Farian Sabahi Affonda la nave più grande della flotta. E brucia la raffineria
Una nave che affonda, una colonna di fumo nero su un mare color turchese. Sono queste le immagini in onda sulla tv di Stato iraniana. È così che gli iraniani sono venuti a sapere che la nave Kharg, la più grande della loro flotta (è lunga 207 metri), è affondata nel mare di Oman nei pressi del porto di Jask dopo un incendio durato parecchie ore. Da imputare a «un sistema della nave», l’incendio sarebbe scoppiato martedì verso le 11 ora locale (le 7:30 italiane) e la nave sarebbe affondata in acque iraniane, non lontano dalle acque internazionali, verso le 8:30 di mercoledì (le 5 italiane). 400 i marinai a bordo, subito evacuati. Nessuna vittima, solo ustioni leggere per una ventina di marinai.
Ventiquattro ore dopo, denso fumo e fiamme si alzano dal sud di Teheran dopo un’esplosione causata «da una fuoriuscita di gas liquido» nella più importante raffineria della Repubblica islamica. Mentre il nero oscura il cielo della capitale iraniana le immagini satellitari sul sito di maxar.com mostrano che la Makran, una petroliera in disuso riconvertita in nave di appoggio avanzata e varata a gennaio, sarebbe attualmente in navigazione verso il Venezuela con un carico di 7 missili lunghi 17 metri e mezzo di tipo Peykaap e imbarcazioni da combattimento come quelle usate dai pasdaran nel Golfo persico.
Ordinata da Muhammad Reza Shah Pahlavi (1941-79), il sovrano cacciato durante la Rivoluzione del 1979, sarebbe stata consegnata nel 1984 e dunque durante la guerra Iran-Iraq (1980-1988). In quegli anni, la strategia dell’Occidente in Medio Oriente era il «doppio contenimento»: gli Stati uniti e l’Europa (fatta eccezione per l’Irlanda) vendettero armi sia al dittatore iracheno Saddam Hussein sia all’ayatollah iraniano Khomeini. L’obiettivo era che si facessero la guerra, indebolendosi a vicenda, affinché non prendessero di mira Israele.
Ieri, la nave Kharg è affondata di fronte al porto iraniano di Jask, strategico per le autorità di Teheran. Che pochi giorni fa avevano infatti reso noto di aver terminato il progetto di oleodotto che giunge fin qui, permettendo di guadagnare qualche giorno di navigazione rispetto al porto di Kharg (da cui prende il nome la nave), nel Golfo persico, evitando di transitare dallo stretto di Hormuz, al centro di un braccio di ferro con gli Stati Uniti. Caricando l’oro nero nel porto di Jask, le petroliere iraniane riuscirebbero così a sfuggire al controllo delle navi da guerra statunitensi nel Golfo.
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L’unità più grande della flotta iraniana affonda dopo un incendio, la principale raffineria di Teheran brucia. Se fosse un paese normale non si parlerebbe di sabotaggi, ma c’è una guerra silenziosa in corso. Dal 2019 Israele e Repubblica islamica giocano una pericolosa battaglia navale.
Mentre si preparano le elezioni presidenziali con la destra più integralista quasi certa vincente.
Incidenti a catena e legittimi sospetti
La nave più grande della flotta militare iraniana, la Kharg, è affondata ieri dopo che un incendio scoppiato nella notte tra martedì e mercoledì aveva costretto i quattrocento uomini di equipaggio ad abbandonarla poco lontano dalla costa, vicino all’imboccatura dello Stretto di Hormuz. La Kharg -spiega Daniele Raineri sul Foglio- era usata per rifornire di carburante le altre navi militari dell’Iran, unità di addestramento e scorta per le petroliere iraniane nel Golfo.
24 ore dopo va fuoco la raffineria
Ventiquattro ore dopo, fumo e fiamme si alzano dal sud di Teheran dopo un’esplosione che dicono causata da una fuoriuscita di gas liquido, nella più importante raffineria della Repubblica islamica. «Mentre il nero oscura il cielo della capitale iraniana le immagini satellitari sul sito di ‘maxar.com’ mostrano la Makran, una petroliera riconvertita in nave di appoggio –scrive Farian Sabahi sul manifesto-, in navigazione verso il Venezuela con un carico di 7 missili lunghi 17 metri e mezzo di tipo Peykaap e imbarcazioni da combattimento come quelle usate dai pasdaran nel Golfo persico».
Puzza reale di bruciato
Due possibili spiegazioni, dell’ingenuo al malizioso. La prima è che la nave è stata l’ennesima vittima dell’obsolescenza delle forze militari dell’Iran. La Kharg aveva 45 anni mal curati. Malizia a doppio senso -problemi di casa o ‘manina’ esterna- e l’incendio a bordo della nave potrebbe essere l’ultimo di una serie, sospetta Raineri. «Martedì due piloti di caccia iraniani sono morti perché i sedili eiettabili del loro F-5 si sono azionati quando ancora l’aereo era dentro l’hangar. Nel maggio 2020 la fregata Jamaran lanciò un missile per errore contro la nave Konarak e uccise 19 marinai. Nel 2018 un’altra nave da guerra, la Damavand, affondò nel mar Caspio dopo essere andata alla deriva contro gli scogli».
Memoria di Farian Sabahi
«Dal 2019 la Repubblica islamica e lo Stato ebraico giocano una pericolosa battaglia navale». Sottolinea Farian Sabahi. «Ad aprile, per esempio, le autorità di Teheran avevano reso noto che la nave commerciale MV Saviz aveva subito danni nel Mar Rosso in seguito a un’esplosione di origine ‘non determinata’». Poi il New York Times scrive che il cargo era stato preso di mira dal Mossad dopo che l’Iran aveva colpito navi dello Stato ebraico.
Facile associazione di fatti, anche l’incendio a bordo della Kharg non un semplice guasto ma un sabotaggio, «probabilmente un colpo di coda del premier israeliano Netanyahu mentre lotta per non essere costretto a lasciare l’incarico», il sospetto politico.
Versione iraniana ufficiale
Secondo il portavoce regionale della Marina iraniana, la Kharg stava effettuando «una missione di addestramento e aveva a bordo circa 400 uomini di equipaggio e allievi ufficiali». Per il sito americano GlobalSecurity.org specializzato in questioni militari, si sarebbe trattato in realtà di una nave d’appoggio e portaelicotteri costruita nel Regno Unito.
La Kharg è affondata di fronte al porto iraniano di Jask, strategico per le autorità di Teheran. (https://it.sputniknews.com/20191006/iran-ecco-il-piano-per-esportare-il-petrolio-bypassando-lo-stretto-di-hormuz-8153020). Da pochi giorni era stato terminato l’oleodotto che evita lo stretto di Hormuz, consentendo alle petroliere iraniane di sfuggire al controllo delle navi da guerra statunitensi nel Golfo.
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