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A New York, una campagna di Pamela Geller che non distingue tra Islam e Daish

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Di Roberta Papaleo il 22 settembre 2014 Di Salam Sharqi. Elaph (20/09/2014). Sintesi di Roberta Papaleo. Pamela Geller, controversa blogger e attivista statunitense, ha pagato 100.000 dollari per una campagna pubblicitaria sui trasporti pubblici di New York caratterizzata da messaggi e immagini anti-islamici, tra cui anche la foto di James Foley, il giornalista americano decapitato dai militanti Daish lo scorso agosto. La campagna comprende sei poster che appariranno non solo nelle principali fermate della metropolitana, ma anche su centinata di autobus urbani. Non è ancora chiara la posizione delle autorità americane nei confronti di questa campagna, il cui lacio è previsto per il prossimo 29 settembre, soprattutto a causa del fatto che una simile iniziativa era già stata promossa dalla Geller nel 2012, ma era stata bloccata per timori di un’ondata di violenza come risposta alle parole offensive contro l’Islam. Tuttavia, secondo

Mohammed Othman: Più di 3.000 bambini di Gaza feriti in guerra

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Più di 3.000 bambini di Gaza feriti in guerra  Autore Mohammed Othman Posted 19 set 2014 Translator (s) Cynthia Milano Sintesi personale  Khan Yunis, nella Striscia di Gaza - Si muove  all'interno dell' ospedale, il sorriso non lascia mai il suo volto. Il suo atteggiamento fanciullesco è evidenziato dai  suoi gesti spontanei. Quando si stanca, si riposa sul letto, vicino al fratello maggiore ,ferito durante lo stesso attacco aereo. Finalmente ritorna alla sua sedia a rotelle. Ibrahim Khattab, 9 anni , ha perso la gamba sinistra. Durante la  guerra  israeliana di 51 giorni nella  Striscia di Gaza ,  conclusa il 28 agosto, Ibrahim e suo fratello Wassim, che vivevano  a Deir al-Balah nel centro di Gaza, hanno lasciato la loro casa e sono stati feriti da un attacco aereo israeliano, Ibrahim  ha perso una gamba e Wassim ha riportato ferite gravi . Wassim, 15 anni , il più anziano è sempre stato appassionato di calcio, fino  a qu

Adnan Abu Amer : Se i colloqui falliscono, Hamas non tornerà alla guerra

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  Sintesi personale If talks fail, Hamas says it will not return to war - Al-Monitor: the Pulse of the Middle East www.al-monitor.com I negoziati israelo-palestinesi indiretti dovrebbero riprendere al Cairo il 23 settembre per discutere di un cessate il fuoco permanente con poche speranze di una svolta. Autore Adnan Abu Amer Posted 22 settembre 2014 Translator (s) Pascale el Khoury In un'intervista con Al-Monitor un funzionario egiziano  ha detto che i colloqui saranno difficili tra le due parti. La fonte  ha spiegato che le due parti HANNO POSIZIONI DISTANTI . La delegazione israeliana   chiederà il disarmo della Striscia di Gaza, mentre Hamas richiederà la costruzione di un porto di mare, il funzionamento dell'aeroporto e il rilascio dei prigionieri palestinesi in cambio della consegna dei corpi dei soldati israeliani. "La possibilità di operazioni militari in caso di fallimento dei prossimi negoziati tra le due parti n

La guerra all’ISIS di Danny Postel

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  La guerra all’ISIS Le voci siriane sono vistosamente assenti dal dibattito sull’ISIS e sull’intervento degli Stati Uniti, sia nei mezzi di informazione tradizionali che nella sfera della sinistra. Le autorità dell’ISIS e degli Stati Uniti occupano il centro della scena, lasciando fuori dalla discussione le prospettive degli attivisti e degli scrittori della società civile siriana. Anche se non è certo inaspettata, questa omissione è sconvolgente. Nel tentativo di riparare a questo squilibrio, ho chiesto a vari siriani – attivisti di lunga data e intellettuali di una varietà di contesti, compresi Curdi, Palestinesi e Cristiani assiri – che cosa pensano della crisi causata dall’ISIS e dell’intervento dell’Occidente. Ecco le loro risposte. Tre mostri Sono indeciso riguardo a un attacco occidentale contro l’ISIS. Da una parte mi piacerebbe vedere questa banda criminale cancellata dalla faccia della terra . L’ISIS è un’organizzazione criminale che ha ucciso mi

Richard Falk Dopo ‘Margine protettivo’: quale futuro per Palestina e Israele?

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Dopo ‘Margine protettivo’: quale futuro per Palestina e Israele? Di Richard Falk 22 settembre 2014 L’operazione militare israeliana di 50 giorni che ha ucciso 2.100 palestinesi, ne ha feriti 11.000 e ha indubbiamente traumatizzato l’intera popolazione di Gaza di 1.700.000 persone, ha ucciso anche 70 israeliani, 65 dei quali erano soldati. Questo recente violento sconto è finito senza una chiara vittoria per l’una o l’altra parte. Malgrado questo, Israele e Hamas stanno entrambi insistendo che è stata ottenuta la ‘vittoria’. Israele fa notare i risultati materiali, cioè i tunnel e i depositi di missili che sono stati distrutti, le uccisioni di obiettivi obiettivi presi di mira, e il complessivo indebolimento della capacità di Hamas di lanciare un attacco. Hamas, da parte sua, rivendica risultati politici, essendo diventata molto più forte politicamente e psicologicamente sia a Gaza che in Cisgiordania, rispetto all’inizio dei combattimenti, avendo rifiutato di cedere rigu

Tobia Zevi :Investire sulla convivenza

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  In Germania sfilano decine di migliaia di musulmani contro l’Isis e contro il terrorismo. A pochi giorni dalla grande manifestazione contro l’antisemitismo, una delle più grandi comunità islamiche d’Europa dà un segnale importante e mostra la forza della democrazia tedesca. Nei giorni scorsi le mobilitazioni sono continuate in altre capitali europee. Anche in Italia, a Milano, sono scesi in piazza alcuni rappresentanti dell’Islam italiano, contro la corruzione della loro religione. Sono semi di pace e convivenza fondamentali, possono germogliare o essere estirpati. Come ebrei, saremmo davvero miopi se non provassimo a investire su questo sforzo. Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi (23 settembre 2014) nvestire sulla convivenza

Vignetta araba: bombardamenti in Siria e incertezze occidentali

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Israele, migranti: Corte Suprema ordina chiusura centro-prigione Holot

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  Battuta di arresto per il governo Netanyahu che ha varato negli anni passati una dura politica di respingimento dei migranti africani provenienti da Sudan e Eritrea. Tel Aviv, 23 settembre 2014, Nena News – Con una decisione che costituisce un colpo alle politiche anti-migranti del governo del premier Benyamin Netanyahu, i giudici della Corte suprema israeliana hanno ordinato ieri  la chiusura  entro 90 giorni del Centro di accoglienza per migranti africani di Holot, nel Neghev, di fatto una prigione nel deserto sia pure con cancelli (semi) aperti. La sentenza ha accolto gli appelli di organizzazioni umanitarie locali e internazionali, tra le quali Human Rights Watch. I giudici hanno anche annullato un emendamento della legge sull’immigrazione che consente la reclusione fino a un anno per i clandestini in Israele. Il Centro di Holot era stato voluto con forza dal governo Netanyahu per placare le proteste degli israeliani che chiedono l’espulsione immedia