madre teresa di calcutta e la loro casa di bambini poveri e soli. La comunità cristiana, numericamente piccolissima davanti al grande mondo islamico, un mondo aspramente diviso al suo interno e continuamente esposto a provocare una tragedia nella tragedia per le sue violente rivalità interne. La comunità cristiana guarda a tutti come a suoi figli e fratelli e spezza con tutti il pane della carità e della speranza. da JesusLa luce oltre Gaza – 468 « Conversando con Gerusalemme

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