Yehuda Ben Meir : non trasformate Obama in un nemico

Ho ascoltato attentamente ogni parola del discorso di Barack Obama. A parte alcune piccole sfumature, George W. Bush avrebbe potuto tenere lo stesso discorso. Sulla questione israelo-arabo-palestinese in particolare, non solo Bush avrebbe potuto tenere lo stesso discorso, ma lo ha fatto realmente: quasi tutto ciò che l’attuale presidente americano ha detto al Cairo era stato ripetuto molte volte dal suo predecessore. Non è stato Obama, dopotutto, che ha inventato la massima “due stati per due popoli” – questo concetto era al centro della visione del suo predecessore, il nostro grande amico alla Casa Bianca, fin dal 2002.

Il tentativo di trasformare Obama in un nemico di Israele è disonesto, sciocco, irresponsabile e potenzialmente disastroso. Probabilmente vi saranno maggiori dispute fra Israele e il nuovo presidente americano, non solo a causa della sua chiara visione del mondo e della sua determinazione, ma anche a causa della miopia dell’attuale governo israeliano.

Ma ritrarre Obama come un uomo ostile a Israele è qualcosa che non ha fondamento. Coloro che hanno familiarità con le suscettibilità del mondo arabo sanno che ci vuole molto coraggio per fare riferimento – in un discorso al Cairo sulla riconciliazione con il mondo arabo e musulmano – all’Olocausto, al male ed alla menzogna che sono insiti nel negare tale evento, alla persecuzione del popolo ebraico nei secoli, al suo diritto ad una patria nazionale, ed al legame “indissolubile” fra Israele e gli Stati Uniti. L’appassionata denuncia di Obama nei confronti del terrorismo contro Israele, in riferimento agli attentati suicidi ed ai razzi Qassam diretti contro i bambini di Sderot, e la ferma richiesta che i palestinesi si dissocino da questo terrorismo, sono state chiare ed in equivoche.

Obama ha dichiarato che gli Stati Uniti non considerano legittima l’espansione degli insediamenti in Cisgiordania, e chiedono il completo congelamento di tale espansione. Ma il governo israeliano ci sta gettando fumo negli occhi quando parla di “crescita naturale” – l’unica differenza fra l’amministrazione Bush e l’amministrazione Obama è che quest’ultima non accetterà le strizzatine d’occhio, gli ammiccamenti e i bluff di Israele.

Il disaccordo fra Washington e Gerusalemme non riguarda l’aggiunta di qualche metro ad un asilo o la costruzione di una clinica, ma l’esproprio della terra, la costruzione di strade e l’aggiunta di unità abitative alle comunità che si trovano al di là della barriera di separazione – insediamenti il cui unico obiettivo è di far naufragare un accordo di pace. La disputa è basata essenzialmente sul rifiuto del primo ministro Benjamin Netanyahu di riconoscere che la soluzione dei due stati per due popoli è un interesse israeliano, un obbligo israeliano, ed è nelle aspettative del mondo intero, per non parlare di quelle della maggioranza degli israeliani.Prima ancora che Obama pronunciasse il suo discorso, alcuni rappresentanti della destra hanno cominciato a fare a gara nel condannarlo aspramente. La direzione è stata tracciata dal leader di Habayit Hayehudi (partito della destra religiosa sionista, di recente formazione (N.d.T.) ), Daniel Hershkowitz, che ha paragonato il presidente americano al Faraone, e la richiesta di fermare la crescita degli insediamenti all’ordine dato da quest’ultimo nel libro dell’Esodo, in base al quale “ogni figlio nato lo getterai nel fiume”. Il governo deve porre fine a queste calunniose sciocchezze prima che diventino una profezia che si realizza per il solo fatto di essere attesa.

Natanyahu ha ragione a dire che una nazione amante della vita deve identificare i pericoli che la minacciano, così come i suoi reali e vitali interessi. Attualmente lo stato di Israele ha di fronte a sé minacce serie, e la sua alleanza con gli Stati Uniti e con il loro presidente sono pilastri fondamentali della sua sicurezza. Il “rapporto speciale” fra Israele e l’America è stato forgiato con un enorme sforzo durato decenni, e l’attuale primo ministro abuserebbe della propria posizione e violerebbe i suoi obblighi se non sapesse come coltivare e proteggere questo rapporto.

Yehuda Ben Meir è stato membro della Knesset dal 1971 al 1984 ed è stato viceministro degli esteri nei governi Begin e Shamir

Non trasformiamo Obama in un nemico

L’altra faccia dell’ “opzione giordana”

Il discorso di Obama: le mezze scuse non bastano

Commenti

Post popolari in questo blog

Hilo Glazer : Nelle Prealpi italiane, gli israeliani stanno creando una comunità di espatriati. Iniziative simili non sono così rare

Né Ashkenaziti né Sefarditi: gli Ebrei italiani sono un mistero - JoiMag

Mappa della Cisgiordania e suddivisione in zone anno 2016

JOSEPH KRAUSS Nuove strade aprono la strada alla crescita massiccia degli insediamenti israeliani