PALESTINA, IL “DRAMMATICO IMPATTO UMANITARIO” DEL MURO ISRAELIANO

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2 Palestina, il “drammatico impatto umanitario” del Muro israelianoIl Muro costruito da Israele all’interno della Cisgiordania “rientra in un regime generale di chiusura che limita i movimenti dei palestinesi, restringe il loro spazio, e contribuisce alla frammentazione della Cisgiordania”, e “ha avuto un impatto umanitario drammatico sui palestinesi". A dichiararlo è un responsabile dell'Ufficio Onu di coordinamento per gli affari umanitari (Ocha) intervenuto in occasione del quinto anniversario del pronunciamento della Corte internazionale di giustizia che giudicò illegale la barriera di sicurezza israeliana. I lavori di quella che Israele definisce una “barriera anti-terrorismo” sono iniziati nel 2002, ma finora ne è stato portato a compimento solo il 57 per cento. Una volta finito, il Muro misurerà 709 chilometri, di cui – afferma l’Onu – l’85 per cento realizzati in territorio palestinese e solo il 15 sulla “linea verde”, la demarcazione stabilita nel 1949 tra la Cisgiordania e lo Stato ebraico. In più, grazie alla barriera Israele incorporerà il 90 per cento delle colonie della Cisgiordania e "preziose risorse agricole e idriche". Come risultato la Cisgiordania palestinese sarà divisa in tre sezioni, mentre Gerusalemme Est - che per i palestinesi dovrà essere la capitale del loro futuro Stato - resterà tagliata fuori completamente. Il 9 luglio 2004 la Corte internazionale di giustizia su pronunciò in merito alla barriera israeliana, affermando che "la costruzione da parte di Israele, potenza occupante, di un muro in territorio palestinese occupato, in particolar modo all’interno e attorno a Gerusalemme-Est, è contrario alla legge internazionale", e ne chiese lo smantellamento. La sentenza ha ricevuto in un secondo momento il sostegno dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ma fino a oggi è stata ignorata dai governi israeliani. Per chieder l’implementazione di quella sentenza, sempre oggi è intervenuta l’ong Oxfam, che ha invocato il “trionfo della legalità”. Gli appunti dell’organizzazione sono contenuti in un rapporto intitolato Five Years of Illegality, che descrive la situazione delle 13 comunità palestinesi che più hanno risentito della costruzione del Muro e delle misure di sicurezza connesse. Tutto ciò – afferma Oxfam – comporta la distruzione di famiglie e la perdita di mezzi di sostentamento, e, soprattutto, determina "conseguenze ad ampio raggio dal punto di vista fisico e psicologico, compresi traumi e stati d’ansia nei bambini".

Al-Ghusun di Deir, otto chilometri di nord di Tul Karm, comprende circa 15.000 dunams. Di questi, 2.200 dunams sono situati fra il muro di separazione e la linea verde. Circa 300 famiglie possiedono lotti in questa zona. Durante l'anno circa 150 persone hanno bisogno dei permessi normali per raggiungere la loro proprietà , l'amministrazione civile assegna i permessi di entrata, a chi ha i campi al di là della recinzione ,soltanto ai proprietari terrieri ed ai loro parenti di primo-grado, non ai lavoratori agricoli dipendenti . Khaled Abdul Latif Khader, ha 61 anno. Non ha bambini per aiutarlo a coltivare i 12 dunams che appartengono a lui ed alla moglie e aveva sempre impiegato cinque operai per aiutarlo Ora è troppo doloroso vedere le olive verdi che non può selezionare , la terra asciutta che non può innaffiare , le erbacce.
.La trafila burocratica per avere il permesso è lunga ,a volte occorre un mese e la risposta, positiva e negativa, è scritta in ebraico
Il padre di Amar, Yasser
Ghanem, possiede 17 dunams di terra dall'altro lato della recinzione,il 21 settembre il suo permesso biennale è scaduto . Ha presentato una nuova richiesta Ha atteso ed atteso ed il permesso infine è arrivato il 17 ottobre. È valido dal 16 ottobre al 22 ottobre. Uno dei suoi parenti è morto il 18 ottobre e ha "sprecato" tre giorni per la veglia funebre e il funerale . Assurda la situazione di Husni Abdullah che ha ricevuto un permesso valido per due giorni per una proprietà di 34 dunams e non ha figli. Soltanto 10 degli abitanti dei villaggi non hanno ricevuto il permesso per "motivi di sicurezza."
Uno di loro è Jafar Abdul
Munim. Ha avuto un permesso biennale, valido fino al 4 novembre di questo anno. Ha dimenticato il permesso nella tasca dei suoi pantaloni, che sono stati successivamente lavati e, quando ha chiesto un nuovo pemesso, l'amministrazione civile gli ha improvvisamente risposto di non poterglielo rinnovare per "motivi di sicurezza"" Inutili le sue proteste e richieste di chiarimento" Così il raccolto di quest'anno, per il quale abbiamo lavorato così duramente,rischia di andare perso"
l consiglio di Al-Ghusun di Deir denuncia l'arbitrarietà della concessione dei permessi; terminata la raccolta delle olive, inizierà quella delle mandorle e la terra non può aspettare
Articolo (sintesi personale)

Sharif Omar Khaled,conosciuto come Abu Azzam, è soddisfatto :i suoi alberi per la prima volta producono frutti. E' orgoglioso del suo frutteto : i 14 dunams l'anno scorso hanno reso 47 tonnellate di frutta. Da due mesi egli ,però, vede i suoi 3.600 alberi da lontano a causa del muro che Israele ha edificato. Il numero degli agricoltori del villaggio (Jayyous ) è drasticamente dimininuito in in quanto la recenzione li ha separati dai campi .Ma non basta: per raggiungere le loro terre hanno necessità di un permesso che viene concesso sempre meno . Per tre anni, Abu Azzam ha ricevuto regolarmente il permesso,ma dal 23 giugno non gli è stato più rinnovato per motivi di sicurezza,così come ad altri 29 coltivatori.

Abu Azzam va all'estero tre o quattro volte l'all'anno. È stato in Svezia, in Gran-Bretagna, in India ed in Spagna,ha studiato per tre mesi a Pisa. Ma non può andare nel suoi frutteto. Eppure il suo rapporto con gli Israeliani non si è interrotto,partecipa con loro alle manifestazioni contro il muro . Centinaia di Israeliani ogni anno aiutano lui e gli altri palestinesi raccogliendo i frutti che nascono nel "territorio" israeliano." Non vogliono essere pagati -Abu Azzam afferma con ammirazione. -"desiderano semplicemente aiutarci . Nel mese di dicembre del 2004, i bulldozer dell'esercito hanno abbattuto diverse centinaia di oliveti , gli israeliani hanno piantato nuovi alberi .Hanno camminato parecchi chilometri a piedi,tra loro c'erano anziani.
Eravamo complessivamente circa 50 Palestinesi, 200 israeliani e 100 poliziotti e soldati. Era bello vedere gli israeliani lavorare con.noi " Abu Azzam è una piccola spina per Israele . Viaggia molto all'estero,spiega in convegni internazionali le conseguenze negative del muro
Questo anno febbraio, per esempio, ha partecipato ad una discussione all'università di Cambridge. " ero il solo Palestinese in una tribuna con circa 10 israeliani," dice. "mi hanno chiesto se i kamikaze possanofare parte di un processo di pace. Ho chiesto loro se gli attacchi con gli elicotteri Apache alle scuole possano fare parte di un processo di pace. Ci fu una discussione sgradevole." Queste osservazioni hanno determinato l'annullamento del permesso di Abu Azzam? È possibile.Ma c'è un altro motivo.
Un amico lo aveva avvertito dell'irritazione israeliana per i suoi contatti con la sinistra israeliana," .Abu Azzam è convinto che le autorità israeliane non vedano di buon occhio i rapporti fra gli israeliani ed i Palestinesi. Abu Azzam effettivamente è una minaccia di sicurezza? . Ha 65 anni, è un ex comunista e la distanza fra lui e Hamas è molto grande. È stato arrestato soltanto una volta, 20 anni fa, perchè rifiutava di evacuare una parte delle sue terre per la colonia di Tzofin. Uno dei suoi figli,tre anni fa, è stato in prigione . Un altro dei suoi figli ottiene sempre il permesso di andare ad Haifa per comperare la merce necessaria per l'azienda che dirige in Ramallah,ma non gli è stato rinnovato il permesso di andare a lavorare i campi del padre
Abu Azzam ha una spiegazione semplice per questo rifiuto persistente: "desiderano che noi dimentichiamo le nostre terre per farci emigrare da qui."

Articolo (sintesi personale)

5 Palestina : giuristi , territori occupati soffrono per leggi sicurezza israelian

Il muro d'Israele ha generato una grave situazione umanitaria ed occorre intervenire per evitare ulteriori esasperazioni. E' una delle raccomandazioni emerse dal rapporto di un eminente gruppo di giuristi internazionali che hanno concluso oggi la loro visita in Israele e nei territori palestinesi occupati.

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