Yehoshua: se la pace ci sfugge è colpa sua


. Lei sostiene che la pace e' vicina. Ma come giudica gli attentati delle ultime settimane e la decisione del governo di chiudere i territori? 

"Sono sempre stupito dal fatto che la rivolta palestinese in Cisgiordania e Gaza sia scoppiata cosi' tardi, solo vent' anni dopo l' inizio dell' occupazione. I palestinesi sono stati sin troppo pazienti. Se noi ebrei avessimo subito la stessa occupazione ci saremmo rivoltati immediatamente e con metodi ben piu' violenti. I palestinesi non avrebbero dovuto indugiare nella fantasia utopica di svegliarsi una mattina e scoprire la scomparsa di Israele. La situazione sarebbe oggi molto migliore per entrambi, e noi avremmo gia' reso da un pezzo i territori". Questo governo ha fatto del processo di pace il vero fulcro del proprio programma. Tuttavia i negoziati stentano a ripartire. 

Come lo spiega? 

"Dipende soprattutto dalla personalita' del nostro primo ministro. Rabin ha una mente che lavora troppo lentamente, non ha il dono del tempismo. Fu evidente nel 1967, quando era capo di stato maggiore e si rivelo' incapace di assumersi la responsabilita' della decisione che avrebbe condotto alla guerra. Fosse stato per lui l' attacco non ci sarebbe stato e probabilmente avremmo subito una catastrofe". 

Pero' e' stato proprio Rabin a volere l' espulsione di 415 palestinesi lo scorso dicembre. 

"Un errore tragico. L' espulsione non e' servita a nulla, anzi. E Rabin stesso lo ammette in privato. Da allora sono cresciute le operazioni terroristiche, si sono rafforzati i ranghi della Hamas, il processo di pace e' paralizzato. Paradossalmente io sono contento. Israele ha imparato una lezione importante: non esiste l' opzione delle deportazioni e tanto meno del trasferimento di massa della popolazione palestinese. Crolla uno dei miti dell' estrema destra. L' opposizione del governo libanese ad accogliere gli espulsi ci ha insegnato che non possiamo fare quello che ci pare".

 Non teme la Hamas e l' oltranzismo islamico? 

"Certo che i fanatismi mi fanno paura. Ma temo vengano strumentalizzati. Negli anni 70 i nostri politici dicevano che non si poteva negoziare con i palestinesi altrimenti saremmo stati tutti sovietizzati dall' Olp. Oggi viene criminalizzata la resistenza palestinese esaltando lo spettro della Hamas. Si dimentica, pero' , che questa e' cresciuta grazie alle simpatie dei nostri comandi militari che cercavano un polo alternativo all' Olp". 

Come giudica i recenti tentativi del governo di sostituire i lavoratori palestinesi dei territori con i disoccupati israeliani? "

La condizione dei lavoratori palestinesi, specie quelli della striscia di Gaza, e' orribile. Vivono peggio dei poveri che dormono sui marciapiedi di Calcutta. Perche' gli indiani la loro identita' almeno ce l' hanno. I palestinesi no, sono apolidi, alla merce' delle autorita' militari e spesso dei coloni. Per 26 anni abbiamo sfruttato il loro lavoro a basso prezzo. Contro i principi fondamentali del sionismo socialdemocratico e l' idea di costruire un sano popolo ebraico nella sua patria naturale, abbiamo bloccato l' economia delle zone occupate. Ora trovo vi sia una sorta di giustizia morale nel fatto che proprio i 3.000 coloni di Gaza, che complice lo Stato hanno rubato il 27% della terra di una regione dove sono ammassati quasi 800.000 arabi, siano i piu' colpiti dalla carenza di mano d' opera"

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