[Akiva Orr, ex soldato israeliano] : Profughi
"L'uomo che ricordo era questo palestinese alto, magrissimo, forse neppure cinquantenne. Sfilava di fronte a me nella colonna di profughi che abbandonavano le proprie dimore carichi delle solite cose da profughi, puoi immaginare; ma lui reggeva sulla spalla destra un pesante secchio colmo di qualcosa, e per questo fu fermato da alcuni soldati israeliani e perquisito. Volevano vedere cosa c'era lì dentro, armi forse? No, c'era della terra, della terra e basta, solo terra.
Gliela riversarono ai piedi, la sparsero, la guardarono a lungo, poi gli fecero cenno di andarsene. Lui si chinò e freneticamente tentò di rimettere quella terra nel secchio, ma lo spintonarono via. Fu allora che gridò. Urlò che quella era la sua terra, la terra su cui era nato, era la terra dell'orto che lo aveva nutrito e che prima di lui aveva nutrito tutta la sua famiglia. La voleva portare via con sé.
Capisci ora la tragedia di questo popolo? I contadini palestinesi vivevano in una simbiosi uterina con la loro terra, essa era la madre, la culla, la vita e il luogo del riposo mortale. Era tutte le cose. Gliel'abbiamo strappata zolla per zolla, senza pietà.
Ricordo ancora che quel pover uomo fu visto più di una volta tornare a notte fonda al suo ex villaggio e furtivamente avvicinarsi alla rete di recinzione che l'esercito aveva innalzato; vi si accovacciava contro e lì stava per qualche minuto, poi spariva. Lo sai che cosa veniva a fare? Infilava il braccio destro nella rete e tentava ancora di curare quelle poche piante di ortaggi che riusciva a raggiungere dall'altra parte."
[Akiva Orr, ex soldato israelian
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