Gaza: ospedali e situazione sanitaria




1"Abbiamo un bisogno disperato di chirurghi", ha raccontato a Electronic Intifada Nasser Tatter, capo dell’unità cardiologica dell’ospedale di Shifa.Secondo il medico palestinese, al momento a Gaza vi sono almeno 400 pazienti che aspettano di essere operati. Non mancano i casi di malati di cuore morti nella vana attesa di un intervento.A rendere particolarmente critica la situazione sanitaria della Striscia sono innanzitutto le sanzioni israeliane, attuate nel marzo 2006 – in seguito alla vittoria elettorale di Hamas - e rafforzate poco più di un anno dopo.Dopo tre anni di embargo, a Gaza è forte la penuria di medicinali essenziali, pezzi di ricambio per le apparecchiature ospedaliere e personale medico esperto. Le cose sono peggiorate drammaticamente negli ultimi mesi, dopo i 27 giorni di offensiva militare condotta da Israele all’inizio dell’anno."Molti – afferma Tatter – hanno provato a partire, ad andare all’estero per essere operati. Ma il permesso di uscita gli è stato negato dalle autorità israeliane ed egiziane". Gaza, ospedali a corto di chirurghi e medicinali


Nella Striscia di Gaza vi sono 2050 posti letto (1500 negli ospedali pubblici e 550 nelle cliniche private).
Dal 3 al 10 gennaio l'ospedale di Shifa e gli altri ospedali pubblici di Gaza hanno operato senza fornitura di elettricità, ricorrendo a generatori. Dal 10 gennaio l'ospedale di Shifa ha ricevuto forniture di elettricità per 8 - 12 ore al giorno. In media, nel mese di gennaio, gli altri ospedali della Striscia di Gaza hanno ricevuto elettricità per 4 - 8 ore al giorno, ricorrendo per il restante tempo ai generatori. In un caso, l'ospedale Al-Quds è rimasto senza alcuna fornitura di elettricità e a seguito della rottura del generatore le macchine salva-vita si sono fermate del tutto.
Pazienti curati nelle case sono esposti a rischi maggiori a causa della mancanza di elettricità, che impedisce l'uso regolare dei macchinari a corrente elettrica.


La notte tra il 12 e il 13 gennaio, l'esercito israeliano ha bombardato i magazzini della Compagnia elettrica di Gaza, causando enormi danni ai trasformatori, ai cavi, a strumenti di disconnessione a basso voltaggio e a ulteriore attrezzatura.
Israele aveva autorizzato l'ingresso di questo materiale e di pezzi di ricambio solo quattro giorni prima, dopo averlo negato per mesi. Negli ultimi 14 mesi Israele ha deliberatamente e significativamente limitato l'ingresso di carburante nella Striscia di Gaza, nell'ambito della decisione presa dal governo il 19 settembre 2007 che autorizzava misure punitive contro i residenti di Gaza. Anziché dare seguito al suo dovere di fornire alla popolazione i necessari prodotti umanitari prima dell'avvio della campagna militare, Israele ha privato la Striscia di Gaza del carburante, del cibo e delle attrezzature necessarie ad affrontare le gravi conseguenze dei combattimenti.
Nei due mesi precedenti la campagna militare, Israele ha rafforzato la chiusura dei varchi e ha privato deliberatamente la Striscia di Gaza del diesel industriale necessario a produrre elettricità, impedendo il suo trasferimento attraverso il terminale di Nahal Oz. In quei due mesi, Israele ha consentito il passaggio solo del 18 per cento del carburante necessario a far funzionare la centrale elettrica di Gaza, che costituisce solo il 28 per cento della quantità di diesel industriale che la Corte suprema aveva ordinato di fornire.
Da oltre tre mesi Israele impedisce la fornitura dei pezzi di ricambio richiesti dalla Compagnia di distribuzione elettrica per portare avanti le sue attività ordinarie. Nel momento in cui viene redatto questo documento, pezzi di ricambio sono bloccati al varco di Karni e al porto di Ashdod.



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