Israele: l’intifada ebraica contro intellettuali e pacifisti
È uno degli intellettuali più noti di Israele, più ascoltati e appassionati. I suoi studi sulla genesi e l’evoluzione del fascismo l’hanno reso famoso prima in patria e poi in Europa e negli Stati Uniti. Per il suo lavoro, quest’anno, gli è stata attribuita una delle più alte onorificenze dello Stato Ebraico, quell’Izrael Prize che, istituito nel 1953 dall’allora ministro dell’educazione Ben Zion-Dinor, viene consegnato dal presidente israeliano.
Ma Zeev Sternhell non è un semplice (e famoso) storico. È anche un uomo impegnato in prima persona nella causa della pace. Da anni è uno dei più importanti fautori del dialogo con i palestinesi. Da tempo, si è schierato contro l’espansione della colonie israeliane in Cisgiordania. In particolare, l’autore di “Nascita dell’ideologia fascista” è un vecchio simpatizzante di PeaceNow, una delle più conosciute organizzazioni pacifiste di Gerusalemme. Il mese scorso, il 75 enne docente universitario si è recato a Hebron per una manifestazione contro gli insediamenti, ma il meeting non ha potuto avere luogo a causa delle contestazioni dei coloni. Già al centro delle polemiche, da allora lo studioso è entrato nel mirino dei gruppi dell’estrema destra. Una tensione, prima fatta di telefonate intimidatorie, e poi culminata nell’attentato che lo ha colpito. Quando Sternhell è rientrato a casa, dopo un breve periodo all’estero, un piccolo, rudimentale ordigno è esploso sulla porta della sua abitazione, ferendolo leggermente. Ricoverato in ospedale, è stato dimesso poco dopo.Ma non soltanto lui è in pericolo. Lo sono tutti i membri di PeaceNow. Colpiti anche loro dalle minacce degli estremisti. Sul posto dell’attentato allo scrittore, la polizia ha trovato diversi volantini, nei quali si promette una taglia di un milione e centomila shekel, circa 220mila euro, a chi ucciderà militanti del movimento ‘pacifista’. “Questa notizia mostra quale è il vero volto della destra in Israele” dice Simcha Levental, uno dei portavoce dell’organizzazione “quegli avvertimenti spiegano quale è la reale portata della minaccia rappresentata dalle frange più radicali dei coloni.” Dopo il ferimento dello studioso, l’allarme è diventato rosso. Le autorità hanno deciso di mettere sotto controllo la casa del leader diPeaceNow, Yariv Oppenheimer, l’uomo che da tempo viene perseguitato dagli attacchi (verbali) dei coloni.La bomba che ha ferito lo scrittore non è stata rivendicata, ma non ci sono dubbi sulla matrice. Baruch Marzel, membro del National Jewish Front, un gruppo dell’estrema destra, interpellato dal Jerusalem Post, ha negato ogni responsabilità. Così come il Kach o Gush Emunim, altre sigle di formazioni ultra-ortodosse legate ai settlers, ai coloni, sono ora sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti israeliani che vogliono capire chi ha collocato l’ordigno. “L’attentato contro Sternhell è un attacco contro tutti noi, contro tutti coloro che credono nel dialogo con i palestinesi; contro tutte le persone che, in questo paese, si oppongono allo sviluppo degli insediamenti nei Territori Occupati”, afferma con forza Simcha Levental, dall’ufficio di Gerusalemme di “Pace Adesso”.“Non voglio lanciare accuse a vanvera, ma è evidente che la leadership dei coloni ha legittimato l’opera di chi ha piazzato la bomba di fronte alla casa di Zeev Sternhell”. Non possono essere un gruppo di fanatici a determinare il futuro del Medioriente: è il chiaro ragionamento fatto da Simcha Leventhal. Il quale chiede che il governo faccia la sua parte per fermare le violenze dei coloni. È solo di qualche giorno fa la denuncia di Betzelem, l’organizzazione israeliana per la tutela dei diritti umani nei territori occupati, secondo la quale Israele si è annessa, di fatto, centinaia di ettari di terreno attorno a una dozzina di insediamenti a est del famoso Muro della Cisgiordania. Con la forza. I terreni vengono requisiti “con attacchi brutali e con atti intimidatori da parte dei coloni e a volte anche di soldati”, si legge nel rapporto. Dopo l’attentato allo scrittore, diversi membri dell’esecutivo israeliano hanno mostrato molta preoccupazione per l’accaduto. Ehud Barak, leader dei laburisti, ha parlato a un meeting di deputati del suo partito. “Se un intellettuale viene attaccato per le sue idee, rischiamo di tornare a un’epoca molto buia della nostra storia”, ha detto il ministro della difesa. Nessuno, in Israele, ha dimenticato il sacrificio di Yitzhak Rabin, il leader ucciso per mano di un altro ebreo, Yig’al Amir, un giovane, fanatico dell’estrema destra.
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