Anna Momigliano :Israele: perché la tensione tra laici e religiosi


Le immagini hanno fatto il giro del mondo: a Gerusalemme un gruppo di ultra-ortodossi si è riunito per protestare quella che definiscono come la “discriminazione da parte della maggioranza laica.” E, per rendere meglio l’idea di minoranza perseguitata, alcuni di loro hanno cucito sui propri vestiti una stella di stoffa gialla con la scritta “Jude” (”ebreo”, in tedesco): l’infame distintivo che gli ebrei del Terzo Reich erano costretti a indossare sotto il regime di Adolf Hitler. La scelta di questo simbolo ha colpito non solo per il pessimo gusto che caratterizza sempre le scelte di chi sfrutta l’immaginario nazista; ma anche perché a indossarla erano anche bambini piccoli (il che fa pensare che siano stati i loro genitori a strumentalizzarli) e perché una manifestazione del genere diventa doppiamente offensiva quando si svolge in Israele, dove ad oggi vivono moltissimi sopravvissuti dell’Olocausto, che quella stella gialla sono stati costretti a indossarla in gioventù.
La manifestazione di Gerusalemme, che si è svolta lo scorso sabato, è solo l’ultimo di una serie di episodi che dimostrano il clima sempre più avvelenato tra laici e religiosi che si respira in Israele e soprattutto a Gerusalemme. Pochi giorni prima una ragazzina di otto anni era stata insultata da un gruppo di ortodossi mentre attraversava il quartiere Mea Shearim, il più religioso della capitale: a quanto pare la bimba apparteneva a una comunità ortodossa moderata, e di conseguenza vestiva in maniera eccessivamente moderna per i gusti degli ortodossi più intransigenti, da cui gli insulti. La scorsa settimana, invece, una giovane soldatessa si era scontrata con alcuni ortodossi su un autobus, sempre a Gerusalemme, perché si era rifiutata di sedersi in fondo alla vettura, di modo da non contravvenire a una interpretazione assai retrograda della legge ebraica secondo cui donne e uomini non possono sedersi vicini.
Elencati così, semplicemente, i fatti descrivono una radicalizzazione da parte della comunità religiosa in Israele: e infatti questa è parte della storia, anche se, come spesso accade in Medio Oriente, le cose sono più complesse di come appaiono a prima vista. Infatti esiste anche il rovescio della medaglia: anche la comunità laica sta diventando sempre più intollerante nei confronti degli ebrei ortodossi. Basti pensare che esistono movimenti e partiti politici che hanno come unico obiettivo lo scontro contro i religiosi. Quando vivevo in Israele mi è capitato talvolta di sentire barzellette davvero sgradevoli contro gli ortodossi e ho potuto notare che la stampa israeliana andava giù pesantemente sulla comunità ortodossa ogni volta che qualcuno di loro si macchiava di un reato, facendo di tutta l’erba un fascio.
Ma in pratica, che cosa sta succedendo? Per farla breve, la società israeliana è molto frammentata e le sue componenti si stanno allontanando tra di loro sempre più. La separazione principale, va da sé, corre tra ebrei e arabi0 ma anche all’interno della comunità ebraica esistono fortissime differenze, politiche e religiose: da un lato ci sono i laici, concentrati soprattutto (ma non solo) a Tel Aviv; dall’altro ci sono gli ortodossi, concentrati soprattutto (ma non solo) a Gerusalemme e in alcune città squisitamente ortodosse, come Bnei Brak; infine ci sono i cosiddetti “nazional-religiosi,” che si riconoscono in un’ortodossia più moderna (per intenderci, vanno in giro vestiti all’occidentale) e in gran parte si riconoscono nel movimento delle colonie.
Ora, mettiamo subito in chiaro una cosa: gli episodi sgradevoli di questi giorni non hanno nulla a che vedere con questioni di politica estera o di sicurezza nazionale, le colonie non c’entrano, e le persone che hanno insultato la bambina di Mea Shearim e la soldatessa sull’autobus di Gerusalemme non hanno nulla a che vedere con il movimento dei coloni. A ben vedere, gli ortodossi duri e puri si interessano raramente di politica.
In compenso, nella comunità ortodossa (anzi: in alcuni segmenti particolarmente oltranzisti della comunità ortodossa) nell’ultimo decennio si è registrata una forte radicalizzazione. Per esempio, in alcuni autobus di Gerusalemme che attraversano settori molto religiosi della città vige una segregazione di fatto tra uomini e donne (in genere, gli uomini davanti e le donne dietro) onde evitare “contatti impuri.” Ora, una cosa del genere sarebbe stata inimmaginabile solo dieci anni fa. Che cosa è cambiato, allora? A mio parere, esistono due fattori che hanno contribuito a questa situazione: prima di tutto la segregazione della comunità ortodossa rispetto a quella laica, una repulsione reciproca che di fatto ha portato alla creazione di un piccolo “Stato nello Stato;”dall’altro lato l’esclusione degli ebrei più osservanti dalla crescita economica, relativa soprattutto all’hi-tech.
Infatti negli ultimi due decenni  Israele ha registrato un forte consolidamento del settore dell’alta tecnologia. Il problema è che questo settore riguarda soprattutto i laici, i nazional-religiosi e, in misura minore, gli arabi residenti nel Nord del Paese. Mentre gli ortodossi, che prediligono gli studi religiosi, sono esclusi dai successi scientifici di Israele.
Anna Momigliano è una caporedattrice di Studio, bimestrale di attualità culturale. Ha scritto reportage da Israele, Libano e altri Paesi mediorientali. Per Marsilio ha pubblicato Karma Kosher, giovani israeliani tra guerra, pace, politica e rock ‘n roll Potete seguirla su Twitter: @annamomi
  • Martedì 3 Gennaio 2012

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