ZVI SCHULDINER:è nato un gruppo misto di israeliani-palestinesi



   Poco prima dell'arrivo di Bush in Israele, tragicomico effetto del dopo Annapolis, è nato Taarabut- Hithabrut, un gruppo misto di israeliani e palestinesi che si propone di rinnovare l'azione politica
Pochi giorni prima dell'arrivo del presidente Bush in Israele - un effetto tragicomico del dopo Annapolis - era molto difficile trovare qualche ragione per essere ottimisti. Tuttavia ciò non ha impedito che una di queste notti più di 150 attivisti di un nuovo gruppo siano arrivati a Arara, un villaggio arabo di Israele, per celebrare l'atto fondativo di un organismo che già funziona da oltre un anno e cerca di dare una nuova dimensione al dialogo di sinistra in Israele. Alcuni veterani di Ta'ayush, che fu uno dei pochi gruppi seri e radicali contro l'occupazione israeliana negli anni della seconda intifada, ha avvertito che l'iniziativa era importante però limitata. In sostanza il problema della sinistra israeliana - e non solo quella - non poteva più permettersi di azioni sporadiche.
La vera sfida oggi è triplice: da un lato è necessario arrivare a una sinistra che non si occupi solo del rinnovamento teorico di fronte all'ideologia dominante del mercato nelle sue varie versioni - inclusa la «socialdemocrazia» neo-liberista - ma anche di azioni concrete.
In secondo luogo è necessario passare dalle posizioni pacifiste astratte e idealiste di carattere moralista-umanista a contenuti più politici che implichino anche un'analisi seria dei fattori economico-sociali che influiscano o determinino la questione guerra-pace.
In terzo luogo è necessario abbandonare schemi elitisti che hanno allontanato gran parte del popolo dalle iniziati di sinistra. Questo in Israele significa che è necessario trovare i modi non paternalisti che portino a una vera unità d'azione fra ebrei - di ogni tipo ed estrazione etnica, religiosi o non religiosi - e arabi. In Europa l'equivalente sarebbe capire che non si può costruire una vera sinistra soffiando sul fuoco dell'odio etnico e non curandoci degli «altri», di qualsiai tipo o identità.
L'entusiasmo dell'incontro di Arara era stato preceduto da diverse azioni che indicavano il nuovo cammino che il gruppo si propone.
Attivisti di Taarabut-Hithabrut sono stati in prima fila nella lotta, che continua, contro la cacciata di famiglie arabe dalla parte di Yafo -adiacente a Tel Aviv - che accende la cupidigia di vari «imprenditori» che vogliono liberare la zona dalla gente povera allo scopo di costruire lussuose e care abitazioni per i più ricchi.
Non è una sorpresa quindi che gli stessi attivisti abbiano condotto una tenace, per quanto infruttuosa, lotta contro la cacciata da un'altra parte di Tel Aviv abitata da famiglie ebree povere. Anche lì il progetto è semplice: prima lo sloggio e poi i grandi progetti di sviluppo edilizio che hanno riempito le casse del nostri imprenditori. E' stato importante in questo caso vedere alcuni attivisti del Likud residenti nel quartiere, insieme a austeri professori universitari che manifestavano insieme a loro contro gli attacchi della polizia.
Il coté politico prevedeva manifestazioni contro Bush e in un convoglio umanitario della sinistra a Gaza.
Una delle militanti del Fronte democratico orientale, membro del nuovo direttivo di Taarabut lo spiegava bene prima di essere eletta: il lavoro d'analisi sarò molto complesso ma la base d'azione deve essere semplice.
Taarabut comprende non pochi attivisti del fronte del Pc, però evita per il momento di adottare una linea chiara o d'uscire dal Fronte. A differenza del Pc israeliano, in cui l'immensa maggioranza è araba, cosa che gli rende difficoltoso radicarsi nella società israeliabna,, l'atto fondativo e le elezioni per il direttivo hanno mostrato un quadro che fa bene sperare: un terzo dei membri eletti sono palestinesi israeliani e con una forte rappresentanza di donne, di ebrei provenienti dai paesi arabi, studenti e salariati.
E' stata un epilogo felice quando Salman Natur, uno dei più prestigiosi intellettuali della sinistra palestinese, ha chiuso l'incontro manifestando una profonda identificazione con il progetto che prendeva il via.
Il movimento esige il passaggio da una società coloniale a una società democratica. Il processo di decolonizzazione non si deve fermare al ritiro totale dai territori occupati da Israele nel '67 ma deve mettere fine anche alla colonizzazione interna che porta le comunità di immigrati che arrivano in Israele a un confronto permanente con i palestinesi. Questo deve condurre alla costruzione di uno stato palestinese indipendente e sovrano in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est.
Deve terminare la discriminazione culturale degli ebrei provenienti dai paesi arabi cercando l'integrazione in un Medio Oriente libero dalla dominazione imperialista.
Sul piano interno è necessario smantellare le strutture discriminatorie e gli effetti del colonialismo culturale che ha colpito la popolazione palestinese di Israele.

Questi principi qui riassunti sono anche parte del cammino verso la ricerca di un'uguaglianza sociale ed economica e verso la negazione di un sistema capitalista sfruttatore che rovina l'ambiente, calpesta i più deboli e fa di masse enormi esseri umani di cui si può fare a meno.
Questo implica una lotta contro il processo di privatizzazioni dominante in Israele senza che questo significi necessariamente la nazionalizzazione dei beni, tuttavia cercando una nuova socializzazione dei beni pubblici privatizzati, reale e democratica, creando beni sociali, con responsabilità sociale di tutti i settori, con controllo democratico, senza discriminazione fra i diversi settori della società rispetto alla nazionalità, all'origine etnica o a qualsiasi altro fattore.
Il movimento cerca un'uguaglianza civile reale e la massima partecipazione politica di tutti i settori per garantire il passaggio a una democrazia reale, all'opposto degli effetti del processo neo-liberista che porta all'alienazione generalizzata di intere collettività.
Taarabut-Hithabrut si propone di passare dalla colonizzazione che ha condotto agli insediamenti nei territori occupati nel '67 a un processo di pace reale e una riconciliazione storica che rende necessario conoscere e riconoscere il passato cercando di arrivare al superamento delle ingiustizie. Questo richiede impegni politici basati sul rispetto mutuo di ambedue i popoli e che gli accordi di pace diano risposte reali ai problemi e conducano alla fine vera dell'occupazione del '67. Hithabrut-Taarabut lancia un appello per l'eliminazione del militarismo imperante nella società civile e si manifesta in favore del femminismo. Al posto delle dottrine dominanti nel campo della sicurezza, il movimento chiama a garantire la sicurezza del posto di lavoro, i diritti sociali, la salute pubblica, i diritti dei salariati e degli altri.Utopico? Problematico? Sì. Debole? Sì e no. In questi giorni grigi, quando ancora ci stiamo leccando le ferite del post-sovietismo e della dominazione neo-liberista, dobbiamo tentare di tutto per reincontrarci con una vera politica che implichi il rinnovamento teorico e l'impegno nell'azione politica. Taarabut-Hitahabrut sembra oggi un appello giovane, agile, chiaro diretto verso il futuro. Un altro futuro.

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