di Gonul TolI cordiali rapporti tra Turchia e Iran: una breve storia


Gli anni ’90 del secolo scorso furono contrassegnati da rapporti ostili tra Iran e Turchia, come diretta conseguenza della convinzione dell’élite alla guida della politica estera turca che l’Iran stesse sostenendo il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e promuovendo una campagna per esportare la Rivoluzione islamica in Turchia.L’Iran era percepito come una minaccia esistenziale alla sopravvivenza dell’ideologia organizzatrice dello stato, il laicismo, e all’integrità territoriale del paese. Ad ogni modo, nel primo decennio del XXI secolo vi è stato un notevole ammorbidimento della politica estera turca nei confronti dell’Iran. Da quando è arrivato al potere nel 2002, il partito di governo “Giustizia e Sviluppo” (AKP) ha adottato un nuovo approccio politico che mira a minimizzare i problemi della Turchia con i paesi vicini, sviluppando relazioni politiche ed economiche per promuovere pace e stabilità nella regione. Sotto l’attuale governo, il commercio tra Turchia e Iran è aumentato più di sei volte, arrivando a toccare i 7,5 miliardi di dollari nel 2007.I rapporti bilaterali sono fioriti anche dal punto di vista politico. La Turchia sta avendo il ruolo di mediatore fra l’Iran e il gruppo dei 5+1 (i membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU più la Germania). Nel novembre 2009, funzionari iraniani e turchi ebbero colloqui in merito alla proposta di Mohamed El-Baradei, l’allora direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, di inviare in Turchia l’uranio iraniano in custodia temporanea. Verso la fine di dicembre, dopo che l’Iran aveva inizialmente dichiarato che avrebbe accettato uno scambio nucleare con l’Occidente solo sul proprio territorio, Manuchehr Mottaki, il ministro degli esteri iraniano, ha dichiarato che l’Iran sarebbe stato disponibile a scambiare materiale nucleare con l’Occidente in Turchia, come contro-offerta alla bozza di accordo delle Nazioni Unite.Il cambiamento nella politica estera turca è dovuto alla trasformazione politica in atto in Turchia, principalmente come conseguenza del processo di adesione all’Unione Europea. La Turchia ha attraversato un processo di democratizzazione, acceleratosi dopo il riconoscimento ufficiale del paese come candidato all’ingresso nell’Unione Europea nel 1999. Questo processo di riforma ha dato inizio a cambiamenti nelle priorità della sicurezza nazionale, e ad una transizione dalla tradizione burocratica e autoritaria degli anni ‘90 verso un processo decisionale civile e sociale.La politica estera della Turchia nei confronti dell’Iran negli anni ‘90 era direttamente legata a problemi di sicurezza che identificavano l’irredentismo curdo e l’islamismo politico come le maggiori minacce per il paese. I responsabili della politica estera turca accusavano l’Iran di sostenere i curdi separatisti ed i gruppi islamisti. Il processo di adesione all’Unione Europea, e di conseguenza i passi compiuti verso la democratizzazione a livello interno, hanno innescato un cambiamento di prospettiva in cui l’approccio securitario a questioni come quella dei diritti delle minoranze ha iniziato a passare in secondo piano. A partire dal 1999 si è discusso più apertamente dei diritti dei curdi, cosa che fino ad allora era percepita come una minaccia per lo stato. Nel 2009, il partito di governo ha annunciato una nuova iniziativa per dare più diritti e libertà ai cittadini curdi nel paese, segnalando così l’ulteriore cambiamento del clima politico turco.

La prospettiva di un ingresso nell’UE ha inoltre trasformato le relazioni fra i civili e l’esercito, dando ai primi il sopravvento in politica estera. Le riforme fatte dal 1999 hanno spostato l’equilibrio del potere all’interno del Consiglio per la Sicurezza Nazionale (MGK) a favore dei civili. A capo dell’MGK è stato nominato un segretario generale civile, e le forze armate turche sono state poste sotto il completo controllo giudiziario della Corte dei Conti. Questi cambiamenti hanno avviato un declino del ruolo dell’esercito nella tutela securitaria delle questioni politiche, aprendo la strada al restringimento della cerchia dei soggetti considerati “altri”, sia a livello interno che internazionale, e ridefinendo amici e nemici nella regione. All’interno di questa ridefinizione, l’Iran non rappresenta più una minaccia, ma viene considerato un importante partner regionale che deve essere coinvolto piuttosto che isolato.La rappresentazione dell’Iran nell’immaginario turco degli anni ‘90 era contaminata dalla tendenza a identificare tutti gli islamisti ed i curdi come “altri” nelle questioni di politica interna. Il processo di adesione all’UE e la democratizzazione che l’ha accompagnato, hanno modificato la concezione stabilita di sicurezza nazionale, ed il ruolo che l’Islam e le minoranze etniche ricoprono all’interno di essa. Mentre la Turchia si appresta a trovare un nuovo modus vivendi con i segmenti precedentemente esclusi del suo mosaico socio-politico, la sua politica estera è diventata meno difensiva, e perciò più sicura di sé. All’interno di questo nuovo paradigma di politica estera, le ostilità passate hanno lasciato spazio ad una partnership strategica, cambiando così lo scenario della regione. La Turchia di oggi non è più quella degli anni ‘90. Con la sua nuova visione di politica estera e le nuove amicizie che ha stretto nella regione nell’ultimo decennio, la Turchia ha un ruolo più cruciale che mai per gli interessi americani. Il riavvicinamento tra Turchia e Iran dovrebbe in effetti essere guardato da questo punto di vista – non come una minaccia, bensì come un’opportunità.

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