Archeologia senza domani a Gerusalemme?

Come di consueto accade in coincidenza delle festività ebraiche, il pubblico israeliano anche quest’anno è stato inondato di servizi su scoperte sorprendenti a Gerusalemme. Le si potrebbe congedare come una combinazione di relazioni di scavi rese pubbliche e del bisogno di articoli per riempire i giornali. Di fatto, purtroppo, si riscontra una preoccupante tendenza, che sta rendendo la ricerca archeologica a Gerusalemme superficiale e subordinata a interessi limitati nel tempo e nello spazio.All’unificazione della città nel 1967 seguì una fase in cui l’archeologia aveva una sua ufficialità ed era compresa in un programma ben definito. Sembrava che l’archeologia israeliana avesse trovato il giusto equilibrio tra il desiderio della scoperta, la conservazione delle antichità della città e il rispetto di quanto richiede una moderna ricerca scientifica. Il simbolo di questo equilibrio è stato identificato negli scavi condotti da Yigal Shiloh nella città di Davide.Ora questo equilibrio è stato sconvolto e la maggior parte delle ricerche archeologiche a Gerusalemme sta subendo pressioni da gruppi politici e da individui che puntano a “dimostrare” i diritti storici sulla città o a sgombrare un’area per costruirvi. Il risultato è un’archeologia sommaria, che soddisfa la fame del consumatore ma danneggia i beni archeologici che sono sotto la responsabilità di Israele.La migliore archeologia, quella praticata nei principali centri archeologici, è un’archeologia meditata, che richiede i suoi tempi e dà agli scavatori il tempo di approfondire ogni singola questione riguardante il sito e di analizzare i risultati conseguiti, perché gli specialisti siano in grado di restaurare e migliorare ciò che occorre. Ogni scavo è pianificato e ogni intervento distruttivo viene documentato, così chi distrugge si assume una grande responsabilità. L’archeologia più all’avanguardia, perciò, oltre che essere trasparente e aperta alla critica è concepita in un’atmosfera di apertura. Ora, nell’Israele del 2009, sta avvenendo il contrarioMolti degli scavi che interessano il “bacino sacro” di Gerusalemme risentono di un’archeologia frettolosa, che fa a meno del necessario approfondimento. Non è una fortuita coincidenza che i più noti archeologi dei principali istituti di questo paese non siano coinvolti in campagne di scavi a Gerusalemme.Questa archeologia è condotta sotto pressione ed è condizionata dai desideri di finanziatori che non sono studiosi; di solito sono organizzazioni religiose, ideologizzate o turistiche, talvolta appaltatori. Il lavoro è continuo, senza pause, per cui i ricercatori non hanno il tempo per comprendere a fondo le loro scoperte. Per fare un esempio, la maggior parte delle attività archeologiche dell’Israel Antiquities Authority riguardante il sistema idrico della città di Davide è stato affidato a due archeologi che non hanno ancora pubblicato una relazione seria di quegli scavi.Per diversi anni sono stati condotti lavori in alcuni tunnel scavati orizzontalmente, un modo di procedere contrario a qualsiasi metodo di scavo accettato. Nel corso degli scavi sono state accumulate tonnellate di terra che contenevano un considerevole numero di pezzi archeologici: è in corso un dispendioso progetto per setacciare il terreno che il Waqf sta trasportando fuori dall’area del Monte del Tempio. Non c’è una sorveglianza esterna per gli scavatori: l’Antiquities Authority effettua lo scavo e la supervisione.Nei pressi del Muro del pianto gli scavi, proseguiti per tre anni senza sosta, sono stati completati di recente. Per più di un anno sono stati condotti scavi in modo intensivo nei tunnel del Muro su richiesta della Western Wall Heritage Foundation, un’organizzazione non profit.SBF Taccuino - Archeologia senza domani a Gerusalemme?Giuseppe Caffulli Madgala, ritrovata la sinagoga dove pregò Gesù?

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