Parroco di Gaza: “Ci vogliono uccidere tutti lentamente”







Gaza (AsiaNews) – “Hanno deciso di ucciderci e lo stanno facendo lentamente, in modo indiretto, senza armi, ma togliendoci il cibo, le cure mediche; se le potenze internazionali non riescono a fermare le violenze di Israele su Gaza, chiediamo che almeno ci garantiscano una sepoltura da esseri umani”. E' la disperazione dei palestinesi nella Striscia di Gaza, da mesi sotto il blocco israeliano. Ad AsiaNews ne parla il parroco della Santa Famiglia a Gaza, p. Manawel Musallam. Il sacerdote cattolico conferma la drammatica situazione nella zona ritratta nel rapporto di otto Ong con sede in Gran Bretagna diffuso ieri. Il documento denuncia che il blocco della Striscia di Gaza ha generato la peggiore crisi umanitaria dall'inizio dell'occupazione israeliana nel 1967.“Non abbiamo cibo, mancano dottori e medicinali gli ospedali sono pieni di morti e le persone vengono curate per strada in condizioni disumane – riferisce il parroco – numerosissimi sono i mutilati, i bambini sono un terzo delle vittime degli ultimi attacchi israeliani (27 febbraio – 4 marzo); incalcolabili anche i traumi psicologici sui giovani: ci sono piccoli alunni a scuola che non riescono neppure più a studiare”.La scarsità di cibo, servizi sanitari in rovina e un sistema idrico e fognario vicino al collasso sono tutti parte della miseria che ogni giorno 1,5 milioni di palestinesi devono affrontare nella Striscia.Lo scorso giugno, quando Hamas ha preso il controllo della zona, Israele ha imposto restrizioni sulla circolazione di merci e persone congelando, di fatto, l'attività economica della Striscia. Ha inasprito il blocco a gennaio, limitando i rifornimenti di carburante e altre merci come risposta al lancio di razzi nel suo territorio da parte dei miliziani. I gruppi umanitari e gli esperti legali ritengono il blocco una violazione alla legge internazionale, in quanto costituisce una “punizione collettiva” per un intero popolo.
Il rapporto delle otto Ong - tra cui Amnesty International, Save The Children, Cafod, Care International e Christia Aid - parla di un territorio ostaggio dell'embargo, che ha peggiorato la povertà e la disoccupazione, reso inefficiente il sistema educativo e dipendenti dagli aiuti circa l'80% della popolazione. La disoccupazione è al 40%. Gli ospedali ogni giorno affrontano black out che durano dalle 8 alle 12 ore per le restrizioni israeliane alla fornitura di carburante ed elettricità. L'anno scorso circa il 18% dei pazienti che necessitano trattamenti di emergenza fuori dalla Striscia si sono visti rifiutare il permesso di partire.Le Ong esortano l'Unione europea a dialogare con il movimento integralista Hamas e chiedono la revoca del blocco.

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