La comunità ebraica in Iran

 COMUNITA' EBRAICA IRANIANA
Una notizia sorprendente viene da Europa. Siavush Randjabar-Daemi racconta come la comunità ebraica in Iran, costituita da 3.000 persone, viva nonostante tutto indisturbata, anche se con difficoltà economiche per la situazione del Paese. Non sono state molte le emigrazioni, nonostante gli incentivi da parte ebraica, e, assicura Randjabar, molti emigrati ebrei, residenti in Israele ma anche in America, tornano in visita in Iran, con documenti falsi e la connivenza delle autorità locali.Con la fanfara delle grandi occasioni, nel giorno di Natale Israele ha accolto quaranta ebrei iraniani che avevano abbandonato la loro terra ancestrale per iniziare una nuova vita nello stato ebraico. Dopo un iter complicato, il gruppo proveniente dall’Iran ha potuto abbracciare, davanti a decine di telecamere, familiari e amici che avevano effettuato analoga scelta anni o decenni prima. Nonostante gli obiettivi altisonanti dell’Agenzia ebraica per l’immigrazione, che spera di accogliere presto la totalità degli ebrei tuttora residenti in Iran, le modeste cifre dell’emigrazione ebraica dall’Iran verso Israele lasciano trasparire che dietro questo spostamento umano non c’è, come suggerito da alcuni funzionari dell’Agenzia, una crescita dell’anti-semitismo all’interno dell’avversario principale di Israele nell’area mediorientaleAlcuni nuovi arrivati così come rispettati analisti di origine iraniana di stanza a Tel Aviv, come Meir Javedanfar e Menashe Amir, sono concordi nel ritenere che, nonostante la foga della retorica “antisionista” della dirigenza di Teheran e sporadiche accuse di spionaggio a favore di Israele, comminate ad alcuni correligionari iraniani, la repubblica islamica non discrimini in maniera sistematica la sua sparuta comunità ebraica residente, che ha reagito in maniera furibonda all’avvenuta migrazione negando ogni coinvolgimento nel viaggio.Nonostante l’incessante emigrazione seguita all’avvento della Repubblica islamica nel 1979, circa trentamila ebrei risiedono tuttora in Iran, prevalentemente a Teheran e a Shiraz ed Esfahan, sedi di comunità israelitiche da decine di secoli. Gli israeliti persiani, stabilitisi in Iran durante la prima Diaspora, dispongono di decine di sinagoghe e un deputato in seno al parlamento iraniano.Le migrazioni ebraiche dall’Iran sembrano quindi seguire la logica di quelle della maggioranza musulmano- sciita del paese mediorientale.A causare l’esodo annuale di decine di migliaia di cittadini iraniani di ogni estrazione religiosa sono infatti le sempre più precarie condizioni economiche. L’inflazione e la disoccupazione alle stelle e soprattutto l’incapacità del mercato interno iraniano di assorbire la notevole mole di brillanti laureati delle numerose università iraniane ne favoriscono l’esodo ed essi trovano facilmente impiego presso le industrie terziarie o nei più illustri centri di ricerca occidentali. I quaranta ebrei sono, secondo il Jerusalem Post, appartenenti al ceto sociale mediobasso, quello più colpito dalla recessione economicaI circa duecento immigrati ebrei che hanno raggiunto Israele dall’Iran nel 2007 sembrano esser quindi stati motivati dal desiderio di ricongiungersi con stretti familiari - come gli iraniani sciiti hanno fatto andando verso megalopoli dotate di considerevoli comunità iraniane come Toronto o Los Angeles – sfruttando allo stesso tempo la «ricompensa» di alcune associazioni cristiane sioniste americane, che hanno promesso diecimila dollari a ogni ebreo iraniano che abbia scelto di effettuare l’Aliyah, o migrazione verso la «Terra promessa». Privi di una reale motivazione ideologica per rompere per sempre i ponti con il passato iraniano, i migranti ebrei persiani mantengono, secondo i media israeliani, i propri contatti con i correligionari rimasti.
Molti hanno inoltre scelto, in anni recenti, di compiere soggiorni frequenti in Iran, con la «complicità» del consolato iraniano a Istanbul. La sede diplomatica iraniana nella più grande città turca – il cui aeroporto è diventato snodo bi-direzionale del traffico umano tra l’Iran ed Israele – rilascia senza indugi eccessivi, rivela il Jerusalem Post alla fine del 2005, nuovi passaporti iraniani a israeliani di origini persiane.
Il quotidiano rivelò pure come molti migranti stabiliti in Israele nutrano forte nostalgia nei confronti di una patria adottiva, nella quale non si verificarono mai epurazioni paragonabili a quelle dell’Europa di fine Ottocento – prima metà del Novecento. Resosi conto dell’inscindibile legame tra l’Iran e i suoi connazionali di estrazione ebraica, il ministero degli esteri israeliano ha tuttora sorprendentemente escluso la Repubblica islamica dai paesi mediorientali interdetti ai suoi cittadini, che possono compiere un soggiorno a Teheran senza incappare nelle indagini che la magistratura dello stato ebraico è solita avviare per chi fosse stato a Beirut o Damasco pur usando un secondo passaporto, come capitato alla celebre blogger israelo-canadese Lisa Goldman.Ma il «ritorno» dell’emigrazione ebraica verso l’Iran non è limitato a Israele. Alcuni esponenti della comunità giudaica iraniana di Los Angeles – che ospita non meno di ottantamila ebrei persiani – hanno fatto ritorno, seppur per breve tempo, nella terra d’origine, portando a termine commoventi progetti, come nel caso di Shahram Farzin, che dal 2004 sta scattando fotografie, catalogandole sul sitowww.beheshtieh.comcom, delle migliaia di fotografie di lapidi ebraiche sparse all’interno di numerosi cimiteri e Teheran e altri grandi città iraniane, evidenziando così le radici profonde di un’antica comunità che ha sempre fatto parte del variegato tessuto sociale dell’Iran.da Europa 18 gennaio 2008

2MERCOLEDÌ 26 DICEMBRE 2007
 Morsathegh : gli ebrei in Iran non sono in pericolo  
Un alto esponente della Comunità ebraica iraniana ha affermato che gli ebrei residenti nella Repubblica islamica non sono in pericolo , definendo errate le informazioni date per l'aliyah dei 40 ebrei iranianiLa Comunità ebrea dell'Iran ( 25.000 ebrei) è protetta dalla costituzione del paese ,ha un deputato in Parlamentoo ed è la più grande del Medio Oriente musulmano. Le Sinagoghe e le scuole ebraiche funzionano regolarmente . Morsathegh ha specificato che a Teheran vi sono 20 sinagoghe , otto macellerie , cinque scuole, quattro organizzazioni giovanili e due ristoranti."Siamo una delle Comunità più antiche . Siamo liberi di esercitare la nostra religione. L' Anti-Semitismo è un fenomeno occidentale, ma gli ebrei non sono stati mai in pericolo in Iran .Siamo ebrei iraniani e siamo fieri della nostra nazionalità. La nostra nazionalità non è in vendita". Haaretzhttp://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/5367892.stmhttp://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/5367892.stm
Video sulla comunità ebraica in Iran a)Video b)http://www.rainews24.it/ran24/rainews24_2007/inchieste/ebrei/



3   Un funzionario dell'Agenzia ebraica: abbiamo offerto tutto il possibile e ne sono arrivati pochi 
 Un funzionario sorridendo amaramente ha detto, "abbiamo offerto agli ebrei iraniani tutto il possibile e ne sono arrivati pochi ." Il comunicato stampa ufficiale, naturalmente, ha raccontato una storia differente. "l'immigrazione dall'Iran è triplicata questo anno," il messaggio è statisticamente corretto, ma sarebbe più esatto dire che oltre 99 per cento degli ebrei persiani preferisce continuare a vivere sotto Mahmoud Ahmadineja. Abbastanza sorprendentemente:ci sono poche limitazioni reali sull'immigrazione dall'Iran e non è difficile raggiungere Israele attraverso paesi terzi, inoltre ognuno di loro riceve 10.000 dollari. Questo significa che una famiglia di sei persone può disporre di una somma considerevole per cominciare una nuova vita. Perché non vengono?Le risposte possono essere diverse .Gli ebrei iraniani appartengono alla classe media. Quelli che scelgono di venire hanno difficoltà a vendere le loro proprietà e , anche se ci riescono, la differenza della moneta diminuisce il valore del capitale e non garantisce, in Israele, lo stesso stile di vita che hanno in Iran . Certo la vita non è facile per un ebreo: le scuole ebree sono proibite così l'istruzione ebraica. Le donne sono sottoposte alle stesse severe regole delle donne musulmane e i militari di leva hanno incarichi umili ,ma noi dimentichiamo che questa è una delle Comunità ebraiche più antiche e gli ebrei iraniani sperano che la situazione politica cambi in meglio nei prossimi anni . Per chi vuole andarsene appare più invitante e meno pericolosa la Comunità iraniana di Los Angeles . Israele ha un problema di immagine non con il mondo, ma. a quanto pare, con gli ebrei del mondoHaaret
4   Ebrei Iraniani rifiutano l'offerta di 10.000 dollari per abbandonare l'Iran
Un'organizzazione ebrea iraniana ha rifiutato l'offerta di diecimila dollari per espatriare in Israele,specificando che la Comunità è rimasta fedele alla Repubblica islamica e che la loro "identità iraniana ebraica non è un prodotto che passa dalle mani di un commerciante ad un altro in cambio di soldi.". Gli ebrei iraniani da 50.000 sono rimasti in 20.000,hanno un loro rappresentante in Parlamento e costituiscono la maggiore Comunità esistente in MO dopo Israele
Articolo in lingua originaleIran's Jews spurn cash lure to emigrate to IsraelRobert Tait in TehranFriday July 13, 2007The Guardian Iran's Jews have given the country a loyalty pledge in the face of cashoffers aimed at encouraging them to move to Israel, the arch-enemy of itsIslamic rulers.The incentives - ranging from £5,000 a person to £30,000 for families -were offered from a special fund established by wealthy expatriate Jews inan effort to prompt a mass migration to Israel among Iran's 25,000-strongJewish community. The offers were made with Israel's official blessing andwere additional to the usual state packages it provides to Jews emigratingfrom the diaspora.However, the Society of Iranian Jews dismissed them as "immature politicalenticements" and said their national identity was not for sale."The identity of Iranian Jews is not tradable for any amount of money,"the society said in a statement. "Iranian Jews are among the most ancientIranians. Iran's Jews love their Iranian identity and their culture, sothreats and this immature political enticement will not achieve their aimof wiping out the identity of Iranian Jews."The Israeli newspaper Ma'ariv reported that the incentives had beendoubled after offers of £2,500 a head failed to attract any Iranian Jewsto leave for Israel.Iran's sole Jewish MP, Morris Motamed, said the offers were insulting andput the country's Jews under pressure to prove their loyalty. "It suggeststhe Iranian Jew can be encouraged to emigrate by money," he said. "Iran'sJews have always been free to emigrate and three-quarters of them did soafter the revolution but 70% of those went to America, not Israel."Iran's Jewish population has dwindled from about 80,000 at the time of the1979 Islamic revolution but remains the largest of any country in theMiddle East apart from Israel. Jews have lived in Iran since at least700BC.Hostility between Iran's government and Israel means Iranian Jews areoften subject to official mistrust and scrutiny.Iran's Jews spurn cash lure to emigrate to IsraelRobert Tait in TehranFriday July 13, 2007The Guardian
Giornalista israeliano partecipa a un dibattito della TV iraniana 
"L'accoglienza nello studio londinese della Tv iraniana ,è stata affascinante . Sono stato trattato molto bene e ho potuto parlare liberamente ,Ho apprezzato il fatto di poter partecipare alla trasmissione di una TV londinese patrocinata dal governo iraniano "ha dichiarato Ariel Margalit Israeli reporter on Iranian TV
5  Israel needn't become as repressive as Iran
6  Frammenti vocali in MO:Israele e Palestina: ebrei in Iran

7   Roger Cohen: Cosa voglionoi gli ebrei iraniani
L’Iran è una realtà complessa, fatta di numerose etnie e minoranze religiose, che hanno vissuto storie di convivenza accanto ad episodi di brutale repressione. La realtà degli ebrei iraniani, una comunità antichissima tuttora vitale in Iran, fra millenaria tolleranza ed ostilità recenti, viene raccontata da Roger Cohen, noto commentatore del New York TimesIn Piazza Palestina, dal lato opposto della moschea chiamata Al-Aqsa, vi è una sinagoga dove gli ebrei di questa antica città si riuniscono all’alba. Sopra l’ingresso vi è uno striscione che dice: “Congratulazioni per il 30° anniversario della Rivoluzione Islamica dalla comunità ebraica di Esfahan.”Gli ebrei dell’Iran si tolgono le scarpe, avvolgono cinghie di pelle attorno alle braccia per allacciare i filatteri e prendono posto. Presto il sinuoso mormorio delle preghiere ebraiche attraversa la sinagoga stipata, con i suoi deliziosi tappeti e le sue misere piante. Soleiman Sedighpoor, un vecchio commerciante con un negozio pieno di tesori, dirige la funzione dal podio sotto al lampadario.Ero stato a trovare Sedighpoor, un uomo di sessantun anni dagli occhi vivaci, il giorno precedente nel suo piccolo negozio polveroso. Mi aveva venduto, con un po’ di riluttanza, un braccialetto di madreperla ornato con miniature persiane. “Il padre compra, il figlio vende”, aveva borbottato prima di invitarmi alla funzione.Accettando, gli avevo chiesto cosa pensasse dei cori “morte a Israele” – “Marg Bar Esraeel”- che accompagnano la vita in Iran.“Lasciategli dire ‘morte a Israele’”, ha detto, “sono in questo negozio da 43 anni e non ho mai avuto un problema. Ho visitato i miei parenti in Israele, ma quando vedo cose come l’attacco a Gaza, anche io manifesto come un iraniano.”Il Medio Oriente è un quartiere scomodo per le minoranze, persone la cui stessa esistenza è un rimprovero alle definizioni contrapposte di identità nazionali e religiose. Eppure sono forse 25.000 gli ebrei che vivono in Iran, paese che ne ospita la comunità più grande, insieme alla Turchia, nel Medio Oriente musulmano. Ci sono più di una dozzina di sinagoghe a Teheran; qui a Esfahan una manciata di esse accoglie circa 1.200 ebrei, superstiti di una comunità antica più di 3.000 anni. Nel corso dei decenni, fra la nascita di Israele nel 1948 e la Rivoluzione Islamica nel 1979, il numero degli ebrei iraniani è diminuito di circa 100.000 persone. L’esodo è stato però molto meno completo rispetto a quello dai paesi arabi, dove risiedevano più di 800.000 ebrei al momento della nascita di Israele.In Algeria, Tunisia, Libia, Egitto e Iraq – paesi in cui vivevano più di 485.000 ebrei prima del 1948 – ne rimangono meno di 2.000. L’ebreo arabo è ormai scomparso. L’ebreo persiano se l’è passata meglio. Di sicuro, il ciclo di guerre (a quanto pare non ancora conclusosi) di Israele è avvenuto con gli arabi, non con i persiani, e ciò spiega alcune delle discrepanze.Eppure, c’è un mistero che ancora aleggia sugli ebrei d’Iran. È importante decidere cosa sia più significativo: le invettive di annientamento anti-israeliane, la negazione dell’Olocausto ed altre provocazioni iraniane – o la presenza di una comunità ebraica che vive, lavora e pratica la propria religione in relativa tranquillità.Forse ho una preferenza per i fatti rispetto alle parole, ma penso che la realtà della civiltà iraniana nei confronti degli ebrei ci dica di più sull’Iran – sulla sua raffinatezza e cultura – di quanto non lo faccia tutta la recente incendiaria retorica. Ciò potrebbe dipendere dal fatto che io sono un ebreo e non sono mai stato trattato con tanto calore come in Iran. O forse sono rimasto impressionato dal fatto che tutta la furia su Gaza, sbandierata ai quattro venti sui manifesti e sulla televisione iraniana, non è mai degenerata in insulti o violenze verso gli ebrei. O forse ancora, perché sono convinto che la caricatura da “folli Mullah” che viene fatta dell’Iran, ed il fatto di paragonare ogni eventuale compromesso con Teheran a quello di Monaco nel 1938 (che portò all’annessione alla Germania hitleriana dei Sudeti appartenenti alla Cecoslovacchia, nell’ambito della cosiddetta ‘politica di appeasment’, la politica condiscendente adottata da Francia e Germania nei confronti del regime nazista durante gli anni ’30 (N.d.T.) ) – una presa di posizione popolare nei circoli ebrei americani – siano fuorvianti e pericolosi.So bene che, se molti ebrei hanno lasciato l’Iran, ciò è avvenuto per una ragione. L’ostilità esiste. Le accuse di spionaggio a favore di Israele inventate contro un gruppo di ebrei di Shiraz nel 1999 hanno mostrato il lato peggiore del regime. Gli ebrei eleggono un rappresentate in parlamento, ma possono votare per un musulmano se preferiscono. Un musulmano, tuttavia, non può votare per un ebreo. Tra le minoranze, il trattamento riservato ai Bahai – sette dei quali sono stati recentemente arrestati con l’accusa di spionaggio per Israele – è brutale.Ho chiesto a Morris Motamed, che è stato membro ebreo del Majlis (il parlamento iraniano (N.d.T.)), se si sentisse usato – un collaborazionista iraniano. “No”, ha risposto. “In realtà avverto una profonda tolleranza, qui, nei confronti degli ebrei”. Mi ha detto che i cori di “morte a Israele” lo infastidiscono, ma poi ha continuato criticando “i due pesi e le due misure” che permettono ad Israele, al Pakistan e all’India di avere una bomba atomica, ma non all’Iran.Questo doppio standard non funziona più; il Medio Oriente è diventato troppo complesso. Le volgari filippiche anti-israeliane dell’Iran possono essere viste come una provocazione per far concentrare l’attenzione della gente sulle testate nucleari israeliane, sulla sua occupazione della Cisgiordania che si protrae da 41 anni, sul suo rifiuto di Hamas, sul suo continuo uso della forza. Il linguaggio iraniano può essere detestabile, ma ogni tentativo di pace in Medio Oriente – ed ogni coinvolgimento di Teheran – dovrà tenere presenti questi punti.Il complesso da “Zona Verde” – l’insistenza di basare la politica del Medio Oriente sulla costruzione di mondi immaginari – non ha portato da nessuna parte.Il realismo nei confronti dell’Iran dovrebbe tener conto dell’ecumenica Piazza Palestina a Esfahan. Alla sinagoga, Benhur Shemian, 22 anni, mi ha detto che Gaza dimostra che il governo israeliano è “criminale”, ma che comunque lui spera nella pace. Alla moschea di Al-Aqsa, Morteza Foroughi, 72 anni, ha indicato la sinagoga e ha detto: “loro hanno il loro profeta, noi abbiamo il nostro. E va bene così.”Roger Cohen è un noto commentatore del New York Times e dell’International Herald Tribune; in precedenza aveva lavorato come corrispondente estero per l’agenzia Reuters, e poi per il Wall Street JournalCosa vogliono gli ebrei iraniani



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