Shlomo Avineri :Nessuno sta mettendo in discussione la legittimità di Israele


  Un ministro molto anziano, che non appartiene né al Likud  né al partito Yisrael Beiteinu, qualche tempo fa mi ha espresso la sua preoccupazione sull’eventualità che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite possa decidere di riconoscere uno Stato palestinese entro confini del giugno 1967. Tale decisione, mi ha detto, equivarrebbe a una delegittimazione di Israele.
Un tale uso acritico del termine “delegittimazione” è caratteristico della retorica politica di Israele, negli sforzi di ‘pubbliche relazioni’ del governo e nelle attività delle organizzazioni ebraiche all’estero, alcune delle quali hanno costituito gruppi di lavoro speciali sul tema: “guerra contro la  delegittimazione”.  Nonostante le migliori intenzioni, tutto questo danneggia Israele.
Non c’è dubbio che il sostegno delle Nazioni Unite alla creazione di uno Stato palestinese senza negoziati creerebbe un problema difficile per Israele. Ma una tale decisione non delegittimerebbe lo Stato di Israele, anzi, si potrebbe addirittura sostenere il contrario: riconoscere uno Stato palestinese entro confini del 1967 significherebbe anche riconoscere che i confini israeliani sono le linee del 1967. Questi confini comprendono Gerusalemme Ovest, riconoscendola così effettivamente come parte di Israele – cosa che neanche i migliori amici del Paese sono stati finora disposti a fare.
La verità è che nel mondo non si sta facendo alcuna mossa significativa per delegittimare Israele. Ci sono piccoli gruppi marginali, soprattutto tra gli accademici di estrema sinistra, fomentati in parte dalla propaganda araba, che gettano dubbi sul diritto stesso di Israele ad esistere. Ma nessun paese che mantiene relazioni diplomatiche con Israele ha mai messo in discussione la sua legittima esistenza, e la presenza di Israele alle Nazioni Unite è la prova migliore di ciò.Il governo israeliano ha trasformato la questione della delegittimazione – un problema limitato a spazi effimeri del discorso politico internazionale, seppur talvolta non privi di una certa vivacità – in un problema che non può non essere affrontato. Ha quindi concesso a una posizione marginale e di poca importanza uno status del tutto sproporzionato rispetto alle sue reali dimensioni.

Anche l’ammiraglio Eliezer Marom, il comandante della marina militare israeliana – che è un guerriero coraggioso, ma non esattamente un esperto di teoria politica o di diritto internazionale – ha lanciato l’allarme dicendo che l’ultima flottiglia che porta aiuti nella Striscia di Gaza avrebbe lo scopo di delegittimare Israele. Tutto ciò rievoca fin troppo quei cliché tipici della (fallita) propaganda sovietica, che presentava ogni critica all’Unione Sovietica come un attacco al diritto stesso dello Stato sovietico ad esistere. Tali affermazioni sono del tutto deliranti: le critiche al blocco navale di Gaza non costituiscono una delegittimazione di Israele.
Il motivo per cui le personalità della destra hanno interesse a gonfiare ogni critica ad Israele, elevandola al livello di una ‘delegittimazione’, è chiaro: la maggior parte delle critiche nei confronti di  Israele si riferiscono alla sua politica degli insediamenti, che è una pietra miliare del governo del primo ministro Benjamin Netanyahu, ma è ben lontana dall’essere accettata da tutto il panorama politico israeliano.
Dal momento che è difficile difendere questa politica all’estero, in parte perché già molto criticata all’interno, nulla potrebbe essere più conveniente per la destra che mobilitare, piuttosto, il consenso alla battaglia contro la delegittimazione. Ma questo sforzo è stupido, cinico e pericoloso per Israele, poiché in tal modo si conferisce legittimità al dibattito stesso che mette in dubbio il diritto dello Stato-nazione ebraico ad esistere.
L’attesa campagna alle Nazioni Unite deve essere gestita con onestà, tenendo conto che la maggior parte degli israeliani sarebbe d’accordo sul fatto che una soluzione di due Stati per due popoli può essere raggiunta solo attraverso i negoziati. Non c’è bisogno di essere trascinati nel regno della demagogia e della menzogna, o di intimidire i cittadini di Israele.
Israele viene criticata per il suo controllo sul territorio palestinese e la sua politica degli insediamenti, ed è proprio su questo che si discute, non sulla legittimità di Israele. Nessuno mette  seriamente in discussione quest’ultima.
Shlomo Avineri è un politologo israeliano; insegna all’Università Ebraica di Gerusalemme
(Traduzione di Alessia Bonanno)

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