Gideon Levy : Messe di lacrime

L’Unione Europea ha investito, gli agricoltori di Beit Oula hanno costruito. Risultato: terrazze magnifiche, frutteti e floridi campi di grano e di fave. Finché arriva l’Amministrazione civile e distrugge tutto. Due anni di lavoro ridotti a niente in meno di due ore.

Questo agricoltore, Sami Al-Adam, vorrebbe rivolgersi agli agricoltori israeliani; forse capiranno, loro: “Conoscono l’agricoltura e le danno valore. L’intero popolo israeliano valorizza l’agricoltura. Israele è al primo o secondo posto al mondo per l’agricoltura. Un albero che fate crescere è come un figlio, è parte di voi. Loro sanno quanto è doloroso vedere un albero sradicato”.

Sami Al-Adam vorrebbe rivolgersi anche alle madri dei soldati israeliani e alle mogli dei loro ufficiali: “Vorrei che sapeste che quando i vostri figli e mariti vengono in Cisgiordania, non vengono per proteggere la sicurezza dello Stato di Israele. Vorrei dire alla madre del soldato che lui esegue qui gli ordini della parte estremista del vostro governo. Non dico che non ci siano estremisti fra noi, ce ne sono anche fra voi, ma non si può permettere di lasciarli decidere della nostra vita. Io non ho niente contro i soldati, ma solo contro i comandanti che ordinano loro di sradicare e distruggere le terre, con l’intenzione di sradicare la gente dalla sua terra. I vostri figli non hanno ricevuto un addestramento di tre anni per sradicare e distruggere, ma per proteggere il paese.”E anche a tutti gli Israeliani, Sami Al-Adam rivolge questo appello: “I nostri vicini, non sono gli Europei, né gli Americani. Siete voi, i nostri vicini, e noi dobbiamo vegliare gli uni sugli altri. Noi viviamo qui e non facciamo torto a nessuno. Per anni ho insegnato ai miei figli a vivere insieme, che noi dobbiamo essere insieme, e ora non mi credono più”.Le sue parole di rimostranza Sami Al-Adam, il contadino, le lancia dalla sua terra devastata, da questa terra che lui aveva lavorata, curata, costruita, seminata, piantata, scavata, rivoltata, liberata dalle pietre, fertilizzata, irrigata per due anni, fino a che quel terreno pietroso diventasse un orto, frutteti, vigne e campi di grano, d’orzo e di fave, per l’eternità. Ma l’eternità è stata di breve durata: il taglialegna dell’Amministrazione civile è passato, qualche settimana fa, sui suoi campi e le sue piantagioni, e su quelle dei vicini, e ha distrutto tutto. Finita la vigna, finito l’olivo, la melagrana, il fico, il pesco,il limone, il mandorlo: le sette specie sono state tutte strappate, e le impressionanti terrazze che aveva costruito, distrutte, e demoliti anche gli otto pozzi d’acqua scavati nella dura terra - tutto è stato calpestato. Alcuni giorni prima della festa di Tou BiChevat (che cade il quindicesimo giorno del mese di Chevat, il “capodanno degli alberi”), Israele ha mostrato loro il suo vero rapporto con gli alberi.L’Unione Europea aveva dato un sostegno generoso ai contadini di Beit Oula all’interno di un ampio progetto di sviluppo agricolo, su circa 100 dounams [10 ha]. Gli stessi contadini hanno investito del loro denaro e il meglio del loro lavoro, e tutto è scomparso in qualche ora di lavoro dei bulldozers dell’Amministrazione civile, insieme a lavoratori stranieri reclutati per servire da forza distruttrice di Israele, i suoi salariati della vanga. Al diavolo l’Unione Europea, al diavolo il lavoro della terra di questi contadini lavoratori e industriosi, ai quali Israele impedisce anche di trovar lavoro in Israele, e al diavolo lo spirito lieto che ha sempre regnato a Beit Oula, un villaggio pacifico e tranquillo che non ha mai partecipato alla lotta violenta del popolo palestinese. Il “villaggio della pace”, come alcuni lo chiamavano, aggiungendo anche “il villaggio dei collaborazionisti”. E’ qui che sono nate le “associazioni dei villaggi” che Israele aveva a suo tempo cercato di istituire. Qui non è caduto alcun martire. E tuttavia è arrivato anche fin qui il vento cattivo e distruttore dell’occupazione israeliana, devastando tutto. Che cosa dirà l’Amministrazione civile ai governi europei che hanno investito in questi campi e piantagioni il meglio del loro denaro? Che cosa si dirà a questi agricoltori che avevano fatto fiorire il deserto? Tutti gli argomenti dell’Amministrazione civile vanno in frantumi davanti alla cava di pietre (? carrière) creata da un colono ai confini di Beit Oula. E’ legale, quella, è giusta, e nessuno vi sarà controllato - esattamente come in tutti gli avamposti illegali che nascono come funghi. Ma i campi di Beit Oula, distruggiamoli, e con essi lo spirito che regnava nel villaggio. La strada di Hebron è disseminata di macchie bianche. La neve che è caduta qui la settimana scorsa non si è ancora sciolta del tutto, e dona un freddoloso aspetto alpino a questo paesaggio biblico. Anche nelle strade chiassose di Hebron ci sono ancora qua e là delle masse di neve, che si trasformano in acqua sporca sotto le ruote delle numerose automobili. Quando si scende dalle alture di Hebron in direzione di Beit Oula, non si vede più traccia di neve.Ci sono 13.000 abitanti in questo villaggio-borgata. Solo 500 di loro riescono ancora ad andare a lavorare in Israele, dove per anni la maggior parte di loro si guadagnava da vivere. Nell’edificio del consiglio di villaggio siamo attesi da molti di questi agricoltori espropriati: Sami, Suleiman e Mahmoud Al-Adam, tutti capi-famiglia. Sami è il loro portavoce, parla correntemente un ebraico colorito: “Siamo qui con i nostri vicini dell’altro lato della linea verde. Siamo qui, un villaggio pacifico, un moshav pacifico. Non abbiamo problemi con lo Stato”.E continua: « Negli anni dal ‘76 all’81, l’esercito stava qui due o tre mesi all’anno, non di più. Avvertivano gli abitanti e non toccavano le nostre coltivazioni. Nel 2005 hanno eretto la chiusura e c’erano delle terre che si trovavano sulla loro strada, allora si sono incontrati con il consiglio municipale: si sono accordati sul confine e si sono messi d’accordo sulla carta. Due anni fa, l’Unione Europea, che aiuta il popolo palestinese, ha deciso di aiutarci indirettamente a migliorare le nostre terre”Gli Europei hanno offerto il loro appoggio attraverso i Comitati Palestinesi di Aiuto all’Agricoltura http://www.parc.ps/french.html PARC. Gli Europei hanno donato 36.000 lire israeliane [~ 6 800 €] per ogni appezzamento di una dozzina di dounams, nove appezzamenti in tutto, e i contadini hanno aggiunto ciascuno circa la stessa somma. Sami si è impegnato di tasca sua per una somma di 45.000 lire israeliane [~ 8 500 €] e Suleiman 36.000. Ognuno di loro inoltre ha associato parecchi fratelli a questo progetto agricolo. “Abbiamo costruito terrazze, scavato pozzi, abbiamo piantato e seminato. Abbiamo lavorato e tutto andava bene, non abbiamo ricevuto alcun avviso, eccetto un contadino, ma alla fine tutto si era sistemato anche per lui. L’unione Europea non dà aiuti prima di aver ricevuto l’approvazione del governo israeliano che autorizza i lavori. Da quel che ho capito, ricevono una autorizzazione dall’Amministrazione civile a Beit El, per essere sicuri che non si tratti di terra confiscata. Abbiamo lavorato questa terra, spianato il terreno, eretto dei recinti di pietre, scavato pozzi, otto pozzi, che fornivano ciascuno da 80 a 100 mc d’acqua piovana all’anno, secondo le precipitazioni. E avevamo 3400 piante: olivi, viti, peschi, limoni, melograni, fichi e mandorli. Tutto andava a meraviglia”.

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