Nahalin, villaggio palestinese tra i confini di Israele e il Muro di Separazione: cittadini palestinesi prigionieri nella loro terra.
Il villaggio di Nahalin è uno dei più chiari esempi del sistema di Apartheid che Israele ha realizzato nei Territori palestinesi occupati. Si trova a 20 chilometri a sud-est da Betlemme, 9 000 abitanti, ed ha la sfortuna di trovarsi nella cosiddetta “seam zone”, cioè tra i confini armistiziali dello Stato di Israele e il Muro di Separazione, costruito quasi interamente all’interno della Cisgiordania. Una volta completato infatti, il Muro annetterà circa il 10% dei Territori palestinesi, e Nahalin rientra all’interno di questo progetto. C’è però un problema: Israele non vuole quei 9 000 palestinesi, vuole mantenere il più possibile l’ebraicità dello Stato. Ragion per cui agli abitanti non verrà data la cittadinanza israeliana, ma manterranno la carta di identità dei palestinesi della Cisgiordania.Questo significa che gli abitanti di Nahalin non potranno accedere in Israele (come tutti i palestinesi della Cisgiordania e di Gaza), e avranno anche molte difficoltà ad entrare nei Territori palestinesi perché si ritroveranno il Muro davanti. Sono di fatto ingabbiati, intrappolati in una enclave dalla quale non possono uscire. Prigionieri nella propria terra. L’obiettivo delle autorità israeliane è far sì che i palestinesi se ne vadano ed avere così una zona “ripulita dagli arabi” (così dicono).
Ora, il villaggio è completamente circondato sui quattro lati da colonie israeliane, collegate tra loro da strade inaccessibili ai palestinesi, le strade dell’Apartheid. L’espansione continua di queste colonie illegali comporta la confisca delle terre del villaggio e il restringersi del suo spazio vitale, l’impossibilità per gli abitanti di muoversi liberamente, le continue minacce ed aggressioni da parte dei coloni. Una colonia, Betar Illit, costruita proprio a ridosso del villaggio, in cima alla collina, sembra quasi volerlo divorare.
Da un pò di giorni scavatori e ruspe stanno costruendo un’altra strada che collegherà le colonie. La strada è costruita sulle terre del villaggio, naturalmente senza autorizzazione dei proprietari, tutto illegalmente, come le colonie stesse. Altra terra verrà espropriata, altri alberi sradicati, altri palestinesi saranno costretti ad andarsene altrove. Con alcuni abitanti del villaggio abbiamo deciso di tentare in qualche modo di fermare i lavori.Appena ci avviciniamo agli scavatori scopriamo che son guidati da palestinesi che lavorano per una compagnia palestinese, ingaggiata dai coloni israeliani. Palestinesi che lavorano per l’occupante a danno di altri palestinesi. Quanti palestinesi hanno lavorato nelle colonie israeliane e nella costruzione del Muro dell’Aparthied? A volte mi dico che in fondo non hanno alternative, i figli devono pur mangiare no? Altre volte mi bolle il sangue, indignato, se penso a tutti i palestinesi che pagano in prima persona la scelta di non collaborare con l’occupante, di resistere. I lavoratori imbarazzati se ne vanno, probabilmente la prossima volta torneranno scortati dai soldati. Ce ne adiamo anche noi, polvere ed amarezza in bocca.La scelta di sempre: la pancia o la dignità?
Commenti
Posta un commento