L'unico bimbo sicuro in MO: quello che non è nato


Daphna Baram :


l'unico bimbo sicuro in Mo: quello che non è mai nato
"Ho trentatrè anni, e sono felice di non essere madre. Vi assicuro che non sento l'orologio biologico ticchettare, i miei nervi saltano solo quando esplode una bomba. Le mie amiche madri vivono attaccate ai loro cellulari: "Dove sei? No, non puoi uscire. No, non mi importa se tutti gli altri bambini ci vanno". Quanto sono ingenui, i bambini, nel raccontare bugie: quale madre, in Israele, potrebbe credere che tutti i bambini vadano da qualche parte? Dove potrebbero andare? E dove li porteranno le loro paure? In molti paesi del mondo i bambini temono l'ignoto, l'irreale. Tu comprendi di vivere in una zona di guerra quando capisci che le piu' grandi paure dei bambini sono cose che essi conoscono molto bene. Due anni fa, quando ne aveva dieci, il mio fratello minore venne a casa da scuola, apri' la porta e senti' il familiare suono di un'esplosione provenire dalla strada che aveva appena lasciato. Seduto davanti alla tv, cinque minuti dopo, pote' vedere il suo compagno di scuola aggirarsi accecato dal sangue in quella stessa strada, piena di pezzi di corpi umani e di gente ferita. Il papa' di questo bambino, che aveva accompagnato a scuola anche mio fratello, e aveva mangiato la pizza con lui, e' stato ucciso davanti agli occhi del figlio. E poi il figlio e' morto. Mio fratello si rifiuto' di parlarne. "Oh, non eravamo veramente amici. Davvero, non lo conoscevo cosi' bene". La prossima persona che si fara' esplodere nel centro di una delle nostre strade affollate ha ora l'eta' di mio fratello. Sua madre non deve preoccuparsi di cosa gli accade nel tragitto per andare a scuola: non ci sono piu' scuole. Le abbiamo demolite quando abbiamo distrutto le infrastrutture dei territori dell'Autorita' palestinese. La sua sorellina e' morta quando i soldati hanno fatto esplodere la sua casa. E i nostri soldati hanno fatto esplodere la sua casa perché il suo fratello maggiore era una "persona ricercata". Fare a pezzi la casa e' stato un modo per trasformarlo da "persona ricercata" a "corpo non desiderato", ridotto in brandelli di carne, e circondato dalle sue vittime. Il futuro terrorista, che ora ha 12 anni, dorme in una tenda provvista dall'Onu. Di cosa deve avere paura? Non c'e' piu' nulla da temere. Il peggio e' gia' accaduto. Ma i bulldozer sono ancora in giro, a demolire le case dei suoi vicini. Ogni giorno, un altro po' di tende si uniscono al gruppo. Sua madre gli racconta di quando vennero deportati da Latrun nel 1967. Sua nonna gli dice che quello fu nulla, a paragone della deportazione da Jaffa nel 1948, in cui lei fu trascinata via con sua madre, neonata urlante, fra le braccia. La mia nonna, invece, rifugiata dalla Polonia nazista, questo non riesce a capirlo. Il fatto che i palestinesi parlino ancora di Jaffa, dice, è la prova che vogliono sterminarci. Ogni volta che qualcuno si fa esplodere nelle nostre città, mia nonna mi chiama e mi confida il suo piano segreto. "Sono vecchia, e non ho niente da perdere. Mi vestirò di stracci come le loro donne, e mi faro' esplodere nel centro di Nablus. Questo gli insegnerà la lezione. Gli mostrerò cosa si prova". Tento di dirle che sanno già cosa si prova, che il numero dei loro morti e' tre volte il nostro, ma mia nonna non mi sente, perché sta piangendo. "Non sono esseri umani, singhiozza, Che gente può fare una cosa simile ,uccidere bambini in questo modo?". Gente che abbiamo deumanizzato, vorrei rispondere, ma tengo la bocca chiusa, e penso al figlio che non voglio avere. Il figlio che non voglio avere non si sentirà mai colpevole per essere un occupante, né temerà di diventare una vittima. Non dovrò dirgli di non avere paura, quando la paura e' l'unico sentimento razionale che si può provare. Non dovrò insegnargli che il bambino palestinese e' un essere umano come lui, mentre tutto il resto delle persone intorno a lui gli dirà il contrario. Il bambino che non voglio avere continuerà a dormire, rannicchiato in un segreto angolo della mia mente. Il figlio che non avrò mai sarà l'unico bambino al sicuro, in Medio Oriente Capita che, vivendo a Londra, mi sembri d'essere a Gerusalemme, commenta oggi Daphna Baram sul "Guardian". Daphna è una nota giornalista israeliana, attivista pacifista che ha servito Tsahal - l'esercito di Israele - per due anni come insegnante. Ha 35 anni. Due anni fa ha scritto queste righe bellissime, e sconvolgenti.

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