Seth Freedman Pulizia etnica con l'inganno


Appena Israele è stato creato, ammiravo molto, rispettavo molto gli ebrei; ora voglio buttarli tutti a mare”. La scelta delle espressioni non era casuale: chi parlava voleva rendere chiarissimi gli effetti su di sé e sulla propria famiglia di più di 40 anni di occupazione israeliana.Eravamo seduti nella sua tenda, nel villaggio beduino di Umm al-Kheir, situato proprio al di fuori del recinto perimetrale della colonia cisgiordana di Karmel. Grazie a questa vicinanza, i beduini sono molestati quasi quotidianamente (1) dai coloni e dalla loro squadra di sicurezza: di qui il caustico voltafaccia del capofamiglia a riguardo delle opinioni sugli israeliani.Agli abitanti di Umm al-Kheir, e di diversi altri villaggi in quest'area, si impedisce di costruire sul proprio terreno, o pascolare il gregge nei prati vicini, a causa delle rigide restrizioni imposte dall'esercito (IDF) e dalla polizia. Per proteggere le colonie, che continuano ad espandersi, si annette sempre più terra, mascherandolo con l'istituire “zone di sicurezza”: di fatto, si strangola la crescita naturale delle comunità palestinesi, distruggendo, in un sol colpo, i loro mezzi di sussistenzaQuesta triste situazione non è affatto isolata; si usano tattiche repressive simili in tutta la Cisgiordania. Questa politica mi è stata descritta da un attivista locale come una “pulizia etnica, di soppiatto”: lo scopo ultimo è di rendere la vita così difficile ai palestinesi che per disperazione mettano le mani in alto e si trasferiscano altrove. Dove vadano - a condizione che sia abbastanza lontano perché la terra abbandonata sia redistribuita ad una nuova generazione di coloni - è di scarso interesse per chi tiene le redini del potere in Israele.Questo tipo di prepotenza di basso livello non è abbastanza sensazionale, ne' abbastanza violenta, perché ne risultino regolarmente titoli sui media del luogo o internazionali, ma gli effetti non sono percepiti in modo meno duro solo perché i metodi usati sono meno violenti di una forza totalmente bruta. Erigere posti di blocco all'ingresso di villaggi, per obbligare gli abitanti a percorsi che durano ore; non intraprendere alcuna azione contro coloni che pestano e maltrattano, di routine(2), i bambini palestinesi mentre vanno a scuola; demolire baracche costruite in pieno deserto, con il pretesto che costituiscano un pericolo per la sicurezza: gli atti dell'IDF hanno un ruolo importantissimo, nel rendere dieci volte più dura la vita, già difficile, dei palestinesi in miseria.L'ebraismo insegna(3) ad i propri aderenti a non “mettere un inciampo davanti a un cieco”; tuttavia – come si vede molto spesso – pur essendo apparentemente uno stato ebraico, Israele fa pochissima attenzione alle regole della nostra religione, e conduce i propri affari secondo regolamenti del tutto diversi. Su questo sfondo, è facile vedere perché il capo clan di Umm al-Kheir abbia perso ogni fiducia negli israeliani, sotto il cui controllo è costretto a vivereC'è stato un effetto simile(4) sul villaggio di Ni'lin, che ho visitato il giorno dopo. A questa cittadina si schiaccia via lentamente la vita dai polmoni: vaste aree di terra agricola sono annesse dall'IDF, e il muro di separazione è costruito nei loro campi. Nelle recenti proteste, due ragazzi sono morti per mano dell'IDF; decine di altri sono stati seriamente feriti da pallottole (rivestite) di gomma e da proiettili in grado di uccidere, ciò che non fa che rinfocolare l'ira, già molto intensa, nel cuore degli abitanti.Una famiglia che ho visitato aveva un'enorme bandiera di Hamas appesa in modo prominente al centro della sala, testimonianza del crescente disinganno rispetto all'idea di poter mai vivere pacificamente con chi occupa ed opprime. Il bambino più piccolo della casa ha vuotato in silenzio una borsa di proiettili usati sul tavolino, volendo far ingoiare agli ospiti il genere di esperienza con cui crescevano, all'ombra dell'IDF.Proiettili (rivestiti) di gomma, candelotti di lacrimogeni, flash-bang e bombe suono sono tutte state esposte a nostro beneficio: manine grassocce che afferrano le armi da guerra e occhi che hanno visto di gran lunga troppo, a sbirciare i visitatori per vedere quale risposta susciti la mostra. “Possono persino capire, solo dal rumore, qual è il tipo di munizioni che i militari sparano”, ha spiegato il padre, scuotendo la testa; intanto, fuori, i fratelli più grandi si preparavano per un'altra dimostrazione ancora, contro i bulldozer che si falciano la strada attraverso gli oliveti della cittadina.Se lo scopo delle autorità di Israele è davvero quello di proteggere i propri cittadini, allora queste tattiche hanno un massiccio effetto contrario. Come ho già detto(5), capita questo: Israele, semplicemente, crea ciò che teme, spingendo palestinesi qualunque fra le braccia aperte degli estremisti. Al culmine del film Adulthood(6), Sam – che, maneggiando una pistola carica, fissa i nemici con gli occhi in fiamme – da' un avvertimento: “Non provocare chi non ha niente da perdere”: questo slogan potrebbe essere il motto dei palestinesi, in lungo e in largo nei Territori Occupati.Con ogni giorno che passa, e con ogni punizione crudele ed insolita inflitta a contadini, abitanti di vollaggi, studenti e braccianti, senza distinzione, Israele fomenta sempre più odio contro il proprio stesso popolo, assicurandosi mesi ed anni di futuro conflitto. In più, mina lo scopo desiderato, quello di una soluzione a due Stati: scavare la Cisgiordania, per far posto a strade di accesso solo per ebrei, e a zone cuscinetto intorno alle colonie, erode ogni possibilità che si formi uno Stato palestinese autosufficiente.Coloro che sono troppo ciechi per vedere che è questo quanto avviene sotto il loro naso sono gli stessi che si convincono che il vero obiettivo di Israele è vivere in pace con i vicini. I palestinesi, tuttavia, vivono e respirano la realtà ogni santo giorno, e non è così facile prenderli in giro. E se si vuole evitare che abbiano la sensazione di non avere alcunché da perdere, e che ricorrano ancora una volta alla resistenza armata, dev'esserci un cambiamento di prim'ordine nel modo in cui Israele tratta i diritti umani e le necessità loro, e dei loro figli.Articolo

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